Prosegue il riposo di Benedetto XVI in Cadore in serata la preghiera a Stabie.
Un pensiero di mons. Ravasi sulla spiritualità della montagna
Caratterizzato dalla meditazione, dallo studio ma anche dalle passeggiate serali,
negli splendidi sentieri del Cadore, il periodo di riposo di Benedetto XVI a Lorenzago.
Oggi è ritornato a Stabie, vicino al passo della Mauria, dov'era stato giovedì scorso,
sulla strada del ritorno ha incontrato alcuni villeggianti, ai quali ha augurato ''Buone
vacanze''. Massimiliano Menichetti ne ha parlato con Salvatore Mazza
inviato di “Avvenire”, raggiunto telefonicamente a Lorenzago:
Caratterizzato
dalla meditazione, dallo studio e da corroboranti passeggiate negli splendidi sentieri
del Cadore, prosegue il periodo di riposo di Benedetto XVI a Lorenzago. Ieri, in serata,
il Papa si è recato a Danta nel Comelico. A quanti hanno potuto incontrarlo, ha espresso
la sua gioia nel poter ammirare un paesaggio naturale così bello come quello offerto
dalle Dolomiti. Si confermano, dunque, i ritmi di queste giornate, come sottolinea
l’inviato di “Avvenire” Salvatore Mazza, raggiunto telefonicamente a Lorenzago
da Alessandro Gisotti:
R. -
Si avvicina ormai il “giro di boa” di queste vacanze e il Papa ha impresso un ritmo
abbastanza ben determinato alle sue giornate: studio, preghiere e queste uscite serali
di non più di due ore e che hanno sempre come destinazione uno dei luoghi di culto
popolare che si trovano intorno a Lorenzago. Così è stato pure ieri: è andato a Danta,
nel Comelico, dove si è fermato a pregare in una chiesetta antica dedicata a Santa
Barbara, accompagnato dal parroco con il quale hanno pregato insieme. Ed è poi tornato
a Lorenzago. Per la prima volta, passando attraverso il Paese, il Papa ha fatto rallentare
la macchina, ha percorso molto lentamente il corso principale e tutti quanti hanno
avuto modo di vederlo e di salutarlo.
D. - D’altro
canto, Benedetto XVI in queste sue passeggiate non si è mai sottratto ad incontri
- ovviamente occasionali e con grande sorpresa della popolazione locale - ed ha anche
fatto battute di spirito, soprattutto con i più piccoli…
R.
- Le sue mete sono sempre stati questi luoghi di culto. Ovviamente, sulla strada capita
di incontrare delle persone e il Papa si è sempre fermato, è sceso dalla macchina
quando è stato necessario, ha scambiato battute e parole con i bambini. Si è addirittura
fermato a casa di una coppia di anziani.
D. - Domani
arriva a Lorenzago il cardinale Tarcisio Bertone, a conferma che anche in questo periodo
di riposo il Papa segue con attenzione la vita della Chiesa, ma anche l’attualità
internazionale: pensiamo, ad esempio, a padre Bossi…
R.
- Certamente, proprio a padre Bossi il Papa ha dedicato il suo primo pensiero appena
arrivato. Domani, arriva il cardinale segretario di Stato ed è previsto che vedrà
il Papa, anche se non si fermerà qui. Andrà anche a Pieve di Cadore, dove incontrerà
i giornalisti. E’ un segno di quello che si diceva prima: la vacanza come un momento,
sì, di riposo; sì, privilegiato in qualche modo anche per altre cose - come la scrittura
del suo libro che durante l’anno viene un po’ più trascurata - ma certamente non distaccata
dalle cose che riguardano la Chiesa.
La presenza del Papa nel Cadore,
come dimostrato dai tanti fedeli accorsi a Lorenzago per l’Angelus di domenica, viene
vissuto con grande gioia da tutti gli abitanti della zona. Ecco la testimonianza del
sindaco di Lorenzago, Mario Tremonti, intervistato da Luca Collodi: R.
- Naturalmente ci sono dei sentimenti di gioia, felicità. Sapere di avere il Pontefice
che si può vedere ogni giorno passare nelle sue escursioni, è una cosa che immagino
lo desidererebbero tutti. Noi siamo veramente fortunati.
D.
- Mi sembra di capire che lei riceva, un po’ come il parroco di Lorenzago, tutta
una serie di richieste...
