L’arcivescovo ortodosso di Cipro, Chrysostomos II, denuncia: “Libertà dei cristiani
ancora sotto minaccia nell'isola”
La Chiesa ortodossa di Cipro lancia l’allarme sulla libertà dei cristiani residenti
nella parte turca dell’isola. La denuncia arriva dall’arcivescovo di Nuova Giustiniana
e di tutta Cipro, Chrysostomos II, dopo l’ennesimo episodio d’intimidazione ai danni
di fedeli cristiani da parte della “milizia irregolare turco-cipriota”, che nei giorni
scorsi ha impedito con la violenza la celebrazione della Messa nel monastero di San
Barnaba di Famagosta. “Quando l’archimandrita monsignor Gabriele – riferisce una nota
diffusa dall’ambasciata di Cipro presso la Santa Sede – si è recato nel monastero,
un gruppo di sedicenti poliziotti turco ciprioti sono intervenuti ordinando di sospendere
la funzione”. “Alle proteste dell’archimandrita – si legge ancora nella nota – i miliziani
hanno cacciato i fedeli, e mentre il religioso cercava di terminare la Messa hanno
coperto la voce con bestemmie ed insulti. Tutti i fedeli presenti sono stati schedati
dai sedicenti poliziotti”. Ad esasperare i toni del confronto tra la comunità greco-ortodossa
e quella turco-cipriota musulmana contribuisce anche la decisione di Ankara di non
consentire la visita dell’ arcivescovo greco-ortodosso di Cipro, Chrysostomos II,
al Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I, prevista tra il 17 e 21 agosto
prossimi. Secondo quanto riferisce l'agenzia "Asianews", la visita, di carattere prettamente
religioso, era già stata rinviata una prima volta dal governo turco nel maggio scorso,
invocando il pretesto del clima pre-elettorale e le possibili conseguenze politiche
dell’incontro. “Il governo di Ankara ha mostrato il suo vero volto”, ha detto Chrysostomos
II alla radio greca "Skai", annunciando poi “l’intenzione di inviare una lettera alla
Santa Sede e al Consiglio mondiale delle Chiese, per metterle a conoscenza dell’accaduto”.
Chrysostomos ha infine precisato che “non esistono divergenze tra i greco-ortodossi
ed i fratelli turco-ciprioti musulmani” e che il problema vero è nelle “interferenze
di Ankara, che blocca qualsiasi tentativo di integrazione delle due comunità nel reciproco
rispetto”. (M.G.)