Oggi il Papa indice l'Anno Paolino: alle 17.30 i Primi Vespri nella Basilica di San
Paolo fuori le Mura
Oggi pomeriggio alle 17.30, nella vigilia della solennità dei Santi Pietro e Paolo,
Benedetto XVI presiederà la celebrazione dei Primi Vespri nella Basilica Papale di
San Paolo fuori le Mura e in questa occasione indirà ufficialmente l’Anno Paolino
per il bimillenario della nascita dell’Apostolo delle Genti. L'evento partirà il 29
giugno del prossimo anno per concludersi il 29 giugno del 2009. Promotore dell'iniziativa
è stato il cardinale arciprete della Basilica di San Paolo fuori le Mura, Andrea Cordero
Lanza di Montezemolo. Giovanni Peduto lo ha intervistato: R.
– Come lei sa, io sono cardinale arciprete della Basilica papale di San Paolo fuori
le Mura da ormai circa 2 anni. Fin dall’inizio ho pensato e ho ricercato una qualche
data che potesse aiutarci a fissare una celebrazione particolare, sia per la figura
di San Paolo e particolarmente per l’insegnamento di San Paolo, che avesse un valore
per tutta la Chiesa cattolica. Dicono gli esperti di Sacre Scritture che San Paolo
doveva avere più o meno una decina di anni meno di Cristo, quindi la sua nascita si
colloca tra l’anno 7 e l’anno 10 dell’era cristiana. E ho pensato: perché non celebrare
un bimillenario? Così ho chiesto al Santo Padre se non ritenesse che potesse essere
di un certo interesse, per tutta la Chiesa cattolica, indire una celebrazione bimillenaria,
cioè un anno dedicato alla vita, alla figura, all’insegnamento e all’attività di San
Paolo. Il Papa ha accolto ciò con molto interesse, ha promesso prima di pensarci e
dopo mi ha comunicato che era sua intenzione indire l’Anno Paolino. Noi prevediamo
un programma che comprenda un anno di preparazione, indetto adesso, un anno di celebrazioni
ed eventualmente un terzo anno, con tutte le conseguenze e le conclusioni che abbiamo
intenzione di fare, cioè di lanciare e di indire molti particolari programmi. In particolare
vorrei segnalarne subito uno: la Basilica di San Paolo, per decisione dei Papi, ha
un carattere diverso dalle altre tre ed è esattamente il senso e la dimensione dell’ecumenismo.
Il Papa dà molta importanza a tutte le attività che si fanno in San Paolo, da quelle
liturgiche a quelle culturali, a quelle di studio, a quelle dei convegni, una dimensione
ecumenica, che ci possa aiutare a studiare e a realizzare sempre meglio quella che
è l’unità di tutti i cristiani nel mondo.
D. - Quali saranno i principali appuntamenti
dell’Anno Paolino?
R. – Tra gli appuntamenti finora già stabiliti c’è un Colloquio
paolino, che da diverso tempo si celebra ogni due anni e ha un carattere ecumenico.
Infatti, il direttore di quello che sarà l’incontro, che dovrebbe avvenire nell’ottobre
del 2008, è un noto teologo luterano. Il Colloquio paolino si è già celebrato un anno
e mezzo fa e per ogni biennio si stabilisce un tema particolare di approfondimento,
fatto proprio in comunione con le altre famiglie cristiane, non cattoliche. Abbiamo
molte idee per la testa e vedremo adesso, dopo l’indizione ufficiale dell’Anno paolino,
di cominciare a concretizzarle. Io stabilirò – è già stato programmato – un particolare
ufficio presso la nostra amministrazione, presso la Basilica di San Paolo fuori le
Mura, proprio per tutto quello che riguarda la celebrazione dell’Anno Paolino. Pensiamo
di promuovere dei programmi di carattere liturgico in Basilica, dei cicli di preghiera,
di organizzare sempre meglio - e più ancora di quanto già si faccia – pellegrinaggi
da tutto il mondo alla Basilica di San Paolo, di promuovere anche pellegrinaggi che
girino il vicino Oriente, le piste di San Paolo, per studiare tutti quei luoghi della
Terra Santa che sono così ben chiaramente definiti. Basta leggere gli Atti degli Apostoli.
