"Salvare la vita anche se frutto di una violenza", così il card. Bertone sull'iniziativa
abortista di Amnesty
“Bisogna salvare la vita anche se è frutto di violenza”: così ha detto il cardinale
segretario di Stato Tarcisio Bertone, in una intervista rilasciata in esclusiva
alla nostra emittente, a margine del Meeting di Rimini, commentando la svolta di Amnesty
International che ha inserito tra i diritti umani l’aborto in caso di stupro. Il porporato
ha affrontato questo e altri temi, come la verità, argomento al centro del meeting,
l'azione di satana nel mondo e l'immagine della Chiesa, a volte deformata dai mass
media. L'intervista è stata realizzata da Luca Collodi:
D. –
Cardinale Bertone, è la prima volta che, come Segretario di Stato, inaugura il Meeting
di Rimini, ma non è la prima volta che lei partecipa al Meeting...
R.
– Sì, conoscevo il Meeting, lo conoscevo anche da vicino. Sono venuto due volte a
partecipare ai dibattiti, una volta anche ad un dibattito importante su Pio XII. Ho
sempre visto il popolo del Meeting numeroso, attento, curioso, come dicevo nell’omelia,
curioso di sapere, di sapere di più e di confrontarsi. Questa è la caratteristica
soprattutto delle migliaia e migliaia di giovani che frequentano ogni anno il Meeting.
Quest’anno sono venuto come segretario di Stato. Non sono stato invitato come Tarcisio
Bertone, ma in quanto segretario di Stato. D’accordo con il Santo Padre, naturalmente,
con un mandato del Santo Padre, sono venuto volentieri, anche perchè sappiamo bene
quanto il Santo Padre Benedetto XVI, il cardinale Ratzinger, abbia seguito da vicino
il Meeting. Ha mandato dei messaggi molto belli, il messaggio famoso sulla bellezza,
la pace e la verità. Quindi, ho portato il suo saluto, la sua vicinanza e il suo augurio
per il tema di quest’anno, che è un tema molto forte, un tema vincente, un tema che
è nel dna della natura dell’uomo: la ricerca della verità.
D.
– Come confrontarsi proprio nel ricercare la verità? Penso ad esempio a uomini di
fedi diverse...
R. – Intanto, ho citato anche nell’omelia
un’espressione molto bella di Giovanni Paolo II nell’enciclica “Fede e ragione”, dove
ha definito l’uomo “colui che cerca la verità”. E Sant’Agostino pone quella famosa
domanda: “Che cosa cerca più ardentemente l’uomo, se non la verità?” E’ nella natura
e nella vocazione profonda dell’uomo, di ogni uomo, di qualunque fede, di qualunque
razza, di qualunque estrazione piccola o grande, intellettuale o uomo popolare o contadino,
è nella sua natura la ricerca di una verità che lo arricchisca sempre di più e che
lo porti alle soglie dell’assoluto. Quindi, la ricerca non di una verità parziale,
fattuale, nemmeno solo di una verità scientifica. I grandi scienziati hanno superato
se stessi, i risultati delle loro grandi ricerche, e si sono aperti all’infinito.
Tanti grandi scienziati. Allora, il confronto è proprio su questa assolutezza della
verità, sul mettere insieme verità parziali che formino un mosaico sulla visione dell’uomo,
sulla visione della società e sulla visione del trascendente, dell’al di là. Quindi,
è possibile confrontarsi nella ricerca della verità e arrivare ad un assoluto. Ho
letto in questi giorni – faccio una piccola digressione – il diario di Celine, la
sorella di Santa Teresina di Gesù Bambino, che nel suo diario esalta la piccola via
dell’infanzia di Santa Teresina di Gesù Bambino. Celine ha trovato delle espressioni,
delle intuizioni di grandi filosofi cinesi di 3000 anni fa, che giungono al medesimo
risultato, che esaltano la piccola via dell’infanzia, che dicono che l’uomo più grande
è quello che ha un cuore di fanciullo. Allora, c’è una convergenza verso una verità
comune, condivisa, anche provenendo da estrazioni, da fedi, da esperienze, da civiltà
molto diverse.
