Al via oggi a Sibiu, in Romania, la Terza Assemblea ecumenica europea
I cristiani del vecchio continente si ritrovano da oggi fino a domenica nella città
romena di Sibiu per la Terza Assemblea ecumenica europea sul tema: “La luce di Cristo
illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa”. All’ importante evento,
che segue gli incontri di Basilea nel 1989 e Graz nel 1997, partecipano duemilacento
delegati cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti. Sei giorni di sessioni plenarie,
forum e momenti di preghiera comune per quella che si annuncia come la più grande
Assemblea ecumenica mai celebrata. Il servizio del nostro inviato Fabio Colagrande:
E’ partito
da Roma e si conclude in un Paese a maggioranza ortodossa, dopo essere passato per
Wittenberg, il pellegrinaggio ecumenico che ha preceduto la Terza Assemblea ecumenica
di Sibiu. Un percorso per ritrovare la radice cristologica delle diverse confessioni
nella convinzione che la comune conversione a Cristo sia la prima condizione per procedere
nel cammino dell’unità. All’inizio del terzo millennio i cristiani europei sono consapevoli
di essere chiamati a testimoniare insieme la loro fede in un contesto segnato da relativismo
e indifferenza, come ricordava Benedetto XVI nel gennaio 2006 incontrando la Commissione
preparatoria di Sibiu:
“Tocca a noi discepoli
di Cristo il compito di aiutare l'Europa a prendere coscienza di questa sua peculiare
responsabilità nel consesso dei popoli. Tuttavia la presenza di noi cristiani sarà
incisiva e illuminante solo se avremo il coraggio di percorrere con decisione la via
della riconciliazione e dell'unità”.
Sibiu, dunque,
come occasione per un passo avanti nella riconciliazione ma anche per cercare le vie
di una missione comune in un contesto secolarizzato. Un incontro con precise finalità.
Il pastore Luca Negro è il segretario per la comunicazione della Conferenza delle
Chiese Europee (KEK):
“Non si tratta di un ‘happening’
o semplicemente di un raduno; si tratta di un’assemblea di delegati. L’assemblea si
articola in nove forum che vanno appunto dalle tematiche più specificamente del dialogo
ecumenico fino alla nostra testimonianza in Europa e anche la nostra testimonianza
nel mondo, alle problematiche della globalizzazione ... Ciascuno di questi forum darà
anche delle raccomandazioni pratiche che poi saranno inviate alle Chiese, alle Conferenze
episcopali”.
Integrazione europea, dialogo interreligioso,
migrazioni, rispetto del Creato, giustizia e pace gli altri temi in agenda a Sibiu,
dove sono attesi tra l’altro il cardinal Kasper, il Patriarca Bartolomeo I, il Metropolita
Kyrill, il vescovo luterano Huber, ma anche personalità politiche come Barroso e Basescu.
E non è un caso che la Terza Assemblea ecumenica europea si svolga oggi in un Paese
dell’Est. Mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze
Episcopali d’Europa (CCEE):
“L’unificazione europea
avverrà soltanto quando riusciremo a mettere insieme queste due culture dell’Est e
dell’Ovest. Questo è un lavoro in cantiere e crediamo che Sibiu possa dare questo
grande contributo. D’altra parte, è una questione ecumenica: le Chiese dell’Occidente
hanno una chance, qui, di confrontarsi con la grande tradizione orientale. E siccome
abbiamo vissuto separati da un muro, adesso abbiamo l’occasione invece di conoscerci
più profondamente e di imparare soprattutto a dare una testimonianza comune del Vangelo”.
Sulle
attese di questa nuova tappa nel cammino ecumenico, Fabio Colagrande ha sentito
il parere del prof. Stefan Tobler, teologo evangelico svizzero, del Movimento
dei Focolari, docente al Dipartimento di Teologia evangelica di Sibiu:
R
– Nel cammino dell’ecumenismo viviamo una fase, dopo tanti successi e sviluppi, in
cui ogni Chiesa, ogni Confessione cristiana si ritira sulle proprie posizioni. Allora
l’importante è adesso che si faccia questa Assemblea. Il fatto che tutte le Chiese
storiche dell’Europa si riuniscano in un momento ufficiale, solenne e pubblico, è
un momento importante proprio perché non stiamo attraversando un momento felice dal
punto di vista ecumenico.
