Illuminare la vita sociale con il Vangelo, l'impegno dei vescovi venezuelani in un
documento di largo respiro
Offriamo una sintesi in italiano dell’Esortazione dei vescovi del Venezuela, un paese
che sta attraversando un delicato momento sociale e politico. Il lungo documento dei
vescovi è stato pubblicato ieri al termine dell' 88° Assemblea plenaria dell'episcopato
venezuelano, conclusasi sabato scorso, 7 luglio. (traduzione e redazione di Luis Badilla)
"Vogliamo
rispondere alle sfide che la realtà del nostro tempo pone alla Chiesa in Venezuela
seguendo gli orientamenti della V Conferenza generale degli episcopati latinoamericani
e caraibici (...) ove i vescovi ci hanno animato ad essere discepoli e missionari
di Cristo per costruire un continente della vita, dell’amore e della pace".
Così
aprono i presuli venezuelani il loro documento conclusivo dell'88° Plenaria e, con
le parole del Concilio Plenario, invitano tutti, "credenti e non credenti ...a lavorare
per modellare una società con i valori che danno dignità alla persona umana, rendano
possibile nel Paese la novità della vita (cf. Rm 6,4) e così si renda possibile anche
la trasformazione del popolo con lo splendore della verità, della giustizia e della
pace, esperimentando la forza dell'amore fraterno" (Messaggio finale del Concilio
Plenario di Venezuela, n. 9).
LA REALTÀ DEL NOSTRO PAESE CI INTERPELLA.
I
vescovi ribadiscono: "Le nostre prese di posizioni sui problemi sociali non sono un'ingerenza
indebita nella vita politica bensì l'adempimento di un nostro obbligo per illuminare
la vita personale e sociale dei nostri fedeli dalla prospettiva del Vangelo e con
criteri squisitamente pastorali. Poco tempo fa il Papa ci ha ricordato: <>. (Sessione inaugurale
dei lavori della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi
nella Sala Conferenze del Santuario dell’Aparecida - 13 maggio 2007). I vescovi
proseguono: "Attualmente la nostra patria vive i momenti più decisivi della sua storia.
Dopo le elezioni del dicembre 2006, il potere Esecutivo ha annunciato la riforma della
Costituzione del 1999 con lo scopo di introdurre dei cambiamenti di grande rilievo
che comportano la creazione di un modello politico e sociale di carattere ideologico,
cosiddetto "socialismo del secolo XXI", e perciò è stata costituita una commissione
presidenziale per elaborare tale progetto. I vescovi del Venezuela ci siamo già riferiti
a questa questione durante la 87 ° Assemblea ordinarie nel gennaio scorso e, in tale
occasione, abbiamo manifestato la speranza che queste riforme contribuiscano al consolidamento
della vita democratica, chiedendo che il tutto fosse in armonia con il pluralismo
politico e con il rispetto dei diritti umani.(Cf. Exhortación "Tiempo de diálogo para
construir juntos", Enero 2007, n. 7). Ma, secondo quanto è trapelato nell'ambito dell'opinione
pubblica sul contenuto dei cambiamenti costituzionali e, soprattutto, sulla forma
del loro processo di elaborazione, che non accoglie sufficientemente lo spirito di
partecipazione richiesto dalla Costituzione stessa (oggi in vigore, NdR), ci sono
dubbi seri sulla natura democratica di questa riforma costituzionale. Diverse decisioni
ufficiali, come l'imposizione della parola d'ordine «Patria, socialismo o morte» e
dichiarazioni del Presidente e dei portavoce del suo Governo, consentono di supporre
che questa riforma volge allo stabilimento di un sistema socialista fondato sulla
teoria e la praxis del marxismo-leninismo.
Insicurezza e povertà I
vescovi parlando della sicurezza dei cittadini e del deterioramento del tessuto sociale
elencano numerosi gravi problemi: povertà, disoccupazione, mancanza di alloggi e di
ospedali, servizi pubblici deficitarii, bambini di strada, anziani senza attenzione.
Inoltre i presuli ricordano altre piaghe sociali pericolose come gli omicidi, il "killeraggio",
i sequestri, le estorsioni nonché il narcotraffico e riciclaggio di denaro sporco.
Ondata
di proteste Il documento ricorda la recente ondata di proteste contro la decisione
governativa di non rinnovare la licenza ad un canale radiotelevisivo. Su questa delicata
questione, si rammenta, l'Episcopato ha dichiarato apertamente la sua opinione contraria
nel momento opportuno. I vescovi spiegano che pur avendo espresso in passato delle
critiche a questo mass-media, la cancellazione della licenza, "è un attacco alla libertà
di espressione che riduce gli spazi per la comunicazione libera e favorisce l'egemonia
indebita del governo sui mezzi di comunicazione sociale, cosa, ovviamente antidemocratica".
Movimento
studentesco e Legge sull'Educazione I vescovi valorizzano come positivo che
il movimento studentesco di protesta e opposizione "abbia scelto la non-violenza attiva
per manifestare i suoi disaccordi contro le decisioni che attentano contro le libertà".
