2007-09-04 15:20:41

Al via oggi a Sibiu, in Romania, la Terza Assemblea ecumenica europea


I cristiani del vecchio continente si ritrovano da oggi fino a domenica nella città romena di Sibiu per la Terza Assemblea ecumenica europea sul tema: “La luce di Cristo illumina tutti. Speranza di rinnovamento e unità in Europa”. All’ importante evento, che segue gli incontri di Basilea nel 1989 e Graz nel 1997, partecipano duemilacento delegati cattolici, ortodossi, anglicani e protestanti. Sei giorni di sessioni plenarie, forum e momenti di preghiera comune per quella che si annuncia come la più grande Assemblea ecumenica mai celebrata. Il servizio del nostro inviato Fabio Colagrande:RealAudioMP3


E’ partito da Roma e si conclude in un Paese a maggioranza ortodossa, dopo essere passato per Wittenberg, il pellegrinaggio ecumenico che ha preceduto la Terza Assemblea ecumenica di Sibiu. Un percorso per ritrovare la radice cristologica delle diverse confessioni nella convinzione che la comune conversione a Cristo sia la prima condizione per procedere nel cammino dell’unità. All’inizio del terzo millennio i cristiani europei sono consapevoli di essere chiamati a testimoniare insieme la loro fede in un contesto segnato da relativismo e indifferenza, come ricordava Benedetto XVI nel gennaio 2006 incontrando la Commissione preparatoria di Sibiu:

 
“Tocca a noi discepoli di Cristo il compito di aiutare l'Europa a prendere coscienza di questa sua peculiare responsabilità nel consesso dei popoli. Tuttavia la presenza di noi cristiani sarà incisiva e illuminante solo se avremo il coraggio di percorrere con decisione la via della riconciliazione e dell'unità”.

 
Sibiu, dunque, come occasione per un passo avanti nella riconciliazione ma anche per cercare le vie di una missione comune in un contesto secolarizzato. Un incontro con precise finalità. Il pastore Luca Negro è il segretario per la comunicazione della Conferenza delle Chiese Europee (KEK):

 
“Non si tratta di un ‘happening’ o semplicemente di un raduno; si tratta di un’assemblea di delegati. L’assemblea si articola in nove forum che vanno appunto dalle tematiche più specificamente del dialogo ecumenico fino alla nostra testimonianza in Europa e anche la nostra testimonianza nel mondo, alle problematiche della globalizzazione ... Ciascuno di questi forum darà anche delle raccomandazioni pratiche che poi saranno inviate alle Chiese, alle Conferenze episcopali”.

 
Integrazione europea, dialogo interreligioso, migrazioni, rispetto del Creato, giustizia e pace gli altri temi in agenda a Sibiu, dove sono attesi tra l’altro il cardinal Kasper, il Patriarca Bartolomeo I, il Metropolita Kyrill, il vescovo luterano Huber, ma anche personalità politiche come Barroso e Basescu. E non è un caso che la Terza Assemblea ecumenica europea si svolga oggi in un Paese dell’Est. Mons. Aldo Giordano, segretario generale del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE):

 
“L’unificazione europea avverrà soltanto quando riusciremo a mettere insieme queste due culture dell’Est e dell’Ovest. Questo è un lavoro in cantiere e crediamo che Sibiu possa dare questo grande contributo. D’altra parte, è una questione ecumenica: le Chiese dell’Occidente hanno una chance, qui, di confrontarsi con la grande tradizione orientale. E siccome abbiamo vissuto separati da un muro, adesso abbiamo l’occasione invece di conoscerci più profondamente e di imparare soprattutto a dare una testimonianza comune del Vangelo”.

 
Sulle attese di questa nuova tappa nel cammino ecumenico, Fabio Colagrande ha sentito il parere del prof. Stefan Tobler, teologo evangelico svizzero, del Movimento dei Focolari, docente al Dipartimento di Teologia evangelica di Sibiu:RealAudioMP3

 
R – Nel cammino dell’ecumenismo viviamo una fase, dopo tanti successi e sviluppi, in cui ogni Chiesa, ogni Confessione cristiana si ritira sulle proprie posizioni. Allora l’importante è adesso che si faccia questa Assemblea. Il fatto che tutte le Chiese storiche dell’Europa si riuniscano in un momento ufficiale, solenne e pubblico, è un momento importante proprio perché non stiamo attraversando un momento felice dal punto di vista ecumenico.

