2007-07-06 15:00:24

Nell’intervento dell’arcivescovo Tomasi al Consiglio economico e sociale dell'ONU, l’esortazione a combattere più efficacemente la povertà


Aiuti mirati a livello locale per creare nuovi posti di lavoro e potenziare i sistemi economici, educativi e sanitari dei Paesi poveri: questa la strategia per combattere la povertà nella società globalizzata, secondo l’Osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio ONU di Ginevra, l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi. Intervenendo, in questi giorni, alla sessione del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (ECOSOC), il presule ha sottolineato la necessità di un’analisi profonda, da parte dei Paesi industrializzati, delle cause e degli errori che finora hanno ostacolato il cammino verso la risoluzione del problema. Il servizio di Roberta Moretti:RealAudioMP3
 

“Cambiare la mentalità a un livello locale può diventare una strategia vincente nella lotta alla povertà”: è quanto sottolineato dall’arcivescovo Tomasi. L'Osservatore vaticano all'ONU di Ginevra ha ripreso le parole di Benedetto XVI nella lettera del 16 dicembre scorso al cancelliere tedesco e presidente di turno UE, Angela Merkel, per sottolineare che alla questione della povertà “dovrebbe essere data la massima attenzione e priorità, in egual misura per il bene dei Paesi ricchi e di quelli poveri”. Ricordando che a tutt’oggi, nel mondo, quasi un miliardo e 400 milioni di persone vivono con meno di due dollari al giorno, mons. Tomasi ha evidenziato l’urgenza di “destinare gli aiuti a progetti più mirati e meno generici, che possano rafforzare in maniera tangibile e misurabile l’esperienza quotidiana di individui e famiglie nel tessuto sociale della comunità”. “Tale aiuto efficace - ha aggiunto - richiede molteplici canali di distribuzione e dovrebbe raggiungere le infrastrutture di base delle comunità; questo sostegno è garantito non solo dai governi, ma anche da organizzazioni e istituzioni presenti nella società, comprese quelle gestite da gruppi religiosi, come scuole, ospedali e cliniche, centri sociali e programmi di educazione e ricreazione giovanile”. Bisogna, dunque, puntare sulla creazione di nuovi posti di lavoro, come anche sul potenziamento dei sistemi sanitari ed educativi.

 
Secondo l’Osservatore permanente della Santa Sede, infatti, “le persone istruite possono stabilire tra loro relazioni sociali basate non sulla forza e l’abuso, ma sul rispetto e l’amicizia”. In questo contesto - ha continuato l’arcivescovo Tomasi - “diventa più facile ridurre la corruzione, una delle piaghe dei Paesi poveri”, che può anche scoraggiare la fiducia e l’intervento dei Paesi donatori. Necessari, poi, “nuovi accordi internazionali che regolino lo sfruttamento delle risorse naturali, che recuperino fondi pubblici sottratti illegalmente, che limitino il commercio di armi ed eliminino la distribuzione distorta dei sussidi all’agricoltura”. Se quindi gli investitori stranieri devono contribuire allo sviluppo economico dei Paesi dove operano - ha precisato il presule - d’altra parte, i vari governi devono “assicurare condizioni favorevoli a investimenti etici, compresi un sistema giuridico efficiente, un sistema fiscale stabile, la protezione del diritto alla proprietà, e infrastrutture che permettano l’accesso dei produttori locali ai mercati regionali e globali”. “Lo sradicamento della povertà - ha concluso - è un impegno morale”.







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