2007-08-23 14:43:36

L’arcivescovo Rylko, rientrato dal Kazakhstan: ho visto il coraggio della fede della piccola comunità cattolica di questo Paese a maggioranza islamica


L’arcivescovo Stanislao Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, è appena rientrato a Roma dal Kazakistan, dove ha partecipato al IX Incontro annuale dei giovani cattolici di cinque Paesi dell’Asia Centrale: Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Tagikistan e Kirghizistan. Tema dell’iniziativa, tenutasi nel Santuario mariano di Oziornoje, è stato: “Maria ci insegna ad amare”. Quattro giorni di preghiera e riflessione, cui hanno partecipato circa 500 giovani accompagnati da vescovi, sacerdoti e religiosi. Ma soprattutto, sono stati giorni di scambio di testimonianze di fede vissuta in condizioni non facili, come spiega, al microfono di Giovanni Peduto, lo stesso arcivescovo Rylko:RealAudioMP3


R. - Mi ha colpito la gioia e il coraggio della fede di questi giovani che, nonostante siano una esigua minoranza rispetto al “mare musulmano” che li circonda, dimostrano una forte e convinta identità cristiana, senz’altro un frutto prezioso dell’intenso impegno della Chiesa di quei Paesi a favore della pastorale dei giovani. Sempre di più i giovani scoprono Cristo come unica risposta ai loro quesiti circa il senso della vita, e la Chiesa come una vera famiglia. Ogni edizione di questo incontro costituisce un importante segno di speranza per tutta la Chiesa che vive in quelle terre.

 
D. - Quale impressione le ha fatto il contatto con la comunità ecclesiale cattolica che vive in Kazakistan?

 
R. – Durante il mio breve soggiorno in Kazakistan ho cercato anche di conoscere – nella misura del possibile – la vita della Chiesa in questo enorme Paese. E’ una delle ex-repubbliche dell’Unione Sovietica che vive con tutte le conseguenze – nel campo religioso – di un lungo periodo di persecuzioni nei confronti dei credenti. E’ una Chiesa che offre una particolare testimonianza di fede, e per questa fede, in un passato non tanto lontano, si è giunti a pagare un prezzo molto alto, fatto di prigione e a volte di vero e proprio martirio. Però, nonostante le crudeli persecuzioni, la fede non è scomparsa. E questo, grazie al coraggio di tanti laici, uomini e donne; grazie a quelle “babushke” – “nonnine” – che trasmettevano la fede ai propri nipoti e pronipoti; grazie al coraggio e allo zelo apostolico di sacerdoti che senza guardare il pericolo, hanno visitato clandestinamente i cattolici, battezzato catecumeni, celebrato la Messa nelle case, benedetto matrimoni.

 
D. – Come si presenta oggi la comunità cattolica in Kazakistan?

 
R. - Oggi la Chiesa in Kazakistan rinasce e si sviluppa. L’attuale sistema di governo assicura a tutte le confessioni religiose presenti nel Paese la necessaria libertà. Nella capitale Astana c’è la Nunziatura della Santa Sede, ed esiste un Concordato tra la Santa Sede e il Governo del Kazakistan. La Chiesa ha ormai una struttura consolidata nelle sue diocesi e parrocchie. Ho potuto così ammirare il grande lavoro pastorale svolto dai sacerdoti, dai religiosi e dalle religiose provenienti da vari Paesi. Mi ha colpito fortemente il loro zelo, la loro gioia di poter servire quella gente. Anche diversi movimenti ecclesiali e nuove comunità svolgono un notevole lavoro apostolico. Quella del Kazakistan è una Chiesa missionaria che con fiducia guarda il futuro.







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