2007-07-19 15:00:03

Palermo ricorda commossa Paolo Borsellino, a 15 anni dalla morte. La testimonianza della sorella Rita


L’indelebile ricordo della strage di via D’Amelio, nella quale, 15 anni fa, a Palermo, persero la vita il giudice Paolo Borsellino e i quattro agenti della sua scorta, ha contribuito a far maturare una più diffusa e radicata coscienza civile. E’ quanto ha scritto in un messaggio inviato alla vedova Borsellino il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, che ha definito il giudice ucciso un esempio di dirittura morale e di determinazione nella difficile lotta contro la brutale spirale del fenomeno mafioso. Tante le cerimonie oggi a Palermo per commemorare la figura del magistrato. Ci riferisce dal capoluogo siciliano, Alessandra Zaffiro:RealAudioMP3

“La mafia non è un insieme di persone, ma una mentalità corrotta e sbagliata”: è uno dei tanti messaggi scritti sugli striscioni colorati realizzati dai bambini che, questa mattina, hanno preso parte in via D’Amelio alla veglia per ricordare il giudice Paolo Borsellino, ucciso 15 anni fa con la sua scorta, mentre andava a trovare sua madre. Tante le autorità che in via D’Amelio hanno reso omaggio alle vittime della strage con una corona di fiori, tra queste il presidente del Senato. “E’ questo un momento di grande commozione – ha detto Franco Marini – alla vedova e alla sorella di Paolo Borsellino. Tornerò presto a trovarvi”. Il presidente del Senato ha poi partecipato all’incontro promosso dall’Associazione nazionale magistrati al Palazzo di Giustizia per ricordare il giudice Borsellino e gli agenti che lo proteggevano. “La lotta alla mafia – ha detto nel suo intervento – è la continuazione della lotta per la liberazione ed è anche lotta per l’unità nazionale, basata sulla collaborazione dell’intelligence e dei saperi di tutto il nostro Paese. Come lo è stato e deve esserlo ancora, la lotta contro il terrorismo”. Sulle stragi del '92, Marini ha aggiunto: “Occorre valutare con estrema attenzione tutti i nuovi indizi per fare piena e completa luce sulle circostanze in cui maturarono quei tragici eventi, indagando senza alcun limite, se non l’attenta ricerca del verità. Questa mattina, Rita Borsellino, sull’inchiesta della Procura di Caltanissetta circa l’ipotesi di un coinvolgimento di persone legate ad apparati deviati dei Servizi Segreti nella strage di via ‘D’Amelio ha commentato: “Abbiamo subito denunciato la scomparsa dell’agenda di mio fratello ed abbiamo chiesto la verità, ma fin dall’inizio si è capito che qualcosa non funzionava”. Le Forze dell’Ordine ed i magistrati, comunque, in questi anni, nonostante le difficoltà, hanno fatto un eccellente lavoro ed oggi – ha concluso – forse si può fare ciò che prima non era possibile”. Nel pomeriggio, alle 19, sarà celebrata una Messa nella chiesa Don Orione, alle 20.30 si svolgerà la fiaccolata promossa da Azione Giovani e infine, alle 21, il dibattito su “Senso civico e cittadinanza”.

 
Sul quindicesimo anniversario della strage di via d’Amelio, Tiziana Campisi ha intervistato proprio la sorella del giudice scomparso, Rita Borsellino:RealAudioMP3

R. – Sono stati 15 anni di grande impegno per provare a far sì che questa memoria restasse viva e soprattutto per far sì non solo che fosse fatta giustizia, ma che la giustizia prendesse il sopravvento. Noi vogliamo sapere i perché, noi vogliamo sapere a chi serviva uccidere Paolo Borsellino. Oggi i bambini giocano in via D’Amelio ricordando Paolo: i bambini sono la generazione che non c’era allora, ma che oggi si è fatta carico di questa memoria, richiedendo il proprio diritto alla vita e il proprio diritto al gioco. E allo stesso tempo, dopo 15 anni, si riapre un filone che dovrebbe finalmente portare alla scoperta della verità, la verità tutta intera e non soltanto parti della verità e, quindi, finalmente a fare giustizia.

 
D. – Che cosa è cambiato per le nuove generazioni in questi 15 anni, grazie anche all’esempio di Paolo Borsellino e di Giovanni Falcone?

 
R. – Non solo l’esempio della loro vita, ma purtroppo, tragicamente, anche tutto quello che ha rappresentato la loro morte. Oggi nessuno può più far finta di non sapere e di non capire. Se prima qualcuno poteva ancora dire “la mafia, io non la conosco”; oggi tutti sanno che la mafia esiste. Poi si può scegliere: si può scegliere di stare da una parte o dall’altra; si può scegliere di restare anche indifferenti, ma la consapevolezza ora c’è. Prima, questa consapevolezza era troppo vaga. Un fenomeno per poterlo affrontare, bisogna conoscerlo. Proviamo quindi ad affrontarlo concretamente e soprattutto a superarlo.

 
D. – Che tipo di cambiamento, invece, ha avuto la città di Palermo? C’è stato un risveglio? Le coscienze sono state toccate?

 
R. – Sì, sono state toccate. Qualche volta hanno avuto dei momenti di sonno, qualche volta hanno avuto momenti di esaltazione. Io ricordo che dopo le stragi sembrò che davvero tutto potesse cambiare. Per alcuni anni quella esaltazione è stata veramente qualcosa che si poteva toccare con mano, che si avvertiva e si avvertiva un entusiasmo crescente nella gente grazie anche ai risultati che la magistratura e gli inquirenti riuscivano ad avere. Poi tutto sembrò addormentarsi e tornare indietro, anche l’attività della magistratura fu frenata e contro di essa ci fu pure una campagna di screditamento. Ci fu un periodo molto buio. Io oggi vedo come uno spiraglio di luce, come se davvero si volesse riprendere quel filone, quella indignazione e non si ricomincia da capo, da zero, ma si ricomincia dal punto esatto in cui si era lasciato.

 
D. – Che cosa manca alla Sicilia perché possa vivere nella pace?

 
R. – Io credo che questa terra abbia bisogno soprattutto di sviluppo e che questa terra abbia bisogno soprattutto bisogno di vedere garantiti i propri diritti. Tutto il nostro Paese ha poi bisogno di una politica responsabile, di una politica forte che sappia guidare questo Paese verso la giustizia e la libertà.

 
D. – Dopo la morte di suo fratello, tanto dolore ma anche tante novità e quindi i frutti di questo sacrifico. Anche la sua vita è cambiata tanto...

 
R. – La mia vita è cambiata profondamente, anzitutto per questa perdita, per me straordinaria, ma anche per la consapevolezza da parte mia che ognuno debba fare la sua parte ed impegnarsi affinché la situazione migliori.







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