Il cardinale Ruini esorta a rivedere la legge 194 sull'aborto adeguandola ai progressi
scientifici
In Italia hanno riacceso il dibattito politico le dichiarazioni del cardinale Camillo
Ruini, secondo cui sarebbe ''non solo lecita ma doverosa'' una ''interpretazione che
aggiorni e migliori la legge 194 ai progressi medico scientifici e non peggiori la
legge''. In Parlamento giacciono otto proposte che mirano a rivedere la normativa.
Ad esempio, l’Udc è intervenuto per introdurre il reato di procurato aborto e l'istituzione
di una commissione d'inchiesta che verifichi l'efficacia della legge sull'interruzione
di gravidanza in vigore dal 1978. Invece, settori laicisti mirano alla liberalizzazione
dell’aborto. Alessandro Guarasci ha intervistato Luca Volonté, capogruppo
dell’UDC alla Camera, e Wanda Ciaraldi responsabile del Dipartimento Bioetica
dell’UDEUR: D.
– Onorevole Volonté, bisogna rivedere la 194?
R.
– Certamente questa legge deve essere anzitutto attuata laddove non lo è stata per
circa 30 anni e poi - o attraverso la via amministrativa o attraverso una qualche
modifica legislativa – deve trovare una conciliazione con alcune innovazioni tecnico-scientifiche
che, purtroppo in aperta violazione della legge come vediamo dal San Camillo all’Ospedale
Buzzi di Milano, permettono ad alcuni medici irresponsabili di violare non solo la
legge, ma anche di compiere veri e propri infanticidi.
D.
– In sostanza a quali possibili modifiche lei pensa e, soprattutto, c’è bisogno di
rafforzare il ruolo di indirizzo dei consultori?
R.
– C’è bisogno di attivare in moltissime regioni i consultori che – come chiede la
legge – devono cercare di aiutare le donne a risolvere quei problemi che potrebbero
diventare causa di aborto. C’è, inoltre, da attuare quella parte straordinaria della
legge che obbliga le regioni e le amministrazioni pubbliche a togliere quei vincoli
di difficoltà economica che portano poi le donne all’aborto. L’antilingua dei maestri
del ’68 descrive la 194 come la legge per l’aborto, mentre quella legge si intitolata
esattamente in modo contrario e cioè a difesa della vita e della maternità.
D.
– Wanda Ciaraldi, c’è bisogno di modificare la 194 e in che forma?
R.
– Questa legge è stata fatta in base alle conoscenze di 30 anni fa, quando si considerava
che il neonato potesse avere la possibilità di sopravvivenza dopo le 24 settimane.
Oggi la scienza ci dice invece qualcosa di diverso: abbiamo dei casi in cui addirittura
alla 20esima settimana il neonato può avere la possibilità di sopravvivenza. Dunque
abbiamo una realtà diversa e la 194 andrebbe sicuramente modificata in questo senso.
D. – Ma, secondo lei, si può raggiungere in Parlamento
un accordo trasversale per intervenire su questi punti?
R.
– La Turco, qualche giorno fa, aveva accennato a questo aspetto e cioè di rivedere
la legge, non dicendo in che modo. Ora invece dichiara che la legge va bene così com’è.
Io la sollecito a riflettere su questo aspetto, perché non possiamo tenere conto dei
progressi scientifici solo per alcuni aspetti e non per altri.