Corea del Sud: Reazione alla sentenza sul feto non essere umano fino alle foglie
SEOUL, 13lug07 - “Verdetto deplorevole e sconvolgente”. Così la comunità cattolica
sudcoreana ha voluto bollare la sentenza della Corte Suprema sudcoreana secondo la
quale un feto non può essere considerato un essere umano fino a che non iniziano
le doglie della madre. La sentenza ha scatenato aspre polemiche nella Corea del Sud.
La Corte Suprema in sede di appello da parte di una ostetrica, accusata di omicidio
colposo in un caso d’aborto sopravvenuto dopo il diniego dell’ostetrica stessa ad
un parto cesareo, ha sentenziato che “seppure fosse disponibile l’opzione del parto
cesareo, dati i cinque chili di peso del feto e le 42 settimane di crescita nell’utero
materno, non si può parlare di omicidio perché il feto non è da considerarsi un
essere umano fino al travaglio materno”. Secondo il sacerdote Lee Dong-ik, docente
di Medicina presso l’Università Cattolica di Corea, questa sentenza “è una sconfitta
sociale: viviamo in una società che riesce, grazie ai progressi della medicina, a
salvare un bimbo di 21 settimane. E’ inaccettabile che un altro bimbo, praticamente
già nato, non sia nemmeno un essere umano”. “Ogni Paese – ha aggiunto il sacerdote
- ha delle piccole differenze in campo legale su dove inizi o come considerare la
vita, ma nessuno oltre ai giudici coreani ha mai stabilito che un bambino non nato
non sia un essere umano”. (Asianews-MANCINI)