2007-08-20 09:00:58

"Salvare la vita anche se frutto di una violenza", così il card. Bertone sull'iniziativa abortista di Amnesty


“Bisogna salvare la vita anche se è frutto di violenza”: così ha detto il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, in una intervista rilasciata in esclusiva alla nostra emittente, a margine del Meeting di Rimini, commentando la svolta di Amnesty International che ha inserito tra i diritti umani l’aborto in caso di stupro. Il porporato ha affrontato questo e altri temi, come la verità, argomento al centro del meeting, l'azione di satana nel mondo e l'immagine della Chiesa, a volte deformata dai mass media. L'intervista è stata realizzata da Luca Collodi:RealAudioMP3


D. – Cardinale Bertone, è la prima volta che, come Segretario di Stato, inaugura il Meeting di Rimini, ma non è la prima volta che lei partecipa al Meeting...

 
R. – Sì, conoscevo il Meeting, lo conoscevo anche da vicino. Sono venuto due volte a partecipare ai dibattiti, una volta anche ad un dibattito importante su Pio XII. Ho sempre visto il popolo del Meeting numeroso, attento, curioso, come dicevo nell’omelia, curioso di sapere, di sapere di più e di confrontarsi. Questa è la caratteristica soprattutto delle migliaia e migliaia di giovani che frequentano ogni anno il Meeting. Quest’anno sono venuto come segretario di Stato. Non sono stato invitato come Tarcisio Bertone, ma in quanto segretario di Stato. D’accordo con il Santo Padre, naturalmente, con un mandato del Santo Padre, sono venuto volentieri, anche perchè sappiamo bene quanto il Santo Padre Benedetto XVI, il cardinale Ratzinger, abbia seguito da vicino il Meeting. Ha mandato dei messaggi molto belli, il messaggio famoso sulla bellezza, la pace e la verità. Quindi, ho portato il suo saluto, la sua vicinanza e il suo augurio per il tema di quest’anno, che è un tema molto forte, un tema vincente, un tema che è nel dna della natura dell’uomo: la ricerca della verità.

 
D. – Come confrontarsi proprio nel ricercare la verità? Penso ad esempio a uomini di fedi diverse...

 
R. – Intanto, ho citato anche nell’omelia un’espressione molto bella di Giovanni Paolo II nell’enciclica “Fede e ragione”, dove ha definito l’uomo “colui che cerca la verità”. E Sant’Agostino pone quella famosa domanda: “Che cosa cerca più ardentemente l’uomo, se non la verità?” E’ nella natura e nella vocazione profonda dell’uomo, di ogni uomo, di qualunque fede, di qualunque razza, di qualunque estrazione piccola o grande, intellettuale o uomo popolare o contadino, è nella sua natura la ricerca di una verità che lo arricchisca sempre di più e che lo porti alle soglie dell’assoluto. Quindi, la ricerca non di una verità parziale, fattuale, nemmeno solo di una verità scientifica. I grandi scienziati hanno superato se stessi, i risultati delle loro grandi ricerche, e si sono aperti all’infinito. Tanti grandi scienziati. Allora, il confronto è proprio su questa assolutezza della verità, sul mettere insieme verità parziali che formino un mosaico sulla visione dell’uomo, sulla visione della società e sulla visione del trascendente, dell’al di là. Quindi, è possibile confrontarsi nella ricerca della verità e arrivare ad un assoluto. Ho letto in questi giorni – faccio una piccola digressione – il diario di Celine, la sorella di Santa Teresina di Gesù Bambino, che nel suo diario esalta la piccola via dell’infanzia di Santa Teresina di Gesù Bambino. Celine ha trovato delle espressioni, delle intuizioni di grandi filosofi cinesi di 3000 anni fa, che giungono al medesimo risultato, che esaltano la piccola via dell’infanzia, che dicono che l’uomo più grande è quello che ha un cuore di fanciullo. Allora, c’è una convergenza verso una verità comune, condivisa, anche provenendo da estrazioni, da fedi, da esperienze, da civiltà molto diverse.

