2007-08-01 16:12:46

La preoccupazione dei vescovi britannici per la proposta di legge che equipara la coabitazione al matrimonio


Una legge che rischia di “equiparare la coabitazione con il matrimonio”, ed in particolare di conferire “un riconoscimento legale alla coabitazione”. Questa la preoccupazione espressa in una nota da mons. John Hine, vescovo ausiliare di Soutwark e presidente della Commissione episcopale per il Matrimonio, la famiglia e la vita di Inghilterra e Galles. Come riporta l’agenzia Sir, al centro dell’attenzione è la proposta di legge britannica che riguarda le “conseguenze finanziarie” tra coabitanti, quando questi si separano, e che “prevede uno schema per le coppie di coabitanti che si separano, interamente distinto da quello che si applica quando due sposi divorziano”. Al contrario, per la Chiesa locale, lo Stato ha “il dovere di promuovere, mantenere e salvaguardare il matrimonio come base della vita familiare, e come ambiente migliore e più stabile per allevare i figli”. “Le coppie che coabitano e scelgono volontariamente di non sposarsi – ricorda Hine – rinunciano alle responsabilità e agli obblighi del matrimonio e dunque, ai benefici legali del matrimonio”. Di qui l’inaccettabilità di “equiparare la coabitazione al matrimonio”, identificando in particolare “una durata minima della relazione di coabitazione” che porti a “creare un nuovo status giuridico per la coabitazione”. (E. B.)







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