D. – Prima il Papa all’Angelus durante
la festa della Madonna dell’Assunta, poi lei nell’omelia della Messa d’apertura del
Meeting, toccate il tema della lotta tra il bene e il male. Secondo lei, l’uomo di
oggi, la Chiesa, sono sotto attacco di Satana?
R.
– Il Maligno, colui che è chiamato Satana, che “seduce tutta la Terra abitata”, dice
la Sacra Scrittura, è all’opera incessantemente, purtroppo. L’uomo è sotto attacco
e deve difendersi. Sa che se vuole non soccombe all’attacco del Maligno, che la vittoria
viene da colui che è “il Vittorioso”, il “Risorto”. Abbiamo fatto il paragone tra
Geremia buttato nella cisterna e Gesù apparentemente sconfitto nel buio della tomba,
ma che è risorto vittorioso e che quindi ha vinto. Siamo sotto questo attacco continuo.
Non si può pensare che cessi in un momento della storia dell’umanità, fino alla fine
dei tempi, questo attacco del Maligno. E Gesù e la Madonna, l’Immacolata, sono il
segno di questa lotta, ma di questa vittoria possibile a tutti.
D.
– In questo periodo storico si può dire che l’attacco del Maligno sia più forte?
R.
– Certamente ci sono segni molto visibili, diffusi di questo attacco. Pensiamo alla
violenza che è così diffusa e che scoppia quasi improvvisamente e scoppia magari in
quelli che dovrebbero essere i santuari dell’amore: dentro la famiglia stessa, dentro
i forum della condivisione, della riconciliazione, dell’amicizia; la violenza che
esplode da parte delle religioni. Le religioni sono costitutivamente create per la
pace, perché guardano verso il medesimo Dio di tutti. Questi sono segni di attacchi
furiosi del Maligno in questo nostro tempo, cui dobbiamo contrapporre una fede forte,
la fede di colui che segue Cristo, autore e perfezionatore della fede, come ci ha
detto la Lettera agli Ebrei nella XX domenica dell’anno.
D.
– Qualuno vorrebbe ridurre la Chiesa ad un’Organizzazione non Governativa...
R.
– E’ assurdo. Basta vedere la storia della Chiesa, l’identità originale della Chiesa,
lo spessore istituzionale della Chiesa come soggetto di diritto internazionale e basta
vedere gli studi anche dei grandi internazionalisti. Ricordo uno studio molto bello
di Balladore Pallieri, un grande professore dell’Università Cattolica di Milano, degli
anni ’50. La Chiesa ha una consistenza giuridica tale che non può essere declassata
ad una semplice organizzazione non governativa.
D.
– Amnesty International, dall’altra parte, apre all’aborto come diritto umano per
quelle donne che abbiano subito uno stupro ...
R.
– Abbiamo sentito ripresentare in questi giorni questa posizione e abbiamo già ascoltato
il netto rifiuto da parte di uomini e donne di Chiesa e da parte anche di altri pensatori.
Non si può aggiungere ad omicidi altri omicidi, l’uccisione di altre persone. Anche
se sono persone all’inizio del cammino della vita, sono persone, sono soggetti umani,
con tutta la loro dignità di esseri umani. Bisogna certamente lottare contro la violenza
sulle donne, contro questa forma disumana di violenza che è lo stupro e lottare tutti,
e difendere la dignità delle donne, di qualsiasi donna. Ricordo le grandi encicliche,
i grandi messaggi, i documenti della Chiesa sulla dignità della donna. Vorrei citare
un bel documento che è passato sotto silenzio, il documento della Congregazione per
la Dottrina della fede, firmato dal cardinale Ratzinger e dal sottoscritto: “La collaborazione
dell’uomo e della donna nella Chiesa e nella società”. Bisogna salvare la vita, anche
se è frutto di una violenza. Non si può eliminare la vita come tale, anche se è frutto
di una violenza.
