I vescovi di Cambogia e Laos, in visita ad Limina, portano al Papa le sofferenze e
le speranze della minoranza cattolica dei due Paesi asiatici
I vescovi della Cambogia e del Laos hanno iniziato la loro visita ad Limina. Ieri
il primo gruppo di presuli ha incontrato a Castel Gandolfo il Papa. Le Chiese dei
due Paesi asiatici contano un numero esiguo di fedeli, che hanno saputo affrontare,
negli anni, con coraggio, prove durissime. In Cambogia e Laos, oltre il 90 per cento
della popolazione è buddista e solo da qualche anno le Chiese sono rappresentate da
un’unica Conferenza episcopale. Il servizio di Tiziana Campisi:
Radicata
da più di quattrocento anni, la Chiesa in Cambogia ha vissuto un periodo drammatico
fra gli anni '70 e '80. Il regime di Pol Pot aveva cercato di eliminarla distruggendo
anche diversi luoghi di culto. Solo nel ‘92, nel Paese, è stata riconosciuta la libertà
religiosa e oggi i rapporti della Chiesa con le autorità di Phnom Penh sono buoni.
Su 13 milioni di abitanti si contano circa 23 mila cattolici, che attraverso organizzazioni
non governative e, più recentemente, comunità parrocchiali, si sono impegnati nell’educazione,
nella sanità e nella cultura, portando avanti anche progetti sociali. Per rendere
più visibile la propria presenza, la Chiesa cambogiana ha affidato al Centro nazionale
per la Comunicazione sociale cattolica (CSC) la pubblicazione di periodici e la produzione
di video, cd e programmi radiofonici per i giovani. A contribuire all’immagine favorevole
di cui la Chiesa, oggi, gode nel Paese è stato Giovanni Paolo II, che nell’84, visitando
la Thailandia, si è recato in un campo profughi al confine con la Cambogia, lasciando
un vivo ricordo della solidarietà manifestata nei confronti dei rifugiati. Dal 2004
i vescovi della Cambogia hanno un proprio sito internet, all’indirizzo www.catholiccambodia.org
(in khmer, inglese, francese e spagnolo), dove è possibile conoscere le attività del
vicariato Phnom Penh e delle due prefetture apostoliche del Paese. Più difficile,
ancora oggi, invece, la vita della Chiesa nel Laos, dove il regime comunista ha espulso,
negli anni ‘70, tutti i missionari stranieri, requisito le chiese, e imprigionato
sacerdoti e vescovi. Qualche timida apertura si è avuta a partire dagli anni ‘90,
ma le restrizioni alle attività religiose rimangono forti. Nel Paese, su sei milioni
di abitanti, i cattolici sono circa 40 mila. La rinascita difficile della Chiesa si
deve al grande impegno dei laici, soprattutto nel campo della catechesi e nella promozione
umana. Nel Paese, tuttavia, non è consentito ad istituzioni cattoliche avere scuole
proprie, centri di formazione, ospedali. Da decenni, nel Laos, è particolarmente attiva
la missione degli Oblati di Maria Immacolata che recentemente hanno chiesto l’apertura
del processo di canonizzazione per un sacerdote e un catechista, vittime delle persecuzioni
degli anni ’60.