2007-07-26 15:25:29

L'impatto etico, oltre che sociale, degli incendi che hanno colpito il sud dell'Europa. Mons. Domenico Umberto D'Ambrosio: la natura è un dono di Dio che va amato


Continua l’emergenza incendi nell’Europa sudorientale: in Grecia, tre persone sono morte in un rogo che ha colpito il Peloponneso. Trentamila ettari di vegetazione sono stati bruciati. Grave la situazione anche in tutta la Croazia, dove si registrano oltre mille sfollati. Incendi sono divampati anche in Serbia, Kosovo e Macedonia. Anche in Italia, dopo due giorni di roghi, l’allarme resta alto, mentre si va concretizzando l’ipotesi di incendi dolosi, soprattutto per la zona di Peschici, in Puglia. Una drammatica vicenda che ha provocato quattro vittime e ha suscitato una grande ondata di solidarietà, come sottolinea, al microfono di Isabella Piro, l’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, Domenico Umberto D’Ambrosio:RealAudioMP3
 

 
R. - Quella gara di solidarietà che i pescatori, gli operatori turistici di Peschici hanno attivato prendendo barche, motoscafi, gommoni per raggiungere di corsa questa baia di San Nicola, permettendo così l’evacuazione di migliaia di persone, senza organizzazione alcuna, guidati dal cuore e dal desiderio di salvare vite umane e ci sono riusciti tant’è che io sentivo in questi giorni questi turisti che dicevano: “Questi di Peschici meriterebbero un monumento!". Si sono svuotati i negozi di abbigliamento, di scarpe, gli alimentari. La solidarietà è stata immensa.

 
D. - Eccellenza, lei ha avuto modo di incontrare anche i feriti, ricoverati presso la "Casa Sollievo della Sofferenza" a San Giovanni Rotondo, ed ha portato loro parole di conforto…

 
R. - Sì, ieri mattina sono stato nel Reparto rianimazione dove c’è un ferito con ustioni sul 90 per cento del corpo. Gli ho impartito l’Unzione degli infermi ma, pover'uomo, non aveva l’aspetto di uomo e adesso mi vengono in mente le parole del profeta.

 
D. Quale messaggio lanciare, quindi, a chi, volutamente distrugge con il fuoco le meraviglie del Creato?

 
R. - Che c’è una natura, che c’è un dono di Dio che va amato, che va valorizzato e va rispettato. La "cattedrale del Creato" - così San Pio da Pietrelcina chiamava il Gargano - oggi è una cattedrale bombardata, distrutta. Quel comando che il Signore ci ha dato - “Fate di questa terra il giardino” - credo che molti lo abbiano dimenticato. C’è disinformazione, diseducazione al bene, all’amore, al rispetto di ciò che è di tutti.

 
D. - C’è, quindi, un problema di formazione culturale?

 
R. - C’è tutto un lavoro di educazione, soprattutto di quelle giovani generazioni che vanno attivate, vanno sensibilizzate. Mi auguro che questa sciagura - che è immane, un qualcosa di incredibile, mai visto - possa aiutare a riflettere soprattutto a quelli che non sanno amare il bello che il Signore ci ha donato.

 
D. - Da dove partire per ricominciare e guardare avanti?

 
R. - Bisognerà dare speranza, dare fiducia a questi tesori rimasti senza nulla che hanno investito per un’intera vita il frutto del loro lavoro. Bisognerà che anche le istituzioni si accorgano che ci sono delle inadempienze che vanno assolutamente risolte che forse qualche piccola illegalità va corretta. E’ una maggiore presenza dell’istituzione e deve esserci lì.

 
Gli incendi che hanno devastato migliaia di ettari nel sud Italia non rappresentano, dunque, solo un grave problema di sicurezza e di civiltà, ma in un’ottica cristiana presentano anche dei risvolti etici che non possono essere elusi. Roberta Gisotti ha sentito sul punto il dott. Roberto Leoni, presidente e ideatore della Fondazione “Sorella Natura”, sorta ad Assisi allo scopo di diffondere una corretta cultura ambientale ispirata al carisma francescano: RealAudioMP3

D. - Dott. Leoni, a che punto siamo? Sembra di tornare indietro, piuttosto che andare avanti nella tutela del Creato...

 
R. - Tornare indietro globalmente direi di no, perché la sensibilità a livello emotivo è aumentata attorno ai temi ambientali. Quello che però manca noi la chiamiamo una "corretta cultura", un approccio non emotivo e tanto meno ideologico al problema generale della tutela del Creato. Nella fattispecie, sul discorso degli incendi, è chiaro che quanto è avvenuto - lo dicono tutti e io lo condivido - non deriva da autocombustione ma deriva da incuria e, peggio ancora, da qualcuno che va ad appiccare il fuoco.

 
D. - Quindi, dov’è che si deve agire? Anche, ad esempio, nell’educazione nelle scuole ed anche nel diffondere un’educazione civica di comportamento tra i cittadini...

 
R. - Lei ha toccato proprio un tema fondamentale. Noi abbiamo bisogno di passare da questa nostra società del benessere consumista ed egoista ad una società solidale, anche ripercorrendo quelli che erano comportamenti antichi. Una volta, quando nevicava - faccio un esempio per rinfrescarci le idee - tutti si affrettavano a ripulire dalla neve il pezzo davanti casa. Oggi, si aspetta che arrivi lo spazzaneve del Comune e nessuno si rimbocca le maniche. Da un lato, bisogna dire che tutti dobbiamo rimboccarci le maniche, non solo per la disponibilità del volontario che corre ad aiutare la Forestale ed i Vigili del fuoco, ma proprio per avere una mentalità diversa, osservare con cura la realtà che c’è intorno. Oggi, si vede non solo e semplicemente l’automobilista che getta la cicca, ma la gente che fa il picnic e accende il fuoco. Si vede anche l’agricoltore che dà fuoco alle stoppie in questi momenti. E’ evidente che va ricreata una cultura di rispetto ambientale e di legalità, che abbiamo abbandonato. Tutto è consentito a tutti e non ci sono neanche delle possibilità di intervento sanatorio. Poi la sanzione viene sempre a valle dei comportamenti. Quindi, è fondamentale a mio avviso, in termini di ordine generale, una forte azione di educazione alla legalità e di educazione alla tutela del creato, a rispetto della vita, per dirla in una parola, e, per citare l’insegnamento del Santo Padre, superare il relativismo. Se tutto è relativo, che mi importa se una pineta va a fuoco e magari un mio simile muore?

 
D. - In Italia, dott. Leoni, sembra anche di più, rispetto ad altri Paesi, venire meno il senso, il valore del bene comune?

 
R. - Esatto, è proprio così, per noi ciò che è di tutti, è di nessuno. Aspettiamo sempre che ci sia qualcuno che faccia le cose per noi. Dobbiamo tornare ad un’educazione alla responsabilità.







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