D. – La Chiesa fa del bene, lo
abbiamo appena detto. Molti missionari lo testimoniano anche con il sacrificio della
vita. Ma se noi sfogliamo qualsiasi giornale, italiano ed europeo, abbiamo un’immagine
dubbia della Chiesa, spesso legata a fatti di cronaca. Sono i giornalisti che non
capiscono la Chiesa o che altro?
R. – Certamente,
questo è un modo falsificante di presentare la Chiesa, come se si presentasse un frammento
oscurato nella grande Cappella Sistina restaurata, che è uno splendore e che ha riacquistato
i colori originali di Michelangelo, specialmente il grande affresco del Giudizio Universale.
Ci sono dei ritagli di affresco che hanno mantenuto il colore rovinato, viziato dalle
candele di secoli, dalle celebrazioni. Quindi, ci sono dei ritagli, dei rettangoli
oscuri. Se uno puntasse la telecamera per riprendere la Cappella Sistina su questo
angolo oscuro e non lo puntasse sullo splendore della Cappella Sistina, sarebbe una
falsificazione. Anche quella è Cappella Sistina, certamente, ma non è il grande capolavoro.
La Chiesa è un grande capolavoro di Dio e degli uomini e delle donne di Chiesa, dei
giovani, di milioni di uomini e donne di Chiesa, nel passato della sua storia gloriosa
e nell’attualità di un volume immenso di bene che la Chiesa produce in ogni parte
del mondo. Ed io devo dire che nella esperienza che ho come segretario di Stato, ricevo
presidenti, capi di governo di tutti gli Stati, anche non a maggioranza cristiana,
Stati musulmani che riconoscono il bene che fa la Chiesa, il volume di carità sociale
che svolge la Chiesa in ogni nazione. Allora, dico che questo modo di presentare la
Chiesa, di chiunque sia, o qualunque sia l’intenzione o la colpa, è un modo mistificatore,
non presenta la vera Chiesa, la vera Chiesa cattolica, la vera Chiesa di Cristo.
D.
– Secondo lei questo comportamento è casuale o forse c’è un disegno preciso ?
R.
– In qualche momento sembra ci sia un disegno, perché ad esempio, mentre ero negli
Stati Uniti, mi hanno informato che per una settimana sui giornali italiani è comparso
un istituto educativo, che ha una grande tradizione, per un fatto che è tutto da accertare,
che è in mano alla magistratura, e appariva come un istituto dove si commettono chissà
quali nefandezze. Questa è una falsificazione. Per una settimana, sui giornali o al
telegiornale, vedere sempre la facciata di questo istituto è veramente vergognoso
e mistificante. E’ da condannare assolutamente.
D.
– Tra qualche giorno si recherà in Perù, colpito da un fortissimo terremoto. Porterà
la testimonianza del Papa e l’aiuto concreto della Santa Sede?
R.
– Esatto. Avevo già previsto e programmato questo viaggio per incontrare il popolo
cattolico peruviano, la Conferenza episcopale, le autorità politiche e civili, per
inaugurare il Congresso eucaristico nazionale e concludere con la solennità di Santa
Rosa da Lima, proprio il 30 agosto. Adesso andrò, naturalmente modificando il programma,
a portare la vicinanza spirituale, la solidarietà e la carità del Papa e della Chiesa
per queste popolazioni colpite e andrò a portare anche il senso di amicizia tra due
popoli, il popolo italiano e il popolo peruviano. Ma è importante che, come ha detto
il Papa, nel telegramma subito inviato, tutte le istituzioni internazionali, le Chiese
locali si siano mobilitate per venire incontro a queste popolazioni colpite per la
ricostruzione e per dare a questo bel Paese, storico Paese, Paese dell’America Latina,
dei segnali di solidarietà e di sostegno.
D. – Eminenza,
un anno fa la guerra in Libano: resta per la Chiesa la preoccupazione per i cristiani
di Terra Santa?
