2007-07-11 13:59:10

Illuminare la vita sociale con il Vangelo, l'impegno dei vescovi venezuelani in un documento di largo respiro


Offriamo una sintesi in italiano dell’Esortazione dei vescovi del Venezuela, un paese che sta attraversando un delicato momento sociale e politico. Il lungo documento dei vescovi è stato pubblicato ieri al termine dell' 88° Assemblea plenaria dell'episcopato venezuelano, conclusasi sabato scorso, 7 luglio. (traduzione e redazione di Luis Badilla)

 

"Vogliamo rispondere alle sfide che la realtà del nostro tempo pone alla Chiesa in Venezuela seguendo gli orientamenti della V Conferenza generale degli episcopati latinoamericani e caraibici (...) ove i vescovi ci hanno animato ad essere discepoli e missionari di Cristo per costruire un continente della vita, dell’amore e della pace".

Così aprono i presuli venezuelani il loro documento conclusivo dell'88° Plenaria e, con le parole del Concilio Plenario, invitano tutti, "credenti e non credenti ...a lavorare per modellare una società con i valori che danno dignità alla persona umana, rendano possibile nel Paese la novità della vita (cf. Rm 6,4) e così si renda possibile anche la trasformazione del popolo con lo splendore della verità, della giustizia e della pace, esperimentando la forza dell'amore fraterno" (Messaggio finale del Concilio Plenario di Venezuela, n. 9).

LA REALTÀ DEL NOSTRO PAESE CI INTERPELLA.

I vescovi ribadiscono: "Le nostre prese di posizioni sui problemi sociali non sono un'ingerenza indebita nella vita politica bensì l'adempimento di un nostro obbligo per illuminare la vita personale e sociale dei nostri fedeli dalla prospettiva del Vangelo e con criteri squisitamente pastorali.
Poco tempo fa il Papa ci ha ricordato: <>. (Sessione inaugurale dei lavori della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano e dei Caraibi nella Sala Conferenze del Santuario dell’Aparecida - 13 maggio 2007).
I vescovi proseguono: "Attualmente la nostra patria vive i momenti più decisivi della sua storia. Dopo le elezioni del dicembre 2006, il potere Esecutivo ha annunciato la riforma della Costituzione del 1999 con lo scopo di introdurre dei cambiamenti di grande rilievo che comportano la creazione di un modello politico e sociale di carattere ideologico, cosiddetto "socialismo del secolo XXI", e perciò è stata costituita una commissione presidenziale per elaborare tale progetto. I vescovi del Venezuela ci siamo già riferiti a questa questione durante la 87 ° Assemblea ordinarie nel gennaio scorso e, in tale occasione, abbiamo manifestato la speranza che queste riforme contribuiscano al consolidamento della vita democratica, chiedendo che il tutto fosse in armonia con il pluralismo politico e con il rispetto dei diritti umani.(Cf. Exhortación "Tiempo de diálogo para construir juntos", Enero 2007, n. 7). Ma, secondo quanto è trapelato nell'ambito dell'opinione pubblica sul contenuto dei cambiamenti costituzionali e, soprattutto, sulla forma del loro processo di elaborazione, che non accoglie sufficientemente lo spirito di partecipazione richiesto dalla Costituzione stessa (oggi in vigore, NdR), ci sono dubbi seri sulla natura democratica di questa riforma costituzionale. Diverse decisioni ufficiali, come l'imposizione della parola d'ordine «Patria, socialismo o morte» e dichiarazioni del Presidente e dei portavoce del suo Governo, consentono di supporre che questa riforma volge allo stabilimento di un sistema socialista fondato sulla teoria e la praxis del marxismo-leninismo.


Insicurezza e povertà
I vescovi parlando della sicurezza dei cittadini e del deterioramento del tessuto sociale elencano numerosi gravi problemi: povertà, disoccupazione, mancanza di alloggi e di ospedali, servizi pubblici deficitarii, bambini di strada, anziani senza attenzione. Inoltre i presuli ricordano altre piaghe sociali pericolose come gli omicidi, il "killeraggio", i sequestri, le estorsioni nonché il narcotraffico e riciclaggio di denaro sporco.

Ondata di proteste
Il documento ricorda la recente ondata di proteste contro la decisione governativa di non rinnovare la licenza ad un canale radiotelevisivo. Su questa delicata questione, si rammenta, l'Episcopato ha dichiarato apertamente la sua opinione contraria nel momento opportuno. I vescovi spiegano che pur avendo espresso in passato delle critiche a questo mass-media, la cancellazione della licenza, "è un attacco alla libertà di espressione che riduce gli spazi per la comunicazione libera e favorisce l'egemonia indebita del governo sui mezzi di comunicazione sociale, cosa, ovviamente antidemocratica".

