Nell’udienza agli arcivescovi metropoliti insigniti ieri del pallio, il Papa invita
alla comunione con il Successore di Pietro e alla preghiera per l’unità
Benedetto XVI ha ricevuto stamattina in udienza, in Aula Paolo VI, i 46 arcivescovi
metropoliti insigniti ieri del Pallio e i loro familiari. Il Papa ha indirizzato i
suoi saluti ai presuli italiani esortandoli “ad edificare nella carità le comunità
diocesane affidate alle loro cure spirituali”, quindi, in varie lingue, ha rivolto
l’invito ad approfondire la comunione ecclesiale. Il servizio di Tiziana Campisi:
“Gesù
Buon Pastore vi aiuti, nel vostro ministero episcopale, ad edificare nella carità
le comunità diocesane affidate alle vostre cure spirituali, aiutandole ad essere sempre
Chiese vive, ricche del dinamismo della fede e dello spirito missionario”.
Con
queste parole, Benedetto XVI si è rivolto agli arcivescovi metropoliti italiani, poi
ha salutato i presuli di lingua francese ricordando il significato che il pallio riveste:
"Puissent
les croix que les archevêques métropolitains… Possano le
croci che gli arcivescovi metropoliti portano sul loro pallio ricordare ai membri
delle diverse comunità cristiane che la testimonianza al Cristo risorto va resa, attraverso
la parola e la vita, in una fedeltà sempre più grande alla Chiesa".
Rivolgendo
il suo pensiero ai fedeli di lingua inglese, il Santo Padre ha ricordato che il Pallio
è anche un segno che richiama i cristiani al dovere di pregare per i loro pastori
e a cooperare generosamente nella trasmissione del Vangelo e nella crescita della
Chiesa. E ai presuli spagnoli Benedetto XVI ha chiesto di rendere più salda la comunione
ecclesiale:
"Estos nuevos Pastores metropolitanos,
al recibir esta insignia pontifical … Questi nuovi pastori
metropoliti, nel ricevere questa insegna pontificia sentano il dovere di rafforzare
stretti vincoli di comunione con il Successore di Pietro e nelle loro diocesi perché
risplenda l’immagine di Cristo”.
Infine, Benedetto
XVI ha parlato ai fedeli di lingua portoghese, polacca ed ungherese, chiedendo a Dio
di rendere sempre più saldamente uniti i pastori con i sacerdoti, i religiosi e l’intero
popolo cristiano, perché possano essere un cuor solo e un’anima sola.