2007-09-05 11:22:18

Intervista con suor Ilia Mittone superiora generale delle Ancelle Missionarie del Santissimo Sacramento a termine del Capitolo generale


Le Suore Ancelle Missionarie del Santissimo Sacramento hanno appena tenuto il loro capitolo generale con la rielezione a superiora generale di suor Ilia Mittone. Fondate nel 1923 a Venezia da Madre Caterina Zecchini, il loro carisma è quello della collaborazione alla missione universale della Chiesa, animando il popolo di Dio alla conoscenza e all’amore per tutte le missioni, il tutto incentrato sull’Eucaristia. Ascoltiamo in proposito suor Ilia:

D. - Attualmente quante siete e dove siete presenti?

R. - Siamo quasi un centinaio, presenti in Italia, Colombia e Filippine. Ci sono inoltre giovani di Myanmar e Indonesia che nel nostro noviziato internazionale di Manila si stanno preparando a diventare Ancelle Missionarie. Concretizziamo il nostro carisma, offrendo il nostro servizio nelle Pontificie Opere Missionarie, negli Uffici e Centri Missionari, nelle parrocchie, nelle scuole materne, in attività di evangelizzazione e promozione umana.

D. - Da quanto ha detto la vostra presenza va dall'America Latina all’Asia: in che maniera incarnate il vostro carisma in questi contesti culturali così disparati?

R. - Certamente contesti e culture sono molto diversi, ma mi sembra di poter notare esigenze comuni, in particolare per quel che riguarda l’evangelizzazione e la promozione umana. Del resto, il nostro carisma è nato per la Chiesa universale. Come diceva la nostra Fondatrice, tutte le missioni, nessuna esclusa, avranno il sostegno della nostra preghiera, sacrificio e lavoro. Il nostro impegno è coinvolgere le Chiese locali dove siamo presenti e tutti i cristiani affinché si sentano parte attiva e responsabile della missione di tutta la Chiesa.

D. - Quali difficoltà incontrate oggi nell'annunciare il messaggio di Gesù Cristo non solo nei paesi di missione ma nella stessa Italia?

R. - In Italia già sappiamo quali sono le difficoltà più forti. Sono quelle che il Papa stesso evidenzia nel messaggio per la Giornata Missionaria Mondiale: la cultura secolarizzata, la crisi della famiglia, la diminuzione delle vocazioni e il progressivo invecchiamento anche della nostre comunità religiose. Nei paesi di missione la gente è più aperta, disponibile, ma gravano i problemi della povertà e ingiustizia sociale. Anche in questi paesi si comincia poi a notare la diffusione della mentalità consumistica, con le conseguenze che comporta. Il nostro tempo esige serenità e coraggio per accettare la realtà com’è senza critiche depressive e senza utopie, per amarla e salvarla, cogliendo il positivo e la ricchezza in essa presente. Siamo più che coscienti che alcune attività in Italia le dovremo lasciare, per raggiunti limiti di età e mancanza di personale. Questo però non ci impedirà di continuare, in forme diverse, soprattutto con la nostra testimonianza a promuovere lo spirito missionario tra il Popolo di Dio. Per gli altri luoghi dove siamo presenti, possiamo prevedere uno sviluppo e la possibilità di aprirci ad altri Paesi e attività secondo il nostro carisma.

D. - Agli inizi del terzo millennio il vostro Istituto cosa vuol dare alla Chiesa e al mondo?

R. - Uno dei compiti significativi per tutta la vita consacrata è quello di leggere i segni dei tempi, e aprire percorsi di santità per gli uomini e le donne del nostro tempo, promuovendo la vita in tutti i suoi aspetti. Per noi oggi, accettando la nostra piccolezza e nello stesso tempo aprendoci alle sfide, ciò significa proiettarsi nel futuro secondo la logica dei piccoli passi e delle priorità che ci siamo date nel Capitolo: condividere le ricchezze della nostra spiritualità e carisma con i laici , collaboratori e tutti i nostri destinatari, in particolare le Ancelle Missionarie Secolari e gli aderenti all’Ora di Preghiera Missionaria in Famiglia; crescere nella dimensione della interculturalità e internazionalità che richiedono coraggio sia per chi va come per chi viene, sostenute dal carisma, dalla mutua conoscenza e dal rispetto delle varie culture.

D. - Qualche episodio significativo della sua esperienza religiosa e missionaria?

R. - Più che un episodio, varie istantanee. L’incontro e la relazione con tante persone di diversi paesi, culture, confessioni cristiane e anche religioni, mi ha offerto la possibilità di crescere non solo nella conoscenza, ma soprattutto nella scoperta e nell’apprezzamento dei valori umani e spirituali presenti in ciascuno. Come non ricordare, soprattutto tra i più poveri, il senso della fede semplice, della fiducia in Dio nonostante tutto, dell’ospitalità cordiale, di chi condivide con te quel poco che ha (un pesce, qualche frutto…), la spontaneità dei bambini che sanno gioire con poco e ti insegnano che la speranza è sempre possibile. Come è successo ad altri, all’inizio della mia vita religiosa e missionaria sono partita con l’idea di fare qualcosa per Dio e per gli altri poi, con il passare degli anni, mi sono resa sempre più conto che quello che ho ricevuto è più di quello che ho dato.








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