Nell’intervento dell’arcivescovo Tomasi al Consiglio economico e sociale dell'ONU,
l’esortazione a combattere più efficacemente la povertà
Aiuti mirati a livello locale per creare nuovi posti di lavoro e potenziare i sistemi
economici, educativi e sanitari dei Paesi poveri: questa la strategia per combattere
la povertà nella società globalizzata, secondo l’Osservatore permanente della Santa
Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra, l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi. Intervenendo,
in questi giorni, alla sessione del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite
(ECOSOC), il presule ha sottolineato la necessità di un’analisi profonda, da parte
dei Paesi industrializzati, delle cause e degli errori che finora hanno ostacolato
il cammino verso la risoluzione del problema. Il servizio di Roberta Moretti:
“Cambiare
la mentalità a un livello locale può diventare una strategia vincente nella lotta
alla povertà”: è quanto sottolineato dall’arcivescovo Tomasi. L'Osservatore vaticano
all'ONU di Ginevra ha ripreso le parole di Benedetto XVI nella lettera del 16 dicembre
scorso al cancelliere tedesco e presidente di turno UE, Angela Merkel, per sottolineare
che alla questione della povertà “dovrebbe essere data la massima attenzione e priorità,
in egual misura per il bene dei Paesi ricchi e di quelli poveri”. Ricordando che a
tutt’oggi, nel mondo, quasi un miliardo e 400 milioni di persone vivono con meno di
due dollari al giorno, mons. Tomasi ha evidenziato l’urgenza di “destinare gli aiuti
a progetti più mirati e meno generici, che possano rafforzare in maniera tangibile
e misurabile l’esperienza quotidiana di individui e famiglie nel tessuto sociale della
comunità”. “Tale aiuto efficace - ha aggiunto - richiede molteplici canali di distribuzione
e dovrebbe raggiungere le infrastrutture di base delle comunità; questo sostegno è
garantito non solo dai governi, ma anche da organizzazioni e istituzioni presenti
nella società, comprese quelle gestite da gruppi religiosi, come scuole, ospedali
e cliniche, centri sociali e programmi di educazione e ricreazione giovanile”. Bisogna,
dunque, puntare sulla creazione di nuovi posti di lavoro, come anche sul potenziamento
dei sistemi sanitari ed educativi.
Secondo l’Osservatore
permanente della Santa Sede, infatti, “le persone istruite possono stabilire tra loro
relazioni sociali basate non sulla forza e l’abuso, ma sul rispetto e l’amicizia”.
In questo contesto - ha continuato l’arcivescovo Tomasi - “diventa più facile ridurre
la corruzione, una delle piaghe dei Paesi poveri”, che può anche scoraggiare la fiducia
e l’intervento dei Paesi donatori. Necessari, poi, “nuovi accordi internazionali che
regolino lo sfruttamento delle risorse naturali, che recuperino fondi pubblici sottratti
illegalmente, che limitino il commercio di armi ed eliminino la distribuzione distorta
dei sussidi all’agricoltura”. Se quindi gli investitori stranieri devono contribuire
allo sviluppo economico dei Paesi dove operano - ha precisato il presule - d’altra
parte, i vari governi devono “assicurare condizioni favorevoli a investimenti etici,
compresi un sistema giuridico efficiente, un sistema fiscale stabile, la protezione
del diritto alla proprietà, e infrastrutture che permettano l’accesso dei produttori
locali ai mercati regionali e globali”. “Lo sradicamento della povertà - ha concluso
- è un impegno morale”.