Presentata la 59.ma edizione del Prix Italia: si svolgerà a Verona in settembre. Presente
anche la Radio Vaticana con un dramma radiofonico ispirato all'enciclica "Deus caritas
est"
Centottantasei programmi prodotti da 90 testate, in rappresentanza di 40 nazioni di
tutti i continenti: èì il cartellone della 59.ma edizione del Prix Italia, in programma
a Verona dal 23 al 29 settembre prossimi. L'appuntamento organizzato dalla Rai, che
riunisce ogni anno i maggiori esperti di media internazionali, è anche una rassegna
delle migliori produzioni nel settore di tv, radio e Internet che concorrono per l'assegnazione
finale de Premio. La Radio Vaticana è una delle testate tradizionalmente presenti
al Prix Italia, in giuria e in gara. A reppresentare l'emittente pontificia per l'edizione
2007 sarà in veste di giurato, nella sezione "Documentari", Rosario Tronnolone, mentre
Laura De Luca parteciperà nella sezione "Drama" con un programma radiofonico scritto
insieme con Giovanni Antonucci dal titolo "La necessaria inutilità dlel'amore - Deus
Caritas est", ispirata all'enciclica di Benedetto XVI. Sulgli obiettivi della prossima
edizione del Prix Italia, Adriana Francesca ha sentito il direttore, Pierluigi
Malesani:
R. -
E’ cambiata tantissimo e cambierà molto anche nei prossimi anni. Infatti, non a caso,
uno dei prossimi seminari che abbiamo nell’edizione di Verona sarà il futuro della
televisione: come cambierà, come la dovremo gestire e come si rapporterà nei nostri
confronti. Quello che devo dire è che dopo 60 anni bisogna fare dell’attività di restyling.
Quindi, anche il Prix Italia, come tutti i 60.enni, va sistemato e aggiustato.
D.
- Quali sono le dimensioni con le quali definire il concetto di qualità televisiva?
R.
- La qualità non è una sola. La qualità è quella percepita, è quella erogata, è la
qualità tecnica. Quindi, è molto interessante - e terremo su questo un seminario a
Verona - saper misurare la qualità. Quali sono gli indicatori per misurare la qualità?
Questo è un dibattito particolarmente interessante, perchè si confronterà con esperienze
- per esempio quella della BBC - dove il termine “public value”, cioè valore pubblico,
è un bene considerato. Quindi, anche da parte nostra è importante avere questo tipo
di approccio.
D. - Secondo lei, c’è un conflitto
reale o presunto tra qualità e profitto?
R. - C’è
la televisione commerciale, che ha l’obiettivo di avere davanti a sé dei consumatori
e naturalmente, deve fare della qualità per i suoi consumatori. Noi, servizio pubblico,
dobbiamo fare della qualità per degli utenti che sono dei cittadini e in quanto tali
hanno maggiori pretese e maggiori esigenze.
D. -
La qualità è sempre sinonimo di successo?
R. - La
qualità dovrebbe essere sempre sinonimo di successo, perché uno degli aspetti della
qualità è di non rimanere di "nicchia". La qualità di nicchia è una qualità periferica.
Mentre la qualità dovrebbe tendere ad avere la maggiore audience, il maggior
ascolto possibile. Quindi, il maggior successo.
D.
- Di fronte ad un telespettatore che diventa sempre più esigente, la televisione come
può adattarsi?
R. - La televisione si adatta attraverso
le sue espressioni. La televisione ha molti linguaggi, quindi deve essere capace di
dare sempre il linguaggio giusto al suo pubblico. E’ la molteplicità dei linguaggi
che dà la possibilità di avere un vero pluralismo.