“La Gazza Ladra” al Rossini Opera Festival di Pesaro
Trionfo al Rossini Opera Festival di Pesaro per una fantasiosa messinscena de “La
Gazza Ladra” di Rossini, opera poco conosciuta ma dalle sorprendenti intuizioni musicali
e drammaturgiche. Sul palcoscenico, il sogno di una bambina che si diverte ad essere
una gazza dispettosa, tra i sorrisi e le lacrime dei protagonisti. Sulle note della
famosa Sinfonia, rulli di tamburi e vorticoso crescendo, una ragazzina, come tante
volte accade nella vita, non riesce a prendere sonno, e così gioca con le sue costruzioni
fatte di piccoli tubicini. Cala d’improvviso dal soffitto un drappo di cotone bianco,
lei ci si siede sopra e così entra nel suo bellissimo sogno, entra nell’opera, sorvolando
orchestra e personaggi, e diventa la dispettosa gazza ladra, si nasconde e si intrufola
nella allegra e poi tristissima storia di Ninetta, accusata di furto d’un cucchiaio
e per questo condannata a morte. Spettacolo fin dalle prime note felicissimo, creato
da Damiano Michieletto con le sorprendenti scene di Paolo Fantin, che di idee e intuizioni
entrambi davvero ne hanno da vendere. Momenti bellissimi accadono e si susseguono
in questo contenitore dominato da immensi tubi bianchi che s’alzano e s’abbassano
– il gioco iniziale – e percorso da fremiti, sorrisi, lacrime e invettive, nel più
puro stile larmoyante, quello cui Rossini concede sopravvivenza imperitura nella storia
dell’opera. Mano a mano che il racconto si rannuvola e s’incupisce, la “gazza” comincia
ad avere paura del suo sogno, percorso da luci vivide prima e poi sempre più pallide,
sogno che lentamente si trasforma in incubo: non riesce più a fermare il susseguirsi
degli eventi, che spia dagli angoli più disparati, ora ha paura, sente il peso delle
sue malefatte, nessuno la vede, nessuno la sente, non può raccontare a nessuno del
suo furto, non riesce a salvare la vita di una innocente. Piange, e nel secondo atto,
sorpresa, il palcoscenico è percorso da una fittissima pioggia che crea una vera invasione
d’acqua nella quale d’ora in poi tutti, cantanti compresi, reciteranno, tra stupefacenti
effetti di luce, riverberi e solitudini, un susseguirsi di magnifiche intuizioni teatrali,
come le candele accese depositate sulla superficie del piccolo lago, nel buio totale,
a segnare il percorso della mestissima marcia funebre. Eseguita, come tutta l’opera,
da un attento ed equilibrato Lü Jia alla guida dell’Orchestra Haydn di Bolzano e Trento,
che ha saputo cogliere lo spirito anche malinconico della partitura, sorreggendo una
splendida compagnia di canto della quale vanno almeno ricordati la protagonista, Mariola
Cantarero e le due voci maschili di Michele Pertusi e Alex Esposito. Alla fine, salvata
Ninetta, cessati gli affanni, ricomposti gli affetti, come tutti i sogni, anche quello
della piccola “gazza” svanisce. Bruscamente si risveglia, la ragazzina insonne, nel
suo letto, sorpresa e in fondo divertita per quanto le è accaduto nella sua breve,
indimenticabile notte. E’ il mito di Alice, che questa volta si è avventurosamente
calata nel paese delle meraviglie di Rossini. (A cura di Luca Pellegrini)