L'attrattiva del canto gregoriano sui cristiani del ventunesimo secolo. Una riflessione
del musicologo, Angelo Rusconi
Il canto liturgico medievale esercita ancora una grande attrattiva sui fedeli della
Chiesa cattolica. Questo il pensiero del musicologo, Angelo Rusconi, che la
settimana scorsa ha affrontato il tema nell’ambito del Festival milanese “La settimana
mediterranea”. Le radici della musica sacra tradizionale, come illustra lo studioso,
risalgono all’epoca pre-carolingia e affondano nella cultura ebraica e in quella greco-siriaca.
L’intervista di Silvia Gusmano: R.
- A partire da quando noi possediamo documenti scritti della musica, cioè dalla fine
dell’Alto Medioevo, verso l’anno Mille, l’analisi dei repertori musicali delle Chiese
latine ci permette di rintracciare alcuni parallelismi sia con le tradizioni delle
Chiese orientali, che con le tradizioni musicali e laiche della diaspora, che si sono
perpetuate attraverso la tradizione orale. Quindi, con tutta la prudenza che queste
comparazioni richiedono, possiamo verificare l’assimilazione di melodie - si trovano
infatti melodie comuni fra le tradizioni ebraiche e bizantine, siriache e del canto
gregoriano, del canto ambrosiano etc. - ma anche le modalità di composizione e le
particolari strutture formali.
D. - Il canto liturgico
odierno quali elementi ha conservato di quello medievale?
R.
- Il canto liturgico della Chiesa latina, che continua oggi ad essere il canto gregoriano,
conserva gli stessi elementi che aveva assimilato già nella sua prima esistenza, poiché
il nucleo fondamentale del repertorio è oggi lo stesso di mille anni fa. Teniamo conto
che poi, oltre al canto gregoriano, noi abbiamo un altro tesoro: il canto proprio
del rito ambrosiano, che si conserva nella diocesi di Milano, il quale ha parecchie
relazioni con l’Oriente greco. Quindi, moltissimi canti di origine greco-siriaca sono
presenti in versione latina nel repertorio ambrosiano.
D.
- La cura della musica all’interno delle celebrazioni liturgiche: un aspetto molto
importante sia per Giovanni Paolo II che per Benedetto XVI. Secondo lei, che posto
ha la musica nella Chiesa di oggi?
R. - Al livello
dei documenti ufficiali, a partire da quelli del Concilio Vaticano II, la musica ha
un posto importantissimo e il primo posto è proprio del repertorio gregoriano. Poi,
purtroppo, sappiamo tutti che nei fatti la situazione è stata più difficile, più complessa,
però bisogna anche registrare sia da parte del Magistero che delle realtà locali,
da un po’ di tempo, il tentativo di invertire la rotta, di correggere certi eccessi
e di recuperare i valori della musica storicamente legata alla tradizione cattolica.