2007-07-26 14:43:44

Presentata la 59.ma edizione del Prix Italia: si svolgerà a Verona in settembre. Presente anche la Radio Vaticana con un dramma radiofonico ispirato all'enciclica "Deus caritas est"


Centottantasei programmi prodotti da 90 testate, in rappresentanza di 40 nazioni di tutti i continenti: èì il cartellone della 59.ma edizione del Prix Italia, in programma a Verona dal 23 al 29 settembre prossimi. L'appuntamento organizzato dalla Rai, che riunisce ogni anno i maggiori esperti di media internazionali, è anche una rassegna delle migliori produzioni nel settore di tv, radio e Internet che concorrono per l'assegnazione finale de Premio. La Radio Vaticana è una delle testate tradizionalmente presenti al Prix Italia, in giuria e in gara. A reppresentare l'emittente pontificia per l'edizione 2007 sarà in veste di giurato, nella sezione "Documentari", Rosario Tronnolone, mentre Laura De Luca parteciperà nella sezione "Drama" con un programma radiofonico scritto insieme con Giovanni Antonucci dal titolo "La necessaria inutilità dlel'amore - Deus Caritas est", ispirata all'enciclica di Benedetto XVI. Sulgli obiettivi della prossima edizione del Prix Italia, Adriana Francesca ha sentito il direttore, Pierluigi Malesani:RealAudioMP3


R. - E’ cambiata tantissimo e cambierà molto anche nei prossimi anni. Infatti, non a caso, uno dei prossimi seminari che abbiamo nell’edizione di Verona sarà il futuro della televisione: come cambierà, come la dovremo gestire e come si rapporterà nei nostri confronti. Quello che devo dire è che dopo 60 anni bisogna fare dell’attività di restyling. Quindi, anche il Prix Italia, come tutti i 60.enni, va sistemato e aggiustato.

 
D. - Quali sono le dimensioni con le quali definire il concetto di qualità televisiva?

 
R. - La qualità non è una sola. La qualità è quella percepita, è quella erogata, è la qualità tecnica. Quindi, è molto interessante - e terremo su questo un seminario a Verona - saper misurare la qualità. Quali sono gli indicatori per misurare la qualità? Questo è un dibattito particolarmente interessante, perchè si confronterà con esperienze - per esempio quella della BBC - dove il termine “public value”, cioè valore pubblico, è un bene considerato. Quindi, anche da parte nostra è importante avere questo tipo di approccio.

 
D. - Secondo lei, c’è un conflitto reale o presunto tra qualità e profitto?

 
R. - C’è la televisione commerciale, che ha l’obiettivo di avere davanti a sé dei consumatori e naturalmente, deve fare della qualità per i suoi consumatori. Noi, servizio pubblico, dobbiamo fare della qualità per degli utenti che sono dei cittadini e in quanto tali hanno maggiori pretese e maggiori esigenze.

 
D. - La qualità è sempre sinonimo di successo?

 
R. - La qualità dovrebbe essere sempre sinonimo di successo, perché uno degli aspetti della qualità è di non rimanere di "nicchia". La qualità di nicchia è una qualità periferica. Mentre la qualità dovrebbe tendere ad avere la maggiore audience, il maggior ascolto possibile. Quindi, il maggior successo.

 
D. - Di fronte ad un telespettatore che diventa sempre più esigente, la televisione come può adattarsi?

 
R. - La televisione si adatta attraverso le sue espressioni. La televisione ha molti linguaggi, quindi deve essere capace di dare sempre il linguaggio giusto al suo pubblico. E’ la molteplicità dei linguaggi che dà la possibilità di avere un vero pluralismo.







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