2007-08-19 13:25:45

Con la Messa del cardinale Tarcisio Bertone, si è aperto a Rimini il Meeting di "Comunione e Liberazione", incentrato sul tema della verità cristiana. Con noi, il presidente della manifestazione, Emilia Guarnieri


Come sottolineato dal Papa, all’Angelus, si è aperta stamani a Rimini, la 28.ma edizione del Meeting per l'Amicizia tra i Popoli, sul tema "La verità è il destino per il quale siamo stati fatti", liberamente tratto da una citazione di don Luigi Giussani, fondatore di Comunione e Liberazione. Da oggi a sabato 25 agosto, con 118 incontri, 12 mostre, 20 spettacoli e oltre 400 relatori, il Meeting offrirà un vasta panoramica internazionale di esperienze e testimonianze legate al tema della ricerca e della testimonianza della verità. Da Rimini, il servizio del nostro inviato, Luca Collodi:RealAudioMP3


"La sete di verità costituisce, da sempre, un anelito profondo e una sfida impegnativa per ogni essere umano". Con queste parole, pronunciate all'omelia della Messa inaugurale, il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, ha aperto stamani la 28.ma edizione del Meeting di Rimini. E' la prima volta che un segretario di Stato Vaticano inaugura il Meeting di CL. "Nell'attuale contesto socioculturale", ha sottolineato il cardinale Bertone, "non di rado la verità viene a perdere il suo valore universale per diventare un riferimento "relativo":
 
“Di fatto il termine verità viene spesso equiparato a quello di opinione, e viene allora necessariamente declinato al plurale: esistono tante verità, cioè tante opinioni tra loro spesso divergenti. Talora si ha come l'impressione che, nel clima di relativismo e di scetticismo che pervade la nostra civiltà, si giunga sino a proclamare una radicale sfiducia nella possibilità di conoscere la verità”.
 
"In realtà", ha affermato il porporato, "proprio la difesa della pace, dell'amore, della verità e del bene sono all'origine di una lotta senza quartiere tra l'Onnipotente e Satana", il cui obbiettivo è "distruggere l'opera di Dio e distogliere l'uomo dalla sua amicizia":
 
“Il risultato però è l'insuccesso e la rovina, l'infelicità e la morte. Gesù è venuto a smascherare la subdola ed abile strategia diabolica. Il fuoco che Egli è venuto a portare sulla terra è quello, in verità, della divisione dal demonio; il fuoco della verità che illumina il vero volto di Satana come padre della menzogna; il fuoco che fa distinguere con chiarezza il bene dal male, la verità dall'errore. Un fuoco, quindi, di "santa" discordia e che obbliga ciascuno di noi a prendere posizione, a decidere chiaramente se stare con Dio, o contro di Lui”.
 
Il cardinale Bertone ha affidato al Meeting il compito di "aiutare la società di oggi a comprendere come "la verità sia il destino per il quale siamo stati fatti". La Santa Messa è stata celebrata nel rinnovato Auditorium della Fiera di Rimini davanti a numerosi ospiti ed oltre 3200 volontari, giovani ed adulti di "Comunione e Liberazione" che lavoreranno per una settimana gratuitamente, provenienti da vari Paesi nel mondo. Al termine della celebrazione, tutti hanno seguito sui maxischermi l'Angelus del Papa da Castel Gandolfo, sottolineando con un lungo applauso il saluto di Benedetto XVI. Il Meeting si apre con la triste notizia della morte, stanotte a Forlì, di un grande amico di Cl, il cantautore cattolico Claudio Chieffo. L'edizione 2006 lo aveva visto per l'ultima volta sul palco di Rimini. "Chieffo – ha detto Emilia Guarnieri, presidente del Meeting, attraverso le sue canzoni ha comunicato la verità, quella verità che ora lo abbraccia". (Da Rimini, Luca Collodi, Radio Vaticana)

E sullo spirito che anima, fin dalle origini, l’evento riminese di Comunione e Liberazione, il nostro inviato Luca Collodi ha intervistato proprio Emilia Guarnieri, presidente dell’Associazione “Meeting per l’amicizia fra i popoli”:RealAudioMP3


R. – Il Meeting nasce proprio da un impeto di tipo missionario ed ecumenico in questa dimensione della universalità, dell’abbraccio a tutto e a tutti, dell’incontro con tutto e con tutti. Direi che è proprio nel Dna della nostra storia e della nostra esperienza. Poi, la ricchezza di rapporti che in questi anni siamo riusciti a costruire, la benevolenza di tutti gli amici e le persone che partecipano, immette sempre di più il Meeting dentro questo respiro di universalità.

 
D. – Benedetto XVI più volte ha sottolineato l’importanza di educare alle virtù individuali. Questa è una buona occasione per il Meeting di pensare alla fede come dimensione pubblica...

 
R. – Credo che le due cose non siano separate. Perchè la testimonianza cristiana possa esprimersi anche come virtù pubblica occorre che ci sia uno spessore alto e personale dell’esperienza della fede. C’è stato sempre insegnato che, se la fede non si gioca e non si rischia nella realtà, se la fede non diventa cultura, si isterilisce, non regge alle sfide pesanti culturali ed etiche che i tempi di oggi ci propongono.

 
D. – Quanto è importante oggi la responsabilità dei laici cristiani nella vita della Chiesa?

 
R. – Io credo proprio tanto, ma credo che qui ci sia da cogliere un aspetto che il Magistero di Benedetto XVI, e anche del Suo Predecessore, ci hanno sempre insegnato: la responsabilità dei laici non è tanto un problema di tipo ideologico. La responsabilità dei laici cristiani credo sia proprio nel portare una testimonianza di esperienza umana e di esperienze umane – perché poi l’esperienza umana costruisce anche luoghi – che siano proprio il segno di una possibilità diversa di costruire. Credo che il mondo abbia bisogno non delle ideologie o delle idee cristiane, il mondo ha bisogno dei cristiani. Ha bisogno cioè di gente che veramente sia capace di spendersi per un ideale, che abbia voglia di lavorare per gli altri, che creda che la vita possa essere positiva, che ci possa essere un futuro buono, che la verità sia il destino per il quale siamo stati fatti. Io credo che il compito grave sia veramente questo. Molte volte, anche quando si parla per esempio delle radici cristiane dell’Europa, è come se fosse una sorta di dibattito di tipo ideologico, quasi che l’affermazione delle radici cristiane fosse viceversa il disconoscimento di altro. Il problema è che le radici cristiane sono un temperamento umano, sono un popolo, sono una storia, sono della gente che ha costruito! Questo credo che sia il contributo che i cristiani devono portare. Peraltro, la consegna che ci lasciò Giovanni Paolo nell’82 quando venne al Meeting fu proprio quella di costruire la civiltà della verità e dell’amore.







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