2007-07-15 13:46:53

Ad una settimana dalla pubblicazione, il cardinale indiano Toppo e il vescovo brasiliano Santoro raccontano, ai nostri microfoni, come è stato accolto dai fedeli il Motu Proprio sull’uso del Messale del 1962


I fedeli indiani hanno compreso che il tema della riconciliazione è alla base del Motu Proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI. E’ quanto sottolinea il cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi, ad una settimana dalla pubblicazione del documento sull’uso del Messale del 1962. In questa intervista di Alessandro Gisotti, il cardinale Toppo, presidente della conferenza episcopale indiana, mette l’accento sulle opportunità che possono essere colte dalla pubblicazione del Summorum Pontificum:RealAudioMP3


 R. – We are all with the Holy Father because it is an initiative to …
Siamo tutti con il Santo Padre, perché questa è un’iniziativa volta a promuovere la riconciliazione nella Chiesa cattolica. Apprezziamo la grande ricchezza della Chiesa. Quanto stabilito dal Motu Proprio non è un’imposizione: è quello che la Chiesa ha fatto nel passato e che molti fedeli apprezzano ancora: ce ne sono molti che sono legati a questa tradizione. Ecco perché l’intenzione del Santo Padre è quella della riconciliazione, della valorizzazione di questa tradizione per l’unità nella Chiesa. Trovo che sia un’iniziativa meravigliosa e non ci trovo alcun tipo di imposizione per alcuno. E’ solo una forma di apprezzamento per quello che già abbiamo, nel desiderio di portare riconciliazione tra i fedeli per l’unità all’interno della Chiesa cattolica.

 
D. – I fedeli in India comprendono le reali intenzioni del Papa, questo desiderio di riconciliazione?

 
R. – It is not a problem, here in India; it is not a problem at all, as it is in Europe, …
Non è un problema, qui in India, non è assolutamente un problema come in Europa. Forse solo a Bombay, ma se ne sta occupando il vescovo: la Messa tridentina, lo ribadisco, non presenta alcun problema. E’ molto apprezzata, e per coloro che lo desiderino, ovunque sia possibile accontentarli, si celebrerà la Messa secondo l’antico rito. Noi in India abbiamo Messe celebrate secondo diversi riti della Chiesa cattolica. Come ha detto il Santo Padre, per quanto riguarda il Messale del 1962, non ci sono due riti, ma è un solo rito con diversi modi di celebrarlo. Ecco perché noi non vediamo alcuna difficoltà, e neanche la gente ne ha. Ecco: l’unità nella diversità! Non si tratta quindi di uniformità nell’unità ma – appunto – di unità nella diversità.


Dall’India al Brasile: al microfono di Alessandro Gisotti, il vescovo di Petropolis, mons. Filippo Santoro, sottolinea la richiesta di una rinnovata sacralità diffusa tra i fedeli della sua diocesi e rafforzata da questo Motu Proprio:RealAudioMP3


R. – Il compito principale di noi vescovi, ed è quello che vedo anch’io nella mia diocesi, è di far capire l’aspetto profondo che Papa Benedetto vuole sottolineare: proprio questo aspetto della riconciliazione, della comunione piena è il cuore della proposta di Benedetto XVI. Noi abbiamo un compito da svolgere anche perché sulla stampa l’attenzione è tutta andata sugli aspetti secondari della questione. Hanno persino confuso le idee dicendo che adesso tornerà ad essere obbligatorio per tutti il latino! Per come la notizia è stata veicolata da certa stampa, l’impressione era che aspetti secondari prendessero il posto del nucleo essenziale. Ma, sia con i sacerdoti sia con il popolo, il lavoro nostro di vescovi è questo: mettere in luce il cuore della questione. E mettendolo in luce, si toglie una certa confusione che può esserci. Il nucleo, quando è spiegato, riscuote l’adesione positiva sia dei sacerdoti che del popolo di Dio.

 
D. – Nella Lettera che accompagna il Motu proprio, il Santo Padre sottolinea anche l’esigenza di una nuova valorizzazione della sacralità, con riferimento anche al Messale del 1970. E’ un’esigenza sentita dai fedeli della sua diocesi?

 
R. – Certamente, è un’esigenza molto sentita! Molto sentita soprattutto per l’affermarsi di tante forme liturgiche. La nostra diocesi di Petropolis conta qualcosa come 12 corali che cantano in latino, cantano in polifonico ... c’è tutta una sensibilità molto ricettiva in questo senso. Quindi, ciò che valorizza la ripresa del sacro, il valore del silenzio, il valore della musica sobria, il valore di una liturgia in cui il senso del mistero si impone sia nei sacerdoti, sia in grande parte del popolo, è vista come una prospettiva positiva, in cui la celebrazione del culto, unita alla celebrazione della vita, guadagna in dignità.







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