I vescovi del Guatemala dicono no alla depenalizzazione dell’aborto, in vista delle
presidenziali di settembre
“Certamente, fra tutti i delitti che l’uomo può mettere in atto contro la vita, l’aborto
provocato ha delle caratteristiche che lo rendono particolarmente grave. Ciò nonostante,
la percezione della gravità di questo delitto è andata scemando nella coscienza di
molti”: è quanto si legge in un ampio documento pubblicato dai vescovi del Guatemala,
dopo che, in vista delle presidenziali del 9 settembre, il tema dell’aborto è entrato
prepotentemente nel dibattito politico. Nella prima parte, la nota analizza a fondo
la “Guida tecnica e politiche per il sistema sanitario. Aborto senza rischio”, pubblicata
dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) nel 2003, che alcuni candidati hanno
proposto come “guida” per il futuro del Paese in materia di salute pubblica. Un documento
il cui scopo – scrivono i vescovi guatemaltechi – “è quello di promuovere, fra gli
Stati membri dell’OMS, la preparazione e l’equipaggiamento dei servizi sanitari per
garantire che gli aborti siano sicuri e accessibili”. Nella seconda parte, i vescovi
ribadiscono con forza gli insegnamenti della dottrina della Chiesa sulla questione,
riprendendo ampi stralci dell’Enciclica Evangelium Vitae di Giovanni Paolo II. L’episcopato
del Guatemala si dichiara molto “sorpreso” “dell’interesse che hanno manifestato alcuni
candidati alla presidenza e al Congresso, che oggi dichiarano di voler modificare
la Costituzione e, in particolare, il suo articolo n° 3”. “Lavoreremo ogni giorno
– affermano – per evitare che questo articolo venga soppresso o modificato, poiché
costituisce la base fondamentale in Guatemala per garantire il rispetto della vita
umana di colui che non è ancora nato. Oggi – continuano – il Paese non ha bisogno
di politiche imposte dall’alto per promuovere l’uso di contraccettivi fin dall’adolescenza
o per depenalizzare l’aborto, o addirittura incoraggiarlo, bensì di politiche serie,
non commerciali, basate su solidi principi morali cristiani, onde rispettare ogni
essere umano, senza stabilire differenze fra vita embrionale, fetale o adulta”. I
vescovi guatemaltechi concludono lanciando un appello alle autorità del Paese, “a
quelle che governano oggi e che governeranno domani, a non favorire nulla che metta
a repentaglio l’integrità fisica dei cittadini, specialmente dei più deboli, come
i non-nati, che non si possono difendere in nessun modo”. (L.B.)