2007-07-11 17:07:21

Salutato positivamente da cardinali e vescovi, in diversi Paesi, il Motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI


Sta raccogliendo consensi, da parte di cardinali e vescovi, il Motu proprio Summorum Pontificum di Benedetto XVI, pubblicato il 7 luglio scorso e che entrerà in vigore il 14 settembre di quest’anno. Il documento del Papa, presentato in questi giorni in diverse diocesi, viene visto dalle diverse Conferenze episcopali come uno strumento che può favorire l’unità nella Chiesa. Per una carrellata sulle varie posizioni espresse dai vescovi europei, il servizio di Tiziana Campisi:RealAudioMP3


I vescovi di Inghilterra e Galles hanno salutato con favore “l’importanza dell’unità all’interno della Chiesa, nel celebrare l’Eucaristia” che Benedetto XVI ha voluto sottolineare attraverso il Motu proprio Summorum Pontificum e la lettera che lo accompagna. Per il cardinale Cormac Murphy-O’Connor, arcivescovo di Westminster e presidente della Conferenza episcopale, anche se si possono “prevedere alcune difficoltà nel ricevere e portare avanti l’insegnamento del Papa” sulla celebrazione dell’Eucaristia con Rito Tridentino e secondo il Messale Romano del 1962, e sia possibile che “alcuni preti non sappiamo immediatamente come meglio rispondere all’autentica richiesta del rito straordinario”, le norme del Motu proprio “sono perfettamente chiare” quando affermano che “la responsabilità spetta al vescovo, che farà riferimento da parte loro alla Santa Sede per aiuto e consiglio”. “Benedetto XVI ha a cuore l’unità dei cattolici - ha detto presentando il Motu proprio il cardinale francese, Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux - vuole favorire la loro riconciliazione e al tempo stesso riconciliare la Chiesa con il suo passato liturgico. Non si tratta di un bi-ritualismo ma di un solo rito che può essere celebrato in due forme”. Il Rito Tridentino, ha detto ancora il porporato, “ha nutrito la fede dei fedeli per secoli e può continuare a farlo ancora oggi. Con il Summorum Pontificum, Benedetto XVI chiede ai fedeli conciliari e a quelli tradizionalisti di iniziare un cammino di riconciliazione e di comunione”. Secondo il cardinale Telesphore Placidus Toppo, arcivescovo di Ranchi e presidente della Conferenza episcopale indiana, il Motu proprio non creerà particolari problemi in India e, in alcuni casi, potrebbe anzi aiutare a risolvere tensioni in seno ad alcune comunità cattoliche, come ad esempio quella di rito siro-malabarese, divisa tra gruppi più tradizionalisti e gruppi fedeli al Concilio Vaticano II. “Ritengo che il Motu proprio sia l’opera dello Spirito Santo che muove la Chiesa attraverso il Santo Padre per portare unità e armonia tra i fedeli”, ha detto il cardinale Toppo. Per mons. Kurt Koch, presidente della Conferenza episcopale svizzera, “occorre un rinnovamento della consapevolezza liturgica che percepisca l’identità e l’unità della storia liturgica pur nella sua molteplicità storica”. Solo se riconciliati e riconosciuti, i diversi riti liturgici possono convivere. I vescovi olandesi, infine, vedono nel Motu proprio “una riflessione spirituale ricca e profonda sulla tradizione della Chiesa celebrante che loda e ringrazia Dio”. Per i presuli, “non si tratta di nessuna bocciatura della liturgia del Concilio Vaticano II”, poiché il Messale Romano del 1962 e il Rito Tridentino sono manifestazioni di uguale dignità della tradizione liturgica della Chiesa cattolica romana”.







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