 
D. – Prima il Papa all’Angelus durante la festa della Madonna dell’Assunta, poi lei nell’omelia della Messa d’apertura del Meeting, toccate il tema della lotta tra il bene e il male. Secondo lei, l’uomo di oggi, la Chiesa, sono sotto attacco di Satana?

 
R. – Il Maligno, colui che è chiamato Satana, che “seduce tutta la Terra abitata”, dice la Sacra Scrittura, è all’opera incessantemente, purtroppo. L’uomo è sotto attacco e deve difendersi. Sa che se vuole non soccombe all’attacco del Maligno, che la vittoria viene da colui che è “il Vittorioso”, il “Risorto”. Abbiamo fatto il paragone tra Geremia buttato nella cisterna e Gesù apparentemente sconfitto nel buio della tomba, ma che è risorto vittorioso e che quindi ha vinto. Siamo sotto questo attacco continuo. Non si può pensare che cessi in un momento della storia dell’umanità, fino alla fine dei tempi, questo attacco del Maligno. E Gesù e la Madonna, l’Immacolata, sono il segno di questa lotta, ma di questa vittoria possibile a tutti.

 
D. – In questo periodo storico si può dire che l’attacco del Maligno sia più forte?

 
R. – Certamente ci sono segni molto visibili, diffusi di questo attacco. Pensiamo alla violenza che è così diffusa e che scoppia quasi improvvisamente e scoppia magari in quelli che dovrebbero essere i santuari dell’amore: dentro la famiglia stessa, dentro i forum della condivisione, della riconciliazione, dell’amicizia; la violenza che esplode da parte delle religioni. Le religioni sono costitutivamente create per la pace, perché guardano verso il medesimo Dio di tutti. Questi sono segni di attacchi furiosi del Maligno in questo nostro tempo, cui dobbiamo contrapporre una fede forte, la fede di colui che segue Cristo, autore e perfezionatore della fede, come ci ha detto la Lettera agli Ebrei nella XX domenica dell’anno.

 
D. – Qualuno vorrebbe ridurre la Chiesa ad un’Organizzazione non Governativa...

 
R. – E’ assurdo. Basta vedere la storia della Chiesa, l’identità originale della Chiesa, lo spessore istituzionale della Chiesa come soggetto di diritto internazionale e basta vedere gli studi anche dei grandi internazionalisti. Ricordo uno studio molto bello di Balladore Pallieri, un grande professore dell’Università Cattolica di Milano, degli anni ’50. La Chiesa ha una consistenza giuridica tale che non può essere declassata ad una semplice organizzazione non governativa.

 
D. – Amnesty International, dall’altra parte, apre all’aborto come diritto umano per quelle donne che abbiano subito uno stupro ...

 
R. – Abbiamo sentito ripresentare in questi giorni questa posizione e abbiamo già ascoltato il netto rifiuto da parte di uomini e donne di Chiesa e da parte anche di altri pensatori. Non si può aggiungere ad omicidi altri omicidi, l’uccisione di altre persone. Anche se sono persone all’inizio del cammino della vita, sono persone, sono soggetti umani, con tutta la loro dignità di esseri umani. Bisogna certamente lottare contro la violenza sulle donne, contro questa forma disumana di violenza che è lo stupro e lottare tutti, e difendere la dignità delle donne, di qualsiasi donna. Ricordo le grandi encicliche, i grandi messaggi, i documenti della Chiesa sulla dignità della donna. Vorrei citare un bel documento che è passato sotto silenzio, il documento della Congregazione per la Dottrina della fede, firmato dal cardinale Ratzinger e dal sottoscritto: “La collaborazione dell’uomo e della donna nella Chiesa e nella società”. Bisogna salvare la vita, anche se è frutto di una violenza. Non si può eliminare la vita come tale, anche se è frutto di una violenza.

