Salutato positivamente da cardinali e vescovi, in diversi Paesi, il Motu proprio Summorum
Pontificum di Benedetto XVI
Sta raccogliendo consensi, da parte di cardinali e vescovi, il Motu proprio Summorum
Pontificum di Benedetto XVI, pubblicato il 7 luglio scorso e che entrerà in vigore
il 14 settembre di quest’anno. Il documento del Papa, presentato in questi giorni
in diverse diocesi, viene visto dalle diverse Conferenze episcopali come uno strumento
che può favorire l’unità nella Chiesa. Per una carrellata sulle varie posizioni espresse
dai vescovi europei, il servizio di Tiziana Campisi:
I vescovi
di Inghilterra e Galles hanno salutato con favore “l’importanza dell’unità all’interno
della Chiesa, nel celebrare l’Eucaristia” che Benedetto XVI ha voluto sottolineare
attraverso il Motu proprio Summorum Pontificum e la lettera che lo accompagna.
Per il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo di Westminster e presidente della
Conferenza episcopale, anche se si possono “prevedere alcune difficoltà nel ricevere
e portare avanti l’insegnamento del Papa” sulla celebrazione dell’Eucaristia con Rito
Tridentino e secondo il Messale Romano del 1962, e sia possibile che “alcuni preti
non sappiamo immediatamente come meglio rispondere all’autentica richiesta del rito
straordinario”, le norme del Motu proprio “sono perfettamente chiare” quando affermano
che “la responsabilità spetta al vescovo, che farà riferimento da parte loro alla
Santa Sede per aiuto e consiglio”. “Benedetto XVI ha a cuore l’unità dei cattolici
- ha detto presentando il Motu proprio il cardinale francese, Jean-Pierre Ricard,
arcivescovo di Bordeaux - vuole favorire la loro riconciliazione e al tempo stesso
riconciliare la Chiesa con il suo passato liturgico. Non si tratta di un bi-ritualismo
ma di un solo rito che può essere celebrato in due forme”. Il Rito Tridentino, ha
detto ancora il porporato, “ha nutrito la fede dei fedeli per secoli e può continuare
a farlo ancora oggi. Con il Summorum Pontificum, Benedetto XVI chiede ai fedeli
conciliari e a quelli tradizionalisti di iniziare un cammino di riconciliazione e
di comunione”. Secondo il cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi
e presidente della Conferenza episcopale indiana, il Motu proprio non creerà particolari
problemi in India e, in alcuni casi, potrebbe anzi aiutare a risolvere tensioni in
seno ad alcune comunità cattoliche, come ad esempio quella di rito siro-malabarese,
divisa tra gruppi più tradizionalisti e gruppi fedeli al Concilio Vaticano II. “Ritengo
che il Motu proprio sia l’opera dello Spirito Santo che muove la Chiesa attraverso
il Santo Padre per portare unità e armonia tra i fedeli”, ha detto il cardinale Toppo.
Per mons. Kurt Koch, presidente della Conferenza episcopale svizzera, “occorre un
rinnovamento della consapevolezza liturgica che percepisca l’identità e l’unità della
storia liturgica pur nella sua molteplicità storica”. Solo se riconciliati e riconosciuti,
i diversi riti liturgici possono convivere. I vescovi olandesi, infine, vedono nel
Motu proprio “una riflessione spirituale ricca e profonda sulla tradizione della Chiesa
celebrante che loda e ringrazia Dio”. Per i presuli, “non si tratta di nessuna bocciatura
della liturgia del Concilio Vaticano II”, poiché il Messale Romano del 1962 e il Rito
Tridentino sono manifestazioni di uguale dignità della tradizione liturgica della
Chiesa cattolica romana”.