Pensiamo anche a dei programmi culturali da celebrarsi nella Basilica o nelle adiacenze
della Basilica o anche altrove e di promuovere, di lanciare dei concorsi per studi
particolari o particolari pubblicazioni o anche per opere musicali o cose del genere.
Tutto allo studio!
D. - Cosa colpisce di più nella fede di San Paolo?
R.
– La profondità, la sicurezza e l’ampiezza della sua fede, che ha saputo trasmettere
con grande forza, con grande vigore e questo senso di apertura al mondo. Non per nulla
è chiamato “l’Apostolo delle genti”, perché dal vicino Oriente si è portato, attraverso
varie aree dell’Anatolia, in quello che era il mondo conosciuto di allora: la Grecia,
Roma… Ha sfidato le autorità del tempo, quando è stato accusato, per dire: “Sono cittadino
romano. Voglio essere giudicato dall’imperatore”. Ed è stato trasferito a Roma, dove
è venuto e poi è morto, ha subito il martirio. C’è in lui questo senso della universalità.
E’ proprio l’Apostolo delle genti, quello che può veramente farci approfondire sempre
di più la fede in Cristo, che è una ed una sola e deve portarci all’unità di tutto
il gregge cristiano.
D. - Come annuncerebbe oggi il Vangelo San Paolo?
R.
– Lo annuncerebbe con parole e una lingua più moderna, ma la sostanza è quella. In
San Paolo colpisce la forza con la quale pronunzia le sue sentenze, afferma quelli
che sono i principi. Ricordiamoci che lui stesso dice di avere una cultura ebraica,
rabbinica, ma ha avuto questa apertura alla luce, alla fede, attraverso delle rivelazioni.
Lui stesso lo dice. Quindi, la forza, l’ampiezza, la sicurezza con la quale annunzia
quello che nelle sue varie lettere ha scritto, penso sarebbero le stesse. Certo, il
linguaggio sarebbe diverso, ma la forza del contenuto sarebbe quella.
D. -
Di recente in questa Basilica è stata riportata alla luce la Tomba di San Paolo …
R.
– Sì, è vero. Fin dall’inizio mi ha colpito il fatto che la Tomba di San Paolo, da
venti secoli – quindi dall’inizio – ritenuta senza alcun dubbio in quella posizione,
in quel punto, dove è sempre stato concentrato per venti secoli il culto, è circondata
da muratura sicuramente del IV secolo e forse anche in alcune parti anteriore. Ci
si domanda perché sia stata fatta questa muratura, sulla quale poggia l’attuale altare
papale, tutta intorno. Con molta probabilità, perché ci si trovava nell’ansa del Tevere
e il Tevere ogni anno, dopo le piogge, era soggetto ad alluvioni e arrivava non solo
a lambire, ma a coprire una grande parte di quella che era la Basilica. Tanto è vero
che esiste un documento dove, nei secoli passati, un Papa, in seguito ad un’alluvione
venne in barca per vedere i danni che poteva aver subito la Tomba di San Paolo. Il
Tevere poi, piano, piano, molto cortesemente si è allontanato, tanto che oggi non
c’è più pericolo di alluvioni. Allora, il mio pensiero è stato quello di riuscire
ad aprire da qualche parte almeno una finestra per arrivare a vedere, cosa che è stata
fatta con molta attenzione per l’equilibrio e la stabilità di quello che è il baldacchino
di Arnolfo di Cambio, che poggia su quattro colonne, che sono proprio ai lati, ai
quattro angoli dell’altare papale. Scavando dalla parte dell’ipogeo, aprendo una finestra
di circa 70 cm siamo arrivati al fianco del sarcofago, che oggi è visibile, anche
se non sarebbe certo facilmente apribile o estraibile per tutta la struttura che c’è
intorno. L’abbiamo, però, almeno sistemato con una grata e un’opportuna illuminazione
in modo che i fedeli possano vedere il fianco del sarcofago di San Paolo, che è di
marmo di Carrara molto grezzo, non lucidato. Quindi, non ha iscrizione, non ha nulla,
ma è sicuro che da venti secoli quello è il fianco del sarcofago della tomba di Paolo.