2007-07-28 14:03:48

La sinergia tra evoluzionismo e creazionismo e l'inscindibilità tra amore e dolore affrontati dal Papa nell'incontro con il clero trevigiano e bellunese. Sul valore della sofferenza, il commento del prof. Tonino Cantelmi


I temi dell’evoluzionismo e del creazionismo e il rapporto tra amore e dolore sono stati al centro dell’incontro, tenutosi martedì scorso nella chiesa di Santa Giustina Martire ad Auronzo di Cadore, tra Benedetto XVI ed il clero delle diocesi di Treviso e Belluno-Feltre. Il Papa ha detto che l’evoluzione è una realtà, confermata da prove scientifiche, ma non è sufficiente a spiegare tutta la realtà. Il servizio di Amedeo Lomonaco:RealAudioMP3

Benedetto XVI ha detto che è necessario “riconoscere la ragione creatrice” per “ritrovare il senso della vita” e concepire la “dignità umana”. Il Papa ha fatto poi riferimento al dibattito, attualmente molto acceso in Germania e negli Stati Uniti, sul creazionismo e sull’evoluzionismo, presentati come alternative escludenti. Benedetto XVI ha sottolineato che non c’è una contrapposizione tra l’evoluzione e l’opera del Dio Creatore.

 
"Questa contrapposizione è un’assurdità perché da una parte ci sono tante prove scientifiche in favore di un’evoluzione che appare come una realtà che dobbiamo vedere e che arricchisce la nostra conoscenza della vita e dell’essere come tale. Ma la dottrina dell’evoluzione non risponde a tutti i quesiti e non risponde soprattutto al grande quesito filosofico: da dove viene tutto?".

 
L’uomo è poi chiamato a dare risposte e senso alla propria vita e alla “grande armonia cosmica pensata dal Creatore”. La vita senza Dio, ha detto il Santo Padre, è un "semplice pezzo dell’evoluzione". E’ importante - ha aggiunto il Papa - che la ragione si apra di più:

 
"Siamo pensati e voluti e, quindi, c’è un’idea che mi precede, un senso che mi precede e che devo scoprire, seguire e che dà finalmente significato alla mia vita".

 
Conoscendo la realtà del senso precedente - ha detto poi Benedetto XVI - possiamo anche riscoprire il senso della sofferenza. Il Papa ha sottolineato, in particolare, come amore e dolore siano inscindibili. L’amore, ha aggiunto, è donarsi e rinunciare a se stessi:

 
"Tutto questo è dolore, sofferenza, ma proprio in questa sofferenza del perdermi per l’altro, per l’amato e quindi per Dio, divento grande e la mia vita trova l’amore e nell’amore il suo senso".

 
Sull’inscindibilità di amore e dolore ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, il professore di psichiatria all’Università Gregoriana, Tonino Cantelmi:

 
R. - L’altro è un po’ il nostro specchio, ci rimanda le nostre cose peggiori, ci rimanda ai nostri limiti; con l’altro si entra in conflitto, con l’altro è necessario in qualche modo fare i conti, con l’altro è necessario mettersi in discussione. Questa è fonte inevitabile di sofferenza. In ogni relazione interpersonale, c’è una quota di sofferenza. Ma senza questa quota di sofferenza cadiamo in un amore narcisistico e non in un amore reale. Per questo motivo dolore, sofferenza e amore sono inscindibili. E’ come dire che sono facce di una stessa medaglia.

 
La sofferenza non è, comunque, un’esperienza assolutamente ed esclusivamente negativa Ascoltiamo ancora il prof. Cantelmi:

 
R. - Bisogna imparare ad entrare nella sofferenza. Il dato più impressionante di questa società non è tanto il tabù sulla morte o tutti gli altri tabù, ma quello della negazione della sofferenza. E’ come se all’uomo fosse impedito di soffrire: è come se modo la sofferenza fosse un qualcosa di esclusivamente negativo. Ma noi sappiamo che non è così e, in effetti, non lo è neanche da un punto di vista psicologico: un bambino non cresce se non è in grado di affrontare sofferenze proporzionate alle sue capacità. Un adulto non entra in relazione con un altro adulto se in qualche modo non è capace di entrare nella sofferenza di questa relazione. Ma, soprattutto, noi non entriamo in relazione con noi stessi se non siamo in grado di entrare dentro le nostre sofferenze.

 
Il concetto di indiscibilità di amore e dolore, di amore e Dio - ha detto infine il Papa durante l’incontro con il clero bellunese e trevigiano - deve far parte della coscienza moderna: vanno riscoperti l’amore che diventa grande nella rinuncia e la dimensione più autentica dell’uomo.

 
 







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