Movimento studentesco e Legge sull'Educazione
I vescovi valorizzano come positivo che il movimento studentesco di protesta e opposizione "abbia scelto la non-violenza attiva per manifestare i suoi disaccordi contro le decisioni che attentano contro le libertà". I presuli esprimo "preoccupazione per il nuovo progetto di Legge sull'Educazione" (attualmente in seconda lettura presso l'Assemblea Nazionale) e precisano che nonostante alcuni punti positivi in molte questioni importanti ci "sono omissioni" rilevante; in particolare, sulla finalità ultima dell'educazione, sui diritti dei docenti, sulle istituzioni che si occupano dell'educazione dei settori più poveri, e, infine, sul diritto dei genitori a decidere sull'educazione e formazione religiosa dei propri figli. "La cosa però più importante - scrivono testualmente - è la nostra preoccupazione riguardo alla pretesa di impartire un'educazione con un unico e determinato orientamento politico ed ideologico che finirebbe per colpire gravemente i diritti e i doveri degli studenti, dei genitori e delle famiglie". I vescovi si lamentano per il fatto che il dialogo con le istituzioni preposte al riguardo oggi è fermo nonostante le continue richieste episcopali per riprendere le conversazioni.

Misure "populisti"
Alla fine del capitolo sulla realtà nazionale i vescovi lamentano che i molti problemi sociali esistenti che possono essere risolti con misure strutturali, usando gli introiti del petrolio, vengano affrontati con metodi "populisti". Inoltre ricordano che gli ingenti introiti del petrolio sono serviti per alimentare "corruzione e clientelismo politico".

UN CAMMINO DI DIALOGO E RINCONCILIAZIONE

"Gesù Cristo, Cammino, Verità e Vita (Gv. 14,6), è fonte inesauribile di riconciliazione e di amore ... perciò proponiamo per la nostra patria questa strada. (...) Non possiamo accettare la pretesa di dividere i venezuelani in due bandi irriconciliabili. La diversità di posizioni ideologiche giuste e convenienti in ogni democrazia non devono diventare belligeranza e intolleranza. La soluzione dei problemi politici e sociali in Venezuela deve andare oltre il populismo che non rende mai conto veramente della loro natura e oltre il militarismo che cede il protagonismo della società ai militari che non hanno questo ruolo. Per risolvere questi problemi, aggiungono i vescovi, non servono neanche le strade che propone il neoliberalismo poiché anche se svelano un apparente progresso della società creano emarginazione di ampi settori del popolo e acutizzano l'ingiustizia e l'esclusione".

Guardando al futuro, i vescovi ricordano il magistero di Benedetto XVI in Aparecida: "L'economia liberale di alcuni Paesi latinoamericani deve tenere presente l'equità, perché continuano ad aumentare i settori sociali che si vedono oppressi sempre di più da un'enorme povertà o perfino depredati dei propri beni naturali". Non sono neanche una soluzione, ribadiscono i presuli venezuelani con parole del Papa nella medesima occasione, le " forme di governo autoritarie o soggette a certe ideologie che si credevano superate, e che non corrispondono con la visione cristiana dell'uomo e della società, come c'insegna la Dottrina sociale della Chiesa".

Neanche il Presidente ha diritto ad offendere
Riaffermando la presenza della Chiesa e di tutti i suoi membri nella vita nazionale i vescovi ripetono che "senza una cultura del rispetto, della tolleranza, dell'inclusione e dell'accettazione dell'altro non è possibile una riflessione e un dialogo nazionale". Perciò condannano e rifiutano l'intolleranza, gli scontri permanenti, le discriminazioni per motivi politici, il linguaggio aggressivo e sprezzante. "Nessuno, e nemmeno il Presidente della Repubblica, ha il diritto ad insultare o aggredire persone o istituzioni che non condividono la stessa opinione e gli stessi progetti. La riconciliazione, la pace e la solidarietà non annullano il diritto a dissentire; diritto che può condurre anche alla protesta legittima, la quale, sempre, dovrà essere pacifica ... Le istituzioni pubbliche hanno il grave obbligo di consentire e rispettare questo diritto a dissentire che, tra l'altro, è costituzionale".

Occorre un accordo nazionale in difesa della vita
Per i vescovi "occorre un accordo nazionale in difesa della vita in tutte le sue tappe, dal concepimento alla sua fine naturale. Ciò comporta un'opposizione ad ogni tipo di violenza e di impunità, incluso le parole d'ordine che propongono come alternativa e come obiettivo la morte, cosa non umana e non cristiana. L'uomo scommette sempre in favore della vita e mai in favore della morte. Tali parole d'ordine fomentano la violenza, l'odio e la vendetta".

CONCLUSIONE.

I vescovi concludono chiedendo preghiere per la riconciliazione e solidarietà e con Benedetto XVI affermano: "Il mistero dell'Eucaristia ci abilita e ci spinge ad un impegno coraggioso nelle strutture di questo mondo per portarvi quella novità di rapporti che ha nel dono di Dio la sua fonte inesauribile". (Esortazione apostolica postsinodale «Sacramentum caritatis», n° 91) "Il Venezuela ha bisogno di benedizioni e non di offese. Il Venezuela ha bisogno che l’attuale Costituzione sia applicata e non di una nuova. E' sufficiente per costruire una democrazia sociale, umanista, trascendente, inclusiva e solidale. Il Venezuela esige e urla, con la bocca dei suoi bambini e giovani, che si metta fine all’odio, agli insulti, alle squalifiche personali e che figli e figli della patria possano vivere riconciliati, nel rispetto e nella pace. Il documento si chiude con una preghiera alla Madonna del Coromoto, Patrona del Venezuela, affinché il suo amore guide i passi del popolo verso un futuro sempre migliore, verso una società umana e cristiana, affinché Gesù sia, per tutti, Cammino, Verità e Vita (Gv 14, 6).








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