2007-07-13 15:27:25

La CEI critica i CUS. Belletti: come i DICO, sono una forma di tutela dei diritti "para-familiare", che minaccia la famiglia tradizionale


Si discute, in Italia, sui Contratti di unione solidale (CUS), il cui testo base è stato presentato ieri dal presidente della commissione Giustizia del Senato, Cesare Salvi, al Comitato ristretto della Commissione stessa. Il documento si riferisce alle unioni civili tra due persone maggiorenni, anche dello stesso sesso, la cui dichiarazione congiunta va effettuata davanti ad un giudice di pace o ad un notaio. Nell’iter parlamentare, i CUS prendono dunque il posto dei precedenti DICO, ossia Diritti e doveri delle persone stabilmente conviventi. Sulla questione, Isabella Piro ha raccolto il commento di Francesco Belletti, direttore del Centro internazionale Studi Famiglia e collaboratore dell’Ufficio nazionale di Pastorale familiare della Conferenza episcopale italiana:RealAudioMP3


R. - Diciamo così: la logica di fondo rimane quella del riconoscimento di questa forma "para-familiare". Nessuno lo dice, però è forse proprio la figura del Giudice di Pace che rende più impegnativa e più pubblicistica questa contrattualistica.

 
D. - Possiamo dire che i CUS non tutelano la parte debole della coppia?

 
R - C’è sempre questa grande possibilità di rescissione unilaterale dell’accordo, cioè sia i DICO sia i CUS sono risolvibili unilateralmente senza possibilità di contestazione, per cui chi si trova in posizione di forza, di fatto, può scegliere come vuole. E’ un po’ paradossale, perché in tutti gli altri contratti, ogni contraente è in qualche modo tutelato.

 
D. - L’aspetto, per così dire, "para-matrimoniale" dei CUS, sembra evidente nel divieto di stipula tra fratelli e tra nonno e nipote, ad esempio...

 
R. - Sì: è introdotto da questo nuovo progetto, ma proprio perché è una terra di confine, il difetto di tutto questo dibattito è proprio nel tentativo di individuare una zona intermedia tra i diritti delle persone e famiglia in quanto tale. Noi abbiamo come modello giuridico una soluzione abbastanza semplice e anche secca, molto chiara: o c’è un matrimonio oppure si tratta di diritti degli individui. E quindi, su questa linea bisognerebbe procedere. Però, ci vuole molta vigilanza perché non entri dalla finestra quello che è stato chiuso fuori dalla porta...

 
D. - Bisogna poi sottolineare che molti diritti sono tutelabili già ora tramite il Diritto privato...

 
R. - Sì: molte condizioni che venivano segnalate come ingovernabili, come diritti non esigibili, erano già tranquillamente esigibili. Non so, per esempio, anche sul tema della casa: chi subentra nell’affitto o simili fattispecie.

 
D. - Quale potrebbe essere, allora, una soluzione?

 
R. - Tra i giuristi si continua a sottolineare l’ipotesi che si debbano prendere le singole condizioni e si debbano fare degli interventi sulle singole normative. Per esempio, se si tratta di verificare il tema dell’affitto, si vada a vedere come sono regolati e si faccia un emendamento. Se si tratta di regolare il tema delle successioni, si prenda la normativa di settore e si faccia un emendamento per questa situazione. Ma non "ri-definiamo queste situazioni” e da questa nuova ri-definizione si tirano dentro tutti gli altri diritti, perché altrimenti, appunto, si definisce una nuova modalità di cittadinanza, che è non è famiglia, che non è diritti degli individui e che è... che cosa? Questa è la domanda.

 
D. - Quali potrebbero essere le conseguenze di questa nuova forma di cittadinanza?

 
R. - E’ vero dire che questa è una minaccia all’identità della famiglia, ed è vero soprattutto che è un rischio sia per i progetti di nuove famiglie, sia per la soggettività sociale della famiglia. In un certo senso, i giovani potrebbero avere di fronte una scelta tra un diritto "leggero" - una condizione che si può sciogliere come si vuole - e invece la vera assunzione di responsabilità e di nuova identità, che la scelta del matrimonio chiede. Forse, la nostra società ha bisogno di più coesione sociale, di strutture più forti, di una chiamata alla responsabilità più esplicita. E dare delle opzioni troppo leggere, troppo volatili contribuisce ad una debolezza dei progetti che non fa certo il bene delle persone e delle famiglie e della società.







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