2007-07-21 14:05:35

Attesa per il secondo Angelus di Benedetto XVI da Lorenzago. Ieri sera, al Castello di Mirabello, il concerto dei cori del Cadore in onore del Papa


A Lorenzago di Cadore, dove Benedetto XVI soggiornerà fino al prossimo 27 luglio, fervono i preparativi per l’Angelus che il Papa reciterà domani dal palco collocato nella grande Piazza Calvi della cittadina bellunese. Si prevede che migliaia di persone assisteranno alla recita mariana. E’ quanto ci conferma, al microfono di Amedeo Lomonaco, l’inviato del quotidiano Avvenire, Salvatore Mazza:RealAudioMP3


R. - Di sicuro, si sa che in un primo tempo si parlava di quattromila persone, ma probabilmente saranno molte di più. Arriveranno forse in seimila, e probabilmente altri proveranno comunque a salire fino a questo paese, che sta al confine del Cadore. Il palco è stato ultimato proprio questa mattina, vicino alla chiesa parrocchiale, nella piazza principale di Lorenzago. Qui, il Papa reciterà l’Angelus. Tutti ormai aspettano questo momento. Sarà un appuntamento che inizierà presto, con la Messa che celebrerà il vescovo di Belluno-Feltre, mons. Giuseppe Andrich in piazza. Assisteranno all'Angelus anche il vescovo di Hong Kong, il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, e il patriarca di Venezia, il cardinale Angelo Scola. Quindi, sarà un momento di grande interesse per tutti quanti.

D. - E ieri sera il Papa ha passeggiato e pregato davanti all’immagine della Madonna di di Medjugorje. E’ stato un momento molto toccante...

 
R. - Ha raggiunto questa piccola cappella nel bosco e ha pregato davanti ad una immagine della Madonna di di Medjugorje che, tra l’altro, ha una storia singolare: l’immagine venne infatti portata qui negli anni ’80 e fu rubata. Dopo qualche tempo, però, il ladro la restituì e tornò appunto in questa piccola cappella. Il Papa ha recitato il Rosario, ha passeggiato per circa un’ora.

D. - Quindi, il Papa ha salutato e stretto la mano a quanti lo attendevano...

 
R. - Sì, esatto, perché uscendo dal bosco e camminando insieme con il suo segretario, don Georg Genswein, ha incontrato un gruppo abbastanza nutrito di persone. Si è fermato, ha salutato tutti quanti, ha anche parlato con i giornalisti e ha scambiato qualche battuta, dicendo: “Non avete nulla da scrivere”, salvo poi dire qualcosa a sua volta a proposito della sua contentezza per la liberazione di padre Giancarlo Bossi. E poi è rientrato come al solito intorno alle 19.30 nella villetta, dove risiede in questi giorni, per la cena. Più tardi, ha assistito allo spettacolo dei cori del Cadore.

E dunque, Benedetto XVI ha preso parte, nella serata di ieri, al concerto in suo onore, offerto dal vescovo di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich. All'appuntamento musicale, hanno preso parte sette formazioni del Cadore. Il Papa ha sottolineato come il cantare in coro sia un’educazione alla vita e alla pace. Il servizio di Amedeo Lomonaco: RealAudioMP3

Il concerto di cori alpini in onore del Papa, dedicato alla “spiritualità della montagna”, ha esaltato la grande cultura musicale della terra dolomitica e il fascino delle melodie popolari. Dopo l’esibizione di sette cori al Castello di Mirabello, il Papa ha ringraziato i cantori e, ricordando le parole di Sant’Agostino, ha detto che “fonte del canto è l’amore”. “Cantare in coro - ha aggiunto - esige attenzione all’altro, al compositore, al maestro, alla totalità che chiamiamo musica e cultura”. La cultura popolare - ha poi sottolineato il Santo Padre - è un gioiello della nostra identità europea da coltivare e promuovere. Benedetto XVI ha anche detto che bisogna saper ascoltare la voce del cuore e dell’anima:

 
“L’educazione a cantare in coro non è soltanto un esercizio dell’udito esteriore e della voce, è anche un’educazione dell’udito interiore; un esercizio e un’educazione alla vita, alla pace”.

 
Poco prima dell’inizio del concerto, il vescovo di Belluno-Feltre, Giuseppe Andrich, ha rievocato la drammatica pagina del primo conflitto mondiale che ha avuto anche le Dolomiti come teatro di guerra. L’auspicio - ha detto il presule - è che le montagne “non siano crinali di divisione”, ma “la spina dorsale della pace e dell’incontro tra i popoli”. A queste parole ha fatto poi riferimento il Santo Padre:
 
“Sua Eccellenza ha anche accennato a un tempo triste e duro, 90 anni fa, dove questa montagna era una barriera, un teatro terribile e cruento di guerra. Ringraziamo il Signore che adesso c’è pace nella nostra Europa e facciamo di tutto perché la pace cresca in tutti noi e nel mondo, e sono sicuro che proprio questa bella musica sia un impegno per la pace e un aiuto a vivere in pace”.
 
“Cantare in coro - ha ribadito infine Benedetto XVI - è un’educazione alla vita, alla pace, un camminare tutti insieme”.







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