 
D. – La Chiesa fa del bene, lo abbiamo appena detto. Molti missionari lo testimoniano anche con il sacrificio della vita. Ma se noi sfogliamo qualsiasi giornale, italiano ed europeo, abbiamo un’immagine dubbia della Chiesa, spesso legata a fatti di cronaca. Sono i giornalisti che non capiscono la Chiesa o che altro?

 
R. – Certamente, questo è un modo falsificante di presentare la Chiesa, come se si presentasse un frammento oscurato nella grande Cappella Sistina restaurata, che è uno splendore e che ha riacquistato i colori originali di Michelangelo, specialmente il grande affresco del Giudizio Universale. Ci sono dei ritagli di affresco che hanno mantenuto il colore rovinato, viziato dalle candele di secoli, dalle celebrazioni. Quindi, ci sono dei ritagli, dei rettangoli oscuri. Se uno puntasse la telecamera per riprendere la Cappella Sistina su questo angolo oscuro e non lo puntasse sullo splendore della Cappella Sistina, sarebbe una falsificazione. Anche quella è Cappella Sistina, certamente, ma non è il grande capolavoro. La Chiesa è un grande capolavoro di Dio e degli uomini e delle donne di Chiesa, dei giovani, di milioni di uomini e donne di Chiesa, nel passato della sua storia gloriosa e nell’attualità di un volume immenso di bene che la Chiesa produce in ogni parte del mondo. Ed io devo dire che nella esperienza che ho come segretario di Stato, ricevo presidenti, capi di governo di tutti gli Stati, anche non a maggioranza cristiana, Stati musulmani che riconoscono il bene che fa la Chiesa, il volume di carità sociale che svolge la Chiesa in ogni nazione. Allora, dico che questo modo di presentare la Chiesa, di chiunque sia, o qualunque sia l’intenzione o la colpa, è un modo mistificatore, non presenta la vera Chiesa, la vera Chiesa cattolica, la vera Chiesa di Cristo.

 
D. – Secondo lei questo comportamento è casuale o forse c’è un disegno preciso ?

 
R. – In qualche momento sembra ci sia un disegno, perché ad esempio, mentre ero negli Stati Uniti, mi hanno informato che per una settimana sui giornali italiani è comparso un istituto educativo, che ha una grande tradizione, per un fatto che è tutto da accertare, che è in mano alla magistratura, e appariva come un istituto dove si commettono chissà quali nefandezze. Questa è una falsificazione. Per una settimana, sui giornali o al telegiornale, vedere sempre la facciata di questo istituto è veramente vergognoso e mistificante. E’ da condannare assolutamente.

 
D. – Tra qualche giorno si recherà in Perù, colpito da un fortissimo terremoto. Porterà la testimonianza del Papa e l’aiuto concreto della Santa Sede?

 
R. – Esatto. Avevo già previsto e programmato questo viaggio per incontrare il popolo cattolico peruviano, la Conferenza episcopale, le autorità politiche e civili, per inaugurare il Congresso eucaristico nazionale e concludere con la solennità di Santa Rosa da Lima, proprio il 30 agosto. Adesso andrò, naturalmente modificando il programma, a portare la vicinanza spirituale, la solidarietà e la carità del Papa e della Chiesa per queste popolazioni colpite e andrò a portare anche il senso di amicizia tra due popoli, il popolo italiano e il popolo peruviano. Ma è importante che, come ha detto il Papa, nel telegramma subito inviato, tutte le istituzioni internazionali, le Chiese locali si siano mobilitate per venire incontro a queste popolazioni colpite per la ricostruzione e per dare a questo bel Paese, storico Paese, Paese dell’America Latina, dei segnali di solidarietà e di sostegno.

 
D. – Eminenza, un anno fa la guerra in Libano: resta per la Chiesa la preoccupazione per i cristiani di Terra Santa?

 
R. – Una delle preoccupazioni brucianti della Chiesa, del Santo Padre, quest’anno e adesso, è proprio il problema delle comunità cristiane del Medio Oriente. Il problema del Libano è un problema centrale, ma pensiamo anche al problema della Terra Santa come tale, in Israele e nella Striscia di Gaza tra i palestinesi. Pensiamo anche alla situazione dei cristiani in Iraq, alle minacce che subiscono i cristiani. Dobbiamo tutti impegnarci perché sia data a tutti una patria sicura e un luogo sicuro di convivenza, di sussistenza, un luogo dove si possa vivere nell’amicizia e nella condivisione, come si è fatto per secoli e secoli, per esempio in Iraq.

