2007-08-25 15:04:14

La crisi in Belgio: il vescovo di Namur invita il Paese all'unità


In Belgio si aggrava la crisi politica che si e' aperta dopo la rinuncia, giovedi' sera, del premier incaricato, il leader cristiano-democratico fiammingo Yves Leterme. Nei prossimi giorni, Re Alberto II dovrà individuare un politico che possa ricucire i contrasti tra i partiti fiamminghi e francofoni; intanto l’Europa esprime preoccupazione per questa crisi che rischia di accrescere le divisioni all'interno del Paese. Ce ne parla Marco Guerra.RealAudioMP3


In Belgio è completa paralisi politica dopo la rinuncia di Yves Leterme, il leader cristiano-democratico fiammingo che lo scorso 15 luglio era stato incaricato da Re Alberto II di condurre le trattative per formare un governo di centro-destra. Non sono quindi bastati i 40 giorni di estenuanti colloqui con i partiti fiamminghi e francofoni che formano l’eterogenea maggioranza uscita dalle urne. Adesso il sovrano è al lavoro per individuare un'altra personalità politica a cui affidare la formazione del nuovo esecutivo. Secondo la stampa nazionale la scelta ricadrà probabilmente su un francofono. Certo è che il nuovo premier incaricato dovrà superare lo stallo sulla spinosa questione della riforma costituzionale. Riforma fortemente sostenuta dalla compagine fiamminga che chiede maggiore autonomia per le tre regioni Belghe e in particolare per le Fiandre, ma vista con sospetto dalle formazioni francofone. E la crisi, che riflette le profonde divisioni all’ interno del Paese, preoccupa anche le istituzioni europee. Sulla vicenda è infatti intervenuto il presidente dell’Eurogruppo, nonché premier lussemburghese, Jean Claude Juncker, affermando che il Belgio “rischia di annientare la sua credibilità europea”.


Sull’attuale crisi politica, Armance Bourgois della nostra redazione francese, ha intervistato il vescovo di Namur, mons. André-Mutien Léonard, che – come lui stesso ha precisato – ci offre la sua opinione personale:RealAudioMP3


R. – Nous n’avons, évidemment, aucune position officielle de nature directement ...
Ovviamente, la nostra non è una posizione ufficiale di natura prettamente politica, perché non è compito nostro, interferire nei negoziati di carattere politico. E’ chiaro che noi ci auguriamo che il Paese possa uscire da questa impasse nel più breve tempo possibile e che si riesca a trovare una soluzione che possa, alla fine, onorare contemporaneamente l’essenziale unità del Paese, in un modo o nell’altro, e le rivendicazioni legittime delle diverse comunità che lo compongono. Sappiamo bene che si fa presto ad esprimere tale augurio, mentre non è altrettanto facile realizzarlo concretamente. Le nostre due comunità, infatti, si evolvono in direzioni diverse ...

 
D. – La Chiesa può svolgere un ruolo pacificatore nelle tensioni tra fiamminghi e valloni?

 
R. – L’Eglise du Belgique demeure jusqu’à aujourd’hui une, unie …
A tutt’oggi la Chiesa del Belgio è una e unita anche se – è vero ! – i problemi che si pongono in ambito ecclesiale non sono gli stessi al Nord e al Sud del Paese; ma questo non ci impedisce di avere una certa unità di punti di vista, di avere concertazioni ed incontri molto regolari. In realtà, vorremmo che la stessa cosa fosse possibile per il Paese. E’ ovvio che il Paese ha due componenti fondamentali che sono molto diverse tra loro; ciò nonostante, siamo “condannati” a dover trovare una forma di concertazione, perfino di unione interna in uno Stato federale. Non si riesce a pensare come il Belgio possa permettersi il lusso di dividersi in maniera radicale! All’estero, godiamo della fama di essere il popolo dei compromessi, al punto di parlare spesso di un “compromesso alla belga”. Mi rendo conto, però, che la crisi attuale è particolarmente seria!

 
D. – Quali sono i principali punti di incontro tra le due comunità?

 
R. – Nous avons des économies qui sont largement entrelacées, ...
Le nostre economie sono fortemente legate, quasi intrecciate, l’una nell’altra … non è proprio possibile che non lavoriamo insieme, anche se le nostre culture sono diverse. Sono ormai due secoli che viviamo insieme, nel medesimo Stato e che, malgrado le differenze, abbiamo anche delle sensibilità comuni al di là del limite della lingua, e questo merita di essere tenuto in conto. Ma capisco che il compito non è facile!







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