 
D – Dall’Assemblea di Graz ad oggi quali sono stati i progressi ecumenici più importanti degli ultimi dieci anni?

 
R – Senza dubbio è stato il documento ‘Charta Oecumenica’. Infatti dopo Graz si è deciso di fare insieme un documento in cui si afferma che anche se nelle questioni teologiche non è forse possibile fare progressi notevoli o che fanno colpo, bisogna valutare tutto ciò che già esiste sul piano della collaborazione, tutte le possibilità che abbiamo di ‘parlare con una sola voce’ . Da questo punto di vista la ‘Charta Oecumenica’ ha formulato in modo eccellente tutto ciò che si può fare insieme, che dobbiamo fare insieme, per essere fedeli alla chiamata di Dio. Questa ‘Charta’ ha avuto molto successo ed è stata accolta bene sul piano locale, regionale e nazionale in vari Paesi. Ha dato degli stimoli per la collaborazione e su questa base, secondo me, si possono fare ancora molti passi buoni.

 
D – In particolare il mondo evangelico come guarda a questa Terza Assemblea ecumenica?

 
R – Per essere sincero per noi evangelici il documento della Dottrina della Fede che è stato pubblicato da Roma quest’estate non era molto felice. Ha ribadito che le Chiese evangeliche non sono Chiese nel senso vero del termine, ma noi lo sapevamo già. Non abbiamo capito perché ci fosse bisogno di un altro documento per ribadirlo e dunque questo ha un po’ raffreddato il clima. Un altro punto che ha portato un po’ a una certa sospensione ecumenica da parte delle Chiese evangeliche è il fatto che il ruolo della donna nella Chiesa non è oggi troppo in evidenza. Tutti i grandi discorsi sono fatti da uomini e questo non sembra alle Chiese evangeliche la via più felice per le Chiese di oggi.

 
D – Lei vive ed insegna in Romania, un Paese a maggioranza ortodossa. Qual è secondo lei, come osservatore ecumenico, l’attesa che c’è nell’ortodossia per questo incontro?

 
R – Nell’ortodossia ci sono due tendenze. La prima ha sospetti verso l’ecumenismo perché teme il sincretismo. Ci sono però tanti altri che hanno fatto esperienze ecumeniche forti e hanno un forte spirito ecumenico. In particolare in Romania, dove c'è una Chiesa ortodossa molto aperta. Per loro, il fatto stesso che questa assemblea si faccia qui è il segno che non si può tornare indietro. La speranza è che non succeda qualcosa che dia ragione a quelli che hanno dei dubbi, ma che al contrario succeda davvero quello che è scritto nel tema dell’Assemblea: la Luce di Cristo risplenda su tutto il mondo. E se questo sarà il messaggio dell’Assemblea, dopo anche gli ortodossi ecumenicamente aperti saranno più sostenuti e più forti.

 
D – Affinché Sibiu abbia davvero importanza nella storia dell’ecumenismo, con quale atteggiamento devono giungere in Romania da tutta Europa i vari delegati?

 
R – Devono arrivare qui senza pensare di sapere già in partenza ciò che accadrà. Perché questo vorrebbe dire non credere nell’azione dello Spirito Santo. Sapere sì, prepararsi sì. Però essere sempre in ascolto di quello che lo Spirito vuole dire oggi. Allora può succedere qualcosa di nuovo e di grande.

 
D – L’ecumenismo di popolo può avere ancora un ruolo importante come a Graz, anche se Sibiu è un’Assemblea riservata ai delegati?

 
R – Questo rimane fondamentale. Senza un ecumenismo di popolo l’ecumenismo è morto. Per questo sarà tanto più importante portare avanti tutte quelle iniziative che dopo Sibiu daranno continuità all’ecumenismo. Questo lo facciamo e lo faremo qui in Romania dove c’è un terreno molto fertile per questo ecumenismo di popolo, che però va portato avanti con grande decisione, perché non va mai avanti da sé.







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