2007-07-27 15:43:26

Su “La Civiltà cattolica”, la proposta dei Gesuiti di evangelizzare “Second life”, la terra digitale della vita simulata che appassiona milioni di utenti


“Second life: il desiderio di un’altra vita”: il titolo di un’approfondita indagine di padre Antonio Spadaro, pubblicata sull’ultimo numero de “La Civiltà cattolica”, dedicata ad un fenomeno virtuale in grande espansione. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3


www.secondlife.com: inizia da qui il viaggio intrapreso oggi nel mondo da otto milioni di utenti Internet, che hanno assunto un alter ego avventurandosi in una seconda vita virtuale, diversa dalla vita reale. Si tratta di un fenomeno, “magari ingigantito dalla stampa - avverte lo studio della Civiltà Cattolica - ma che si sta evolvendo troppo rapidamente per lasciare indifferenti. Per questo va affrontato con capacità di giudizio”, “ben compreso nei suoi significati” soprattutto da chi ha ruoli educativi, pensando ai più giovani o ai più fragili e più sprovveduti davanti alle seduzioni di una vita simulata.” E il modo migliore per comprenderlo - suggerisce la rivista dei Gesuiti - è entrarvi, viverlo dall’interno per comprendere potenzialità e pericoli, entrambi notevoli”. Dunque, “i facili entusiasmi vanno controbilanciati dalla prudenza del discernimento”. Anche cogliendo quella “radice del bisogno ormai diffuso di un ‘altrove’ nel quale essere meglio di se stessi”. Di qui, la proposta rilanciata oggi da molti giornali: che la terra digitale diventi terra di missione, come ci spiega il padre gesuita Michele Simone, vicedirettore di Civiltà Cattolica:

 
R. - L’articolo che presenta "Second Life" si conclude con l’invito ai cattolici a parteciparvi tenendo conto di aspetti positivi, limiti, pericoli ma soprattutto di essere presenti per far sì che coloro che partecipano a "Second Life" possano conoscere il cattolicesimo per quello che è, senza eventuali deformazioni.

 
D. - I rischi di alterità dal proprio io, di fuga dalla realtà, di dipendenza e alienazione che si profilano su "Second Life", non potrebbero - come dire - contaminare anche quanti si prestassero a svolgere un ruolo missionario?

 
R. - Dipende appunto dall’atteggiamento con il quale ci si mette di fronte e dentro un fenomeno di questo genere. Di certo, il fatto che la rete di questo tipo si espanda, può costituire un fattore positivo affinché chi, con la necessaria preparazione, vi partecipi.

 
D. - C’è anche un invito a quanti si occupano di educazione di conoscere comunque questo fenomeno per capirlo, valutarlo e anche contrastarlo nelle ipotesi negative...

 
R. - Certamente. Si tratta di far fronte e cercare di mettere da parte tutti i pericoli e le tentazioni presenti in una organizzazione di questo genere, che sono appunto quella della fuga dalla realtà, di vivere nel mondo dei sogni se non addirittura di andare in qualcosa di molto più negativo.

 
D. - Ci sono dei progetti concreti da parte dei Gesuiti di presenza su "Second Life"?

 R. - Per ora direttamente no. Ma in prospettiva non si può escludere.







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