 

 
“Siamo in presenza di una strategia di fondo contro la vita, bisogna smascherare le posizioni ideologiche di chi considera l’aborto una soluzione”. Così Olimpia Tarzia, vicepresidente nazionale della Conferenza Italiana dei consultori familiari commenta la decisione di Amnesty International di considerare un diritto umano l’aborto in caso di stupro. L’intervista è di Massimiliano Menichetti:RealAudioMP3

 

 
R. – E’ una decisione gravissima, c’è un diritto alla vita che va messo al primo posto. Ma anche tutelare la donna, perché il problema di fondo è che il diritto all’aborto non esiste; esiste il diritto alla vita di un nuovo essere umano, esiste il diritto della donna ad essere tutelata dall’aborto, ad essere protetta, ad evitarle l’aborto, perché il dramma vero dell’aborto riguarda non solo il bambino che ovviamente non nascerà, ma riguarda anche la donna. Chi oggi ancora, nonostante tutta la letteratura internazionale sulle conseguenze che l’aborto ha sulla donna a livello psichico, a livello di progetto di vita, chi le nega ancora o è in malafede, quindi ideologicamente guidato, oppure non conosce nulla dell’essenza della donna.

 
D. – Amnesty sostiene di non essere per l’aborto come diritto, ma per i diritti umani delle donne: un po’ l’opposto di quello che sta dicendo lei ...

 
R. – La situazione di uno stupro è sicuramente drammatica, è sicuramente per una donna sconvolgente, non va minimizzato, questo. Ma la soluzione a questo non può essere un ulteriore violenza. Perché l’aborto è un crimine, è un omicidio, perché si uccide una vita umana, ma è anche una violenza estrema nei confronti della donna. Non è mai una soluzione! Noi l’abbiamo visto anche nelle nostre realtà in Italia, nei Centri di aiuto alla vita: di fronte ad una violenza, le situazioni che si sono risolte con l’aborto non hanno fatto che aggravare la situazione della donna, diminuendo in lei ancora di più la stima di sé, il senso della vita, la speranza ... mentre nelle situazioni in cui si è riusciti ad accompagnarla – naturalmente, aiutandola in tutti i modi: psicologicamente, concretamente – a superare questo momento, facendole capire che comunque il bambino aveva diritto a nascere perché non aveva nessuna colpa, quando la mamma è riuscita a superare questo, quel bambino è stato motivo di vita, è stato motivo di speranza, è stato il motivo che l’ha aiutata a superare il trauma della violenza.

 
D. – Per tutelare la donna, dunque, bisogna andare alla radice della violenza e lavorare sulla prevenzione...

 
R. – Esattamente, perché si cerca la via più semplice! In fondo, dare alla donna la possibilità di abortire è anche un modo di deresponsabilizzarsi: come istituzioni, come governi ... ma è un modo per lasciare la donna sola e dire: “Risolviti il problema da sola”. Invece, qui il problema è a monte, è un problema di prevenzione alla violenza ... E naturalmente, è molto più impegnativo, molto più gravoso e che si cerca di evitare. Perché poi, tra l’altro, questo tipo di violenza resta lo stesso: non è che abortendo diminuiscono le possibilità di incesto o di violenza. Resteranno! E si aggiungerà un crimine ad un altro crimine. Quindi, questa non può assolutamente essere una soluzione. Io credo che noi dobbiamo porre una reazione forte; vanno smascherate le posizioni ideologiche di chi continua a considerare l’aborto una soluzione. Non conosce veramente la profonda alleanza della donna con la vita, il vissuto della donna nei confronti di una nuova vita che sta nascendo. RealAudioMP3
 







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