R. - Sì, ci sono richieste
di vario tipo. Naturalmente, io puntualmente dico che non è possibile perché a noi
interessa che il Papa faccia le sue vacanze e sia lasciato tranquillo.
D.
- Ed è questo proprio un altro punto sul quale i giornali hanno scritto molto cioè
l’accoglienza e la discrezione degli abitanti del Cadore...
R.
- E’ forse una nostra caratteristica, ma io credo che sia una caratteristica un po’
di tutte le genti che vivono in montagna di rispettare l’ospite e lasciargli godere
la bellezza della natura, la tranquillità, e la serenità che può offrire un paesaggio
del genere.
D. - Un evento del genere, un Consiglio
comunale, quindi degli uomini politici, come lo affrontano?
R.
- Quando ho saputo della notizia che il Papa sarebbe venuto a Lorenzago, la prima
cosa che ho fatto è un Consiglio comunale straordinario con all’ordine del giorno
proprio questo evento, dove ho invitato tutte le associazioni, oltre che il parroco,
a costituire un comitato di buona accoglienza. Quindi, si è lavorato in perfetta sintonia
al di là e al di fuori di qualsiasi schieramento di opinione per far ciò e credo che
ci siamo riusciti.
Domenica, all’Angelus recitato da Lorenzago, Benedetto
XVI ha sottolineato che “l’ammirazione per le bellezze naturali si trasforma facilmente
in preghiera”. Un pensiero questo sul quale Alessandro Gisotti ha raccolto
la riflessione di mons. Gianfranco Ravasi, prefetto della Biblioteca Ambrosiana:
R. -
Vorrei partire da una frase di uno scrittore inglese, Chesterton, che in una sua opera
diceva: “Il mondo perirà non per mancanza di meraviglie, ma perirà per mancanza di
meraviglia”. L’umanità, ad un certo momento, scomparirà quasi nella sua umanità profonda
e nella sua identità, quando non avrà più la capacità di stupirsi, di contemplare.
Soprattutto nella visione religiosa, ciò che importa è riuscire ad intravedere nell’interno
del cosmo - non per nulla lo si chiama cosmo, che è una parola greca che significa
"ordinato" - riuscire a trovare un messaggio trascendente, riuscire a trovare i segni
del Creatore. In questa luce, è indiscutibile che sia necessario avere questo stupore.
D. - Nell’Antico come nel Nuovo Testamento, la montagna
è sempre un luogo legato a momenti forti, di preghiera che precedono scelte importanti:
pensiamo alla vita di Gesù…
R. - Questo è verissimo.
Ad un certo momento - io lo ho fatto una volta con un libro intero – si possono ricostruire
tutti i monti della Bibbia e sono veramente una sequenza enorme. Cristo stesso, pensiamo
al Monte della Beatitudini, presenta quasi in parallelo con il Sinai, la sua legge
nuova, piena, perfetta, ma che ha sempre un collegamento con quella che è discesa
come voce di Dio, attraverso la parola di Mosé, da quella vetta. Vorrei anche ricordare
che esiste poi un monte, che geograficamente è del tutto irrilevante - tanto è vero
che è inserito e nascosto ora nell’interno di una basilica, uno sperone roccioso di
soli 6-7 metri, il Calvario, in ebraico il Golgota - che è diventato però simbolicamente
centrale per la fede cristiana e un po’ anche per tutti coloro che guardano al mistero
del dolore e della speranza.
D. - Benedetto XVI
sta trascorrendo un periodo di riposo, ma ci ricorda che vacanza non vuol dire assenza,
perdita di se stessi…
R. - Questo è vero. Diciamo
subito che la parola vacanza deriva dal latino, dal verbo latino “vacare”, che di
per sé come suo significato principale non rimanda al vuoto, al vacuum, ma
rimanda piuttosto all’impegno, “al dedicarsi a”. E’ forse in questa luce che dobbiamo
riscoprire anche noi quando siamo soprattutto tentati di avere una vacanza che ricalchi
nient’altro che la confusione, la fatica e il rumore del tempo del lavoro, del resto
dell’anno. Pensiamo, ad esempio, a quelli che vanno in certe città di mare che sono
alla fine nient’altro che la riedizione di tutti i rumori, di tutte le tensioni della
vita in città. E’ bene ricordare, invece, che - in questa luce la vetta del monte
è simbolicamente più rilevante - è necessario ritrovare ancora la capacità di entrare
in se stessi.