2007-07-12 14:56:02

Nel primo anniversario dell’inizio della guerra in Libano tra israeliani e miliziani Hezbollah, ancora tensioni nel Paese dei Cedri


La decisione di Israele di lanciare un anno fa gli attacchi contro il Libano fu giusta: lo ha detto oggi il premier israeliano, Ehud Olmert, ricordando il primo anniversario del conflitto, che ha provocato 1112 vittime libanesi e 43 israeliane. La scintilla che innescò le violenze fu la cattura, da parte dei miliziani di Hezbollah, di due soldati dello Stato ebraico, tuttora prigionieri del movimento guerrigliero. Intanto, quattro soldati libanesi sono rimasti uccisi stamani in violenti scontri in corso nel campo profughi palestinese di Nahr al-Bared, nel nord del Libano, dal quale l’esercito di Beirut ha evacuato ieri 160 persone, probabilmente in vista di un massiccio attacco ai guerriglieri di Fatah al-Islam. Combattimenti con il gruppo, accusato di prossimità con Al Qaeda, sono cominciati nel campo profughi il 20 maggio scorso e sono proseguiti da allora senza interruzione. Ma in che modo il conflitto tra Israele ed Hezbollah ha mutato il panorama libanese e mediorientale? Giancarlo la Vella lo ha chiesto a Roger Bouchaïne, dell’Osservatorio geopolitico mediorientale:RealAudioMP3


R. – Attualmente Hezbollah controlla la situazione politica interna libanese. Dopo la guerra dello scorso luglio si è arrivati alla peggiore situazione, che mai si era creata in tutti gli anni di guerra. Hezbollah non si aspettava infatti di trovare all’interno del Paese un contrasto, pensava al contrario di riuscire a sottomettere tutta la politica libanese. La situazione ora è molto più complicata di quanto noi possiamo in realtà immaginare.

 
D. – Il Libano rimane un Paese in una condizione di estrema emergenza. Questi ultimi scontri nel campo profughi Nar El Baret possono essere considerati anche l’effetto di una destabilizzazione nata proprio un anno fa?

 
R. – Sì, anche se chiaramente il primo aspetto non è stato quello di Nar El Baret , ma certamente quello relativo a tutti gli attentati. La situazione è ora ancora più urgente e pericolosa, perché altri colpi sono pronti: appena l’UNIFIL abbassa un po’ la guardia o si trova in una situazione di minor sicurezza verrà sicuramente colpita. Ma non soltanto l’UNIFIL rischia di essere colpita. Possono essere colpiti anche l’esercito e i ministeri. Colpiranno appena possibile e questo per poter riuscire ad arrivare ad avere un contatto direttamente con Israele. Si vuole creare un varco. Lo scenario è veramente aperto e complesso e si sta ancor più allargando e in un modo così rapido che proprio non ci si aspettava.

 
D. – Perché il campo profughi di Nar El Baret è considerato un pericolo per la stabilità in Libano?

 
R. – Tutti i campi palestinesi - e non a caso la Risoluzione 1559 chiedeva il disarmo totale di tutte le milizie e in particolar modo di tutti i palestinesi che si trovano nei campi – hanno rappresentato luoghi di addestramento e di fornitura di armi, di droga e di tanto altro. Chiaramente Nar El Baret è un campo che ospita centinaia e centinaia di personaggi che sfruttano proprio il disagio sociale all’interno del campo stesso per reclutare uomini, ragazzi ed anche donne per combattere la Jihad. Al Qaeda trova sempre un territorio fertile nel disagio sociale. Tutto questo per arrivare ad avere dei combattenti che possono sacrificare la loro vita in nome della loro ideologia.







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