R. – Una delle preoccupazioni brucianti
della Chiesa, del Santo Padre, quest’anno e adesso, è proprio il problema delle comunità
cristiane del Medio Oriente. Il problema del Libano è un problema centrale, ma pensiamo
anche al problema della Terra Santa come tale, in Israele e nella Striscia di Gaza
tra i palestinesi. Pensiamo anche alla situazione dei cristiani in Iraq, alle minacce
che subiscono i cristiani. Dobbiamo tutti impegnarci perché sia data a tutti una patria
sicura e un luogo sicuro di convivenza, di sussistenza, un luogo dove si possa vivere
nell’amicizia e nella condivisione, come si è fatto per secoli e secoli, per esempio
in Iraq.
“Siamo in presenza
di una strategia di fondo contro la vita, bisogna smascherare le posizioni ideologiche
di chi considera l’aborto una soluzione”. Così Olimpia Tarzia, vicepresidente nazionale
della Conferenza Italiana dei consultori familiari commenta la decisione di Amnesty
International di considerare un diritto umano l’aborto in caso di stupro. L’intervista
è di Massimiliano Menichetti:
R.
– E’ una decisione gravissima, c’è un diritto alla vita che va messo al primo posto.
Ma anche tutelare la donna, perché il problema di fondo è che il diritto all’aborto
non esiste; esiste il diritto alla vita di un nuovo essere umano, esiste il diritto
della donna ad essere tutelata dall’aborto, ad essere protetta, ad evitarle l’aborto,
perché il dramma vero dell’aborto riguarda non solo il bambino che ovviamente non
nascerà, ma riguarda anche la donna. Chi oggi ancora, nonostante tutta la letteratura
internazionale sulle conseguenze che l’aborto ha sulla donna a livello psichico, a
livello di progetto di vita, chi le nega ancora o è in malafede, quindi ideologicamente
guidato, oppure non conosce nulla dell’essenza della donna.
D.
– Amnesty sostiene di non essere per l’aborto come diritto, ma per i diritti umani
delle donne: un po’ l’opposto di quello che sta dicendo lei ...
R.
– La situazione di uno stupro è sicuramente drammatica, è sicuramente per una donna
sconvolgente, non va minimizzato, questo. Ma la soluzione a questo non può essere
un ulteriore violenza. Perché l’aborto è un crimine, è un omicidio, perché si uccide
una vita umana, ma è anche una violenza estrema nei confronti della donna. Non è mai
una soluzione! Noi l’abbiamo visto anche nelle nostre realtà in Italia, nei Centri
di aiuto alla vita: di fronte ad una violenza, le situazioni che si sono risolte con
l’aborto non hanno fatto che aggravare la situazione della donna, diminuendo in lei
ancora di più la stima di sé, il senso della vita, la speranza ... mentre nelle situazioni
in cui si è riusciti ad accompagnarla – naturalmente, aiutandola in tutti i modi:
psicologicamente, concretamente – a superare questo momento, facendole capire che
comunque il bambino aveva diritto a nascere perché non aveva nessuna colpa, quando
la mamma è riuscita a superare questo, quel bambino è stato motivo di vita, è stato
motivo di speranza, è stato il motivo che l’ha aiutata a superare il trauma della
violenza.
D. – Per tutelare la donna, dunque, bisogna
andare alla radice della violenza e lavorare sulla prevenzione...
R.
– Esattamente, perché si cerca la via più semplice! In fondo, dare alla donna la possibilità
di abortire è anche un modo di deresponsabilizzarsi: come istituzioni, come governi
... ma è un modo per lasciare la donna sola e dire: “Risolviti il problema da sola”.
Invece, qui il problema è a monte, è un problema di prevenzione alla violenza ...
E naturalmente, è molto più impegnativo, molto più gravoso e che si cerca di evitare.
Perché poi, tra l’altro, questo tipo di violenza resta lo stesso: non è che abortendo
diminuiscono le possibilità di incesto o di violenza. Resteranno! E si aggiungerà
un crimine ad un altro crimine. Quindi, questa non può assolutamente essere una soluzione.
Io credo che noi dobbiamo porre una reazione forte; vanno smascherate le posizioni
ideologiche di chi continua a considerare l’aborto una soluzione. Non conosce veramente
la profonda alleanza della donna con la vita, il vissuto della donna nei confronti
di una nuova vita che sta nascendo.