D – Dall’Assemblea di Graz
ad oggi quali sono stati i progressi ecumenici più importanti degli ultimi dieci anni?
R
– Senza dubbio è stato il documento ‘Charta Oecumenica’. Infatti dopo Graz si è deciso
di fare insieme un documento in cui si afferma che anche se nelle questioni teologiche
non è forse possibile fare progressi notevoli o che fanno colpo, bisogna valutare
tutto ciò che già esiste sul piano della collaborazione, tutte le possibilità che
abbiamo di ‘parlare con una sola voce’ . Da questo punto di vista la ‘Charta Oecumenica’
ha formulato in modo eccellente tutto ciò che si può fare insieme, che dobbiamo fare
insieme, per essere fedeli alla chiamata di Dio. Questa ‘Charta’ ha avuto molto successo
ed è stata accolta bene sul piano locale, regionale e nazionale in vari Paesi. Ha
dato degli stimoli per la collaborazione e su questa base, secondo me, si possono
fare ancora molti passi buoni.
D – In particolare
il mondo evangelico come guarda a questa Terza Assemblea ecumenica?
R
– Per essere sincero per noi evangelici il documento della Dottrina della Fede che
è stato pubblicato da Roma quest’estate non era molto felice. Ha ribadito che le Chiese
evangeliche non sono Chiese nel senso vero del termine, ma noi lo sapevamo già. Non
abbiamo capito perché ci fosse bisogno di un altro documento per ribadirlo e dunque
questo ha un po’ raffreddato il clima. Un altro punto che ha portato un po’ a una
certa sospensione ecumenica da parte delle Chiese evangeliche è il fatto che il ruolo
della donna nella Chiesa non è oggi troppo in evidenza. Tutti i grandi discorsi sono
fatti da uomini e questo non sembra alle Chiese evangeliche la via più felice per
le Chiese di oggi.
D – Lei vive ed insegna in Romania,
un Paese a maggioranza ortodossa. Qual è secondo lei, come osservatore ecumenico,
l’attesa che c’è nell’ortodossia per questo incontro?
R
– Nell’ortodossia ci sono due tendenze. La prima ha sospetti verso l’ecumenismo perché
teme il sincretismo. Ci sono però tanti altri che hanno fatto esperienze ecumeniche
forti e hanno un forte spirito ecumenico. In particolare in Romania, dove c'è una
Chiesa ortodossa molto aperta. Per loro, il fatto stesso che questa assemblea si faccia
qui è il segno che non si può tornare indietro. La speranza è che non succeda qualcosa
che dia ragione a quelli che hanno dei dubbi, ma che al contrario succeda davvero
quello che è scritto nel tema dell’Assemblea: la Luce di Cristo risplenda su tutto
il mondo. E se questo sarà il messaggio dell’Assemblea, dopo anche gli ortodossi
ecumenicamente aperti saranno più sostenuti e più forti.
D
– Affinché Sibiu abbia davvero importanza nella storia dell’ecumenismo, con quale
atteggiamento devono giungere in Romania da tutta Europa i vari delegati?
R
– Devono arrivare qui senza pensare di sapere già in partenza ciò che accadrà. Perché
questo vorrebbe dire non credere nell’azione dello Spirito Santo. Sapere sì, prepararsi
sì. Però essere sempre in ascolto di quello che lo Spirito vuole dire oggi. Allora
può succedere qualcosa di nuovo e di grande.
D –
L’ecumenismo di popolo può avere ancora un ruolo importante come a Graz, anche se
Sibiu è un’Assemblea riservata ai delegati?
R – Questo
rimane fondamentale. Senza un ecumenismo di popolo l’ecumenismo è morto. Per questo
sarà tanto più importante portare avanti tutte quelle iniziative che dopo Sibiu daranno
continuità all’ecumenismo. Questo lo facciamo e lo faremo qui in Romania dove c’è
un terreno molto fertile per questo ecumenismo di popolo, che però va portato avanti
con grande decisione, perché non va mai avanti da sé.