2007-07-25 15:01:11

Terz'ultimo giorno di permanenza di Benedetto XVI in Cadore. La gioia dei parroci per l'incontro di ieri con il Papa. Mons. Andrich: le sue parole, una fonte di sapienza pastorale


Dopo l'importante incontro di ieri mattina con il clero delle diocesi bellunese e trevigiana, quella appena trascorsa è stata una mattinata di riposo per Benedetto XVI, all'interno della villetta di Lorenzago di Cadore che lo ospita dallo scorso 9 luglio. Ieri pomeriggio, il Santo Padre non ha però rinunciato alla consueta passeggiata e alla recita del Rosario nel verde della natura. Al microfono di Tiziana Campisi, l’inviato del quotidiano “Avvenire” Salvatore Mazza:RealAudioMP3

 
R. - Benedetto XVI, come d’abitudine, verso le 18 ha lasciato la villetta ed è tornato in uno dei luoghi dove era già stato nei giorni scorsi, nella Cappella di Sant’Antonio Abate, che si trova vicino a Lorenzago. Qui, ha recitato il Rosario. Si è fermato un attimo nel piccolo parco intorno alla cappellina per passeggiare. Non ci si aspettava che uscisse, perché ieri c’è stato un violentissimo temporale, tanto violento quanto breve. Si pensava quindi che non fosse la giornata adatta. Ma passato il temporale, è tornato un tempo assolutamente splendido e il Papa ha quindi deciso di uscire comunque. E’ rientrato, come sempre, tra le 19 e le 19.15, alla villetta, dove ha cenato e trascorso la serata.

 
D. - Il Papa anche stavolta ha fatto degli incontri? Si è fermato con qualcuno?

 
R. - No, anche perché non c’era nessuno in giro, proprio a causa del temporale verificatosi poco prima. E’ stata una cosa molto riservata. Ovviamente, in molti lo hanno visto passare. C’era gente che lo ha salutato e il Papa ha ricambiato i saluti dal finestrino, ma senza fermarsi e senza fare altri incontri.

 
D. - Nella mattina di ieri, Benedetto XVI ha incontrato il clero delle diocesi di Belluno-Feltre e di Treviso. Quali risonanze ha avuto questo incontro?

 
R. - Parlando con i sacerdoti, dopo l’incontro, posso dire che erano tutti molto contenti. Hanno sottolineato l’importanza di quanto detto dal Papa. Si è parlato anzitutto di pastorale e di problemi molto concreti, come il dialogo con gli immigrati, i giovani, l’educazione, il ministero del sacerdote.

 
L'incontro del Pontefice con il clero locale ha toccato diversi argomenti, sintetizzati dalle dieci domande poste a Benedetto XVI dai sacerdoti delle diocesi di Belluno-Feltre e di Treviso. All’incontro, che si è svolto ad Auronzo di Cadore, nella chiesa di Santa Giustina, hanno preso parte circa 400 tra parroci e sacerdoti. Luca Collodi ha raccolto il commento di mons. Giuseppe Andrich, vescovo di Belluno-Feltre:RealAudioMP3

 
R. - E’ stato veramente memorabile questo incontro per noi, per la semplicità e la profondità. Il Papa non è stato sbrigativo, non ha dato l’idea di una semplicità che fosse imprecisione, o risposte date per comodo, superficiali, ma una semplicità che andava all’essenziale e che denota in lui, mi pare di poter dire, quella capacità di vedere in simultanea moltissimi aspetti, individuando con grande precisione le priorità, per dare uno sguardo alla dimensione pastorale della nostra Chiesa e dei nostri preti, per renderli capaci di essere pastori e non "burocrati".

 
D. - Difatti, uno dei temi centrali ha riguardato la pastorale e qui il Papa è stato molto chiaro: il prete non è un "burocrate del sacro"...

 
R. - Certamente. Questo punto è stato particolarmente accolto da quei preti, con i quali poi ho parlato, come fondamentale, perché l’organizzazione attuale che noi vescovi dobbiamo dare per una distribuzione del clero che sia rispondente a quella diminuzione forte del numero dei preti, quel un nuovo tipo organizzativo che vede la vita comune del clero di più al servizio di tutti, comporta per molti versi una preoccupazione esagerata nei preti per tante cose organizzative. Ma credo che si debba veramente condividere la nostre responsabilità con i laici, perchè molto spesso si chiede alla Chiesa e anche al prete molte cose che sviano da quel servizio fondamentale al Vangelo e alla crescita dell’amore nel mondo.