I presuli esprimo "preoccupazione per il nuovo progetto di Legge sull'Educazione"
(attualmente in seconda lettura presso l'Assemblea Nazionale) e precisano che nonostante
alcuni punti positivi in molte questioni importanti ci "sono omissioni" rilevante;
in particolare, sulla finalità ultima dell'educazione, sui diritti dei docenti, sulle
istituzioni che si occupano dell'educazione dei settori più poveri, e, infine, sul
diritto dei genitori a decidere sull'educazione e formazione religiosa dei propri
figli. "La cosa però più importante - scrivono testualmente - è la nostra preoccupazione
riguardo alla pretesa di impartire un'educazione con un unico e determinato orientamento
politico ed ideologico che finirebbe per colpire gravemente i diritti e i doveri degli
studenti, dei genitori e delle famiglie". I vescovi si lamentano per il fatto che
il dialogo con le istituzioni preposte al riguardo oggi è fermo nonostante le continue
richieste episcopali per riprendere le conversazioni.
Misure "populisti" Alla
fine del capitolo sulla realtà nazionale i vescovi lamentano che i molti problemi
sociali esistenti che possono essere risolti con misure strutturali, usando gli introiti
del petrolio, vengano affrontati con metodi "populisti". Inoltre ricordano che gli
ingenti introiti del petrolio sono serviti per alimentare "corruzione e clientelismo
politico".
UN CAMMINO DI DIALOGO E RINCONCILIAZIONE
"Gesù Cristo,
Cammino, Verità e Vita (Gv. 14,6), è fonte inesauribile di riconciliazione e di amore
... perciò proponiamo per la nostra patria questa strada. (...) Non possiamo accettare
la pretesa di dividere i venezuelani in due bandi irriconciliabili. La diversità di
posizioni ideologiche giuste e convenienti in ogni democrazia non devono diventare
belligeranza e intolleranza. La soluzione dei problemi politici e sociali in Venezuela
deve andare oltre il populismo che non rende mai conto veramente della loro natura
e oltre il militarismo che cede il protagonismo della società ai militari che non
hanno questo ruolo. Per risolvere questi problemi, aggiungono i vescovi, non servono
neanche le strade che propone il neoliberalismo poiché anche se svelano un apparente
progresso della società creano emarginazione di ampi settori del popolo e acutizzano
l'ingiustizia e l'esclusione".
Guardando al futuro, i vescovi ricordano il
magistero di Benedetto XVI in Aparecida: "L'economia liberale di alcuni Paesi latinoamericani
deve tenere presente l'equità, perché continuano ad aumentare i settori sociali che
si vedono oppressi sempre di più da un'enorme povertà o perfino depredati dei propri
beni naturali". Non sono neanche una soluzione, ribadiscono i presuli venezuelani
con parole del Papa nella medesima occasione, le " forme di governo autoritarie o
soggette a certe ideologie che si credevano superate, e che non corrispondono con
la visione cristiana dell'uomo e della società, come c'insegna la Dottrina sociale
della Chiesa".
Neanche il Presidente ha diritto ad offendere Riaffermando
la presenza della Chiesa e di tutti i suoi membri nella vita nazionale i vescovi ripetono
che "senza una cultura del rispetto, della tolleranza, dell'inclusione e dell'accettazione
dell'altro non è possibile una riflessione e un dialogo nazionale". Perciò condannano
e rifiutano l'intolleranza, gli scontri permanenti, le discriminazioni per motivi
politici, il linguaggio aggressivo e sprezzante. "Nessuno, e nemmeno il Presidente
della Repubblica, ha il diritto ad insultare o aggredire persone o istituzioni che
non condividono la stessa opinione e gli stessi progetti. La riconciliazione, la pace
e la solidarietà non annullano il diritto a dissentire; diritto che può condurre anche
alla protesta legittima, la quale, sempre, dovrà essere pacifica ... Le istituzioni
pubbliche hanno il grave obbligo di consentire e rispettare questo diritto a dissentire
che, tra l'altro, è costituzionale".
Occorre un accordo nazionale in difesa
della vita Per i vescovi "occorre un accordo nazionale in difesa della vita
in tutte le sue tappe, dal concepimento alla sua fine naturale. Ciò comporta un'opposizione
ad ogni tipo di violenza e di impunità, incluso le parole d'ordine che propongono
come alternativa e come obiettivo la morte, cosa non umana e non cristiana. L'uomo
scommette sempre in favore della vita e mai in favore della morte. Tali parole d'ordine
fomentano la violenza, l'odio e la vendetta".
CONCLUSIONE.
I
vescovi concludono chiedendo preghiere per la riconciliazione e solidarietà e con
Benedetto XVI affermano: "Il mistero dell'Eucaristia ci abilita e ci spinge ad un
impegno coraggioso nelle strutture di questo mondo per portarvi quella novità di rapporti
che ha nel dono di Dio la sua fonte inesauribile". (Esortazione apostolica postsinodale
«Sacramentum caritatis», n° 91) "Il Venezuela ha bisogno di benedizioni e non di offese.
Il Venezuela ha bisogno che l’attuale Costituzione sia applicata e non di una nuova.
E' sufficiente per costruire una democrazia sociale, umanista, trascendente, inclusiva
e solidale. Il Venezuela esige e urla, con la bocca dei suoi bambini e giovani, che
si metta fine all’odio, agli insulti, alle squalifiche personali e che figli e figli
della patria possano vivere riconciliati, nel rispetto e nella pace. Il documento
si chiude con una preghiera alla Madonna del Coromoto, Patrona del Venezuela, affinché
il suo amore guide i passi del popolo verso un futuro sempre migliore, verso una società
umana e cristiana, affinché Gesù sia, per tutti, Cammino, Verità e Vita (Gv 14, 6).