2007-08-20 15:28:48

Olimpia Tarzia su Amnesty e l'aborto: non si può aggiungere un crimine ad un altro crimine


“Siamo in presenza di una strategia di fondo contro la vita, bisogna smascherare le posizioni ideologiche di chi considera l’aborto una soluzione”. Così Olimpia Tarzia, vicepresidente nazionale della Conferenza Italiana dei consultori familiari commenta la decisione di Amnesty International di considerare un diritto umano l’aborto in caso di stupro. L’intervista è di Massimiliano Menichetti:RealAudioMP3


R. – E’ una decisione gravissima, c’è un diritto alla vita che va messo al primo posto. Ma anche tutelare la donna, perché il problema di fondo è che il diritto all’aborto non esiste; esiste il diritto alla vita di un nuovo essere umano, esiste il diritto della donna ad essere tutelata dall’aborto, ad essere protetta, ad evitarle l’aborto, perché il dramma vero dell’aborto riguarda non solo il bambino che ovviamente non nascerà, ma riguarda anche la donna. Chi oggi ancora, nonostante tutta la letteratura internazionale sulle conseguenze che l’aborto ha sulla donna a livello psichico, a livello di progetto di vita, chi le nega ancora o è in malafede, quindi ideologicamente guidato, oppure non conosce nulla dell’essenza della donna.

 
D. – Amnesty sostiene di non essere per l’aborto come diritto, ma per i diritti umani delle donne: un po’ l’opposto di quello che sta dicendo lei ...

 
R. – La situazione di uno stupro è sicuramente drammatica, è sicuramente per una donna sconvolgente, non va minimizzato, questo. Ma la soluzione a questo non può essere un ulteriore violenza. Perché l’aborto è un crimine, è un omicidio, perché si uccide una vita umana, ma è anche una violenza estrema nei confronti della donna. Non è mai una soluzione! Noi l’abbiamo visto anche nelle nostre realtà in Italia, nei Centri di aiuto alla vita: di fronte ad una violenza, le situazioni che si sono risolte con l’aborto non hanno fatto che aggravare la situazione della donna, diminuendo in lei ancora di più la stima di sé, il senso della vita, la speranza ... mentre nelle situazioni in cui si è riusciti ad accompagnarla – naturalmente, aiutandola in tutti i modi: psicologicamente, concretamente – a superare questo momento, facendole capire che comunque il bambino aveva diritto a nascere perché non aveva nessuna colpa, quando la mamma è riuscita a superare questo, quel bambino è stato motivo di vita, è stato motivo di speranza, è stato il motivo che l’ha aiutata a superare il trauma della violenza.

 
D. – Per tutelare la donna, dunque, bisogna andare alla radice della violenza e lavorare sulla prevenzione...

 
R. – Esattamente, perché si cerca la via più semplice! In fondo, dare alla donna la possibilità di abortire è anche un modo di deresponsabilizzarsi: come istituzioni, come governi ... ma è un modo per lasciare la donna sola e dire: “Risolviti il problema da sola”. Invece, qui il problema è a monte, è un problema di prevenzione alla violenza ... E naturalmente, è molto più impegnativo, molto più gravoso e che si cerca di evitare. Perché poi, tra l’altro, questo tipo di violenza resta lo stesso: non è che abortendo diminuiscono le possibilità di incesto o di violenza. Resteranno! E si aggiungerà un crimine ad un altro crimine. Quindi, questa non può assolutamente essere una soluzione. Io credo che noi dobbiamo porre una reazione forte; vanno smascherate le posizioni ideologiche di chi continua a considerare l’aborto una soluzione. Non conosce veramente la profonda alleanza della donna con la vita, il vissuto della donna nei confronti di una nuova vita che sta nascendo.







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