 
D. - Il Papa ha affrontato il tema della pastorale giovanile: un tema che sta molto a cuore a Benedetto XVI...

 
R. - Certamente. In particolare, vorrei sottolineare l’intervento del Santo Padre che cercava di individuare il motivo di tanta sofferenza nell’animo giovanile, al di là della superficialità apparente del loro modo di comportarsi. Quella sofferenza che porta alla disperazione, che il Papa ha individuato come un non-senso alla vita, che deriva da una cultura che oggi non riesce più ad affrontare i problemi reali, soprattutto di chi ha grande aspirazione alla felicità. Come pure il problema dei suicidi o delle morti sulle strade per delle corse spericolate, alla ricerca di un’emozione che non può pagare in soddisfazione e felicità. Questi temi sono stati affrontati con molta partecipazione dal Santo Padre.

 
D. - Benedetto XVI ha parlato della presenza di una ragione creatrice che può dare nuovo stimolo anche per la vita, per l’esistenza, per il futuro ai giovani...

 
R. - Ha tracciato una prospettiva storica ed anche una prospettiva sul futuro, per questo mito di una scienza che in qualche maniera si contrappone alla fede. Questo problema di un mondo in cui Dio non c’è, che diventa un mondo dell’arbitrarietà e che, come tale, crea dei percioli per l'uomo.

 

 
Grande, come detto, l’entusiasmo dei sacerdoti che hanno incontrato il Papa. Particolarmente apprezzate le risposte di Benedetto XVI alle loro domande. Ascoltiamo,+ al microfono di Tiziana Campisi, don Sergio De Martin Modolado, parroco della chiesa dei Santi Ermagora e Fortunato di Lorenzago di Cadore:RealAudioMP3
 
R. - Il Papa ha sottolineato molto l’ascolto ieri, in quasi tutte le risposte: l’ascolto. Forse abbiamo troppe cose da dire e oggi nessuno ascolta più. E invece credo che questo atteggiamento tipicamente mariano, quello di ascoltare per capire bene l’altro - che può essere anche un laico, che può essere anche una persona di diversa opinione o religione - sia importante. Poi, sono venuti fuori problemi attinenti al Concilio Vaticano II. Qui, il Papa ha detto così: “Umiltà senza trionfalismo”. "Questo è molto bello, però", ha aggiunto, anche con decisione. E ancora, ha sottolineato alcuni aspetti positivi circa la partecipazione più attiva dei laici nella vita della Chiesa, dei Movimenti, la loro disponibilità.

 
D. - Che cosa ha sottolineato, in particolare, Benedetto XVI?

 
R. - Ci ha parlato della crescita nella Chiesa, e poi ha detto: “Noi dobbiamo sempre essere testimoni della speranza”, quindi ci ha esortato ad annunciare, qualche volta con le parole, ma soprattutto con la vita, la convinzione che Dio ci ama e ha sottolineato che talvolta è necessaria, per farlo, anche la "croce".

 
D. - Quali altre domande sono state poste al Papa?

 
R. - Un sacerdote ha chiesto che risposte possiamo dare noi sacerdoti in circostanze difficili, di fronte a quei matrimoni cristiani che in situazioni irreversibili sono causa di tanta sofferenza perchè molti non possono accostarsi al sacramento della Comunione. La risposta del Papa è stata: “La verità con amore, con carità”. Qui, c’è tutta una sensibilità pastorale che credo che non sia legata a nessuna laurea, ma venga dal cuore.

 
D. - Di questo colloquio con il Santo Padre, cosa le è rimasto particolarmente impresso?

 
R. - Le sue risposte, che hanno avuto sempre dei riferimenti a Dio. Come sempre, il Santo Padre riporta a Dio. La famiglia, ad esempio, come l’ha pensata Dio, come Dio l’ha posta sulla terra. Al di là, invece, oggi, c’è una cultura che si è allontanata da questo progetto di Dio, per cui ci si trova dinanzi ad una realtà che fa soffrire. L’uomo oggi soffre, è inquieto, si crea problemi. Allora, il Santo Padre ci ha detto di essere testimoni di speranza, anche con il sorriso, con l’incontro, con la benevolenza: fermarsi a vedere ciò che abbiamo di fronte in positivo. E parlando della figura del parroco, ha detto: “Non sia un 'burocrate de sacro', ma un pastore che accompagna, che vive insieme, che cresce, che annuncia”. La nostra tipica specialità è proprio questa: portare l’uomo a Dio, senza lasciarsi travolgere da quello che non spetta a noi. Qualche volta, questa è una grave tentazione che ci stressa, che ci butta giù, per cui, dopo, la preghiera non è più quella e il rapporto con Dio non è più profondo. Le parole del Papa ci hanno incoraggiato molto. Ecco, ciò che noto è che la gente si accosta al Santo Padre, lo cerca, vuole ascoltarlo come chi ha sete. Si corre come verso una fonte che ha parole semplici e profonde. E quando parla, Benedetto XVI dà risposte ai problemi che la gente poi si porta dentro.







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