All’Angelus di ieri, Benedetto XVI ha sottolineato che la gioia e la coerenza non
sono in contrasto tra loro: così, ai nostri microfoni, l’arcivescovo di Lecce, Cosmo
Ruppi
“Il passaggio alla vita eterna è aperto a tutti, ma è stretto perché è esigente, richiede
impegno, abnegazione, mortificazione del proprio egoismo”: è quanto sottolineato da
Benedetto XVI, ieri all’Angelus a Castel Gandolfo. Il Papa ha poi aggiunto che sulla
via della Salvezza “non ci sono privilegiati”. Dunque, la porta per il Cielo è stretta,
ma allo stesso tempo aperta a tutti coloro che vogliono seguire Cristo e mettere in
pratica i suoi insegnamenti. Sulle parole del Papa, Alessandro Gisotti ha intervistato
l’arcivescovo di Lecce, Cosmo Francesco Ruppi:
R. -
La porta del Regno di Dio, cioè la Salvezza, è molto stretta ma è aperta a tutti.
Tutti sono chiamati alla Salvezza ma per potersi salvare bisogna essere coerenti nella
fede. Ecco, la porta non soltanto è stretta ma è anche bassa: bisogna assottigliare
la propria umanità, bisogna abbassare la propria superbia, altrimenti non si entra
nel Regno dei Cieli.
D. – Benedetto XVI ha avvertito
che “è sempre in agguato la tentazione di interpretare la pratica religiosa come fonte
di privilegi”. Dunque, non basta essere praticanti...
R.
– Non ci si salva soltanto con la pratica religiosa, ci si salva con la fede. La Salvezza
è un dono di Dio, bisogna meritarla attraverso la pratica, la coerenza della vita
ma bisogna anche rimettersi alla volontà del Signore. Soltanto se ci si abbandona
nelle braccia del Signore si salva la propria esistenza e si entra dalla porta stretta.
Il Signore ci guida. Il Signore non soltanto ci accompagna ma ci chiama e questo è
un problema molto importante, perché la gente di oggi, soprattutto i cristiani - anche
noi preti e noi vescovi – possiamo pensare che una volta che abbiamo compiuto bene
i nostri doveri ci salviamo ma non basta soltanto fare bene i propri doveri, bisogna
avere una grande fede e bisogna soprattutto abbandonarsi al Signore.
D.
– In un altro passaggio, all’Angelus di ieri, il Papa ha poi detto che non basta dichiararsi
amici di Cristo per esserlo davvero. Ecco, un nuovo richiamo a non far scadere il
cristianesimo ad una religione “fai da te”, dunque, ad essere coerenti...
R.
– Un invito quanto mai importante perchè oggi c’è la tendenza di immaginare che il
cristianesimo è fatto ad uso e consumo di ognuno di noi. Il cristianesimo è una verità,
è un dono: soltanto se si accetta questo dono che è la grazia di Dio, soltanto se
si accetta con coerenza di sposare quello che Cristo ha detto, di praticare quello
che Cristo ci ha insegnato, soltanto allora c’è la Salvezza. Non basta dire: “Io sono
amico di Dio, io vado a Messa”. Bisogna vivere la comunione con Cristo e vivere la
comunione con i fratelli.
D. – In definitiva, il
Santo Padre ci dice che la vera amicizia con Gesù si esprime nel modo di vivere. Come
testimoniare allora oggi la bellezza, la gioia della fede a chi è lontano dalla luce
di Cristo?
R. – Io sono veramente grato a questo
Papa perché continuamente parla della gioia di essere cristiani e c’è un’attesa meravigliosa
dei giovani che stanno partendo anche dalle nostre terre per andare a Loreto, perché
sono convinti che Benedetto XVI è un seminatore di gioia. La coerenza e la gioia non
sono in contrasto tra di loro e un cristiano che oggi vuol testimoniare la fede la
deve testimoniare con gioia e soprattutto con una vita di gioia. Dobbiamo essere contenti
di obbedire al Signore, dobbiamo essere contenti di mettere in pratica quello che
il Signore ci insegna perché vivendo con gioia la nostra fede si è testimoni. Coloro
che non credono, vedendo la nostra gioia e la nostra coerenza, cominciano a porsi
anche loro il problema della fede ed è importante questo, soprattutto per le giovani
generazioni. Quando testimoniamo ai nostri figli, ai nostri discepoli, ai giovani
che sono con noi, non soltanto di essere contenti di essere cristiani ma anche come
si è cristiani, allora si diventa veramente dei testimoni e i giovani di oggi sono
attratti da questa testimonianza di vita.