Il cardinale Tauran spiega le ragioni del ripristino della presidenza del Pontificio
Consiglio per il Dialogo interreligioso, affidatagli ieri dal Papa
La visita che ieri ha portato Benedetto XVI nell'Archivio Segreto e nella Biblioteca
Apostolica Vaticana - che chiuderà per un una lunga parentesi di restauri dal 14 luglio
prossimo - è stata l'occasione per il Papa di annunciare importanti nomine non solo
ai vertici della Biblioteca ma anche del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso.
Dopo oltre un anno in cui la titolarità del dicastero era stata assegnata al presidente
del Pontificio Consiglio della Cultura, ora il Papa ha stabilito di ripristinarla
affidandola, dal prossimo primo settembre, al cardinale Jean-Louis Tauran,
che si appresta dunque a lasciare l'incarico di bibliotecario e archivista di Santa
Romana Chiesa. Al microfono di Romilda Ferrauto, il porporato spiega le regioni
di questa decisione:
R. -
Io penso che sia un segnale dell’importanza che il Papa annette a questo dialogo tra
le religioni, in particolare con l’Islam. Quindi ha voluto che questo Consiglio recuperasse
la sua autonomia, per essere uno strumento più efficace a servizio di questo dialogo
tra le religioni.
D. - Si può dire che la crisi
di Ratisbona abbia avuto un ruolo in questa decisione del Papa?
R.
- Sì, penso che abbia avuto un’influenza decisiva, anche perchè grazie alle reazioni
il Papa ha potuto chiarire il suo pensiero e leggendo i discorsi che il Papa ha indirizzato
agli ambasciatori dei Paesi arabi, ma anche a quelli venuti dall’Asia a presentare
le loro lettere credenziali, si vede molto bene un filo rosso di questo pensiero del
Papa, che pensa che il dialogo interreligioso sia fattore di pace, e chele religioni
siano al servizio della pace.
D. - Eminenza, Lei
è un diplomatico, è stato chiamato a delle missioni delicate in zone calde del mondo:
che cosa significa la scelta che è stata fatta di affidare a lei la presidenza di
questo consiglio?
R. - Io penso che, a quanto mi
ha detto il Santo Padre, effettivamente, l’esperienza che ho della problematica del
Medio Oriente e le conoscenze che ho anche del mondo arabo, fanno sì che possa portare
la mai “pietruzza” a questa costruzione del dialogo tra le religioni.
D.
- E’ troppo presto per definire le priorità che saranno quelle dei prossimi mesi,
ma ci può dire con quale stato d’animo si prepara a iniziare questo nuovo mandato?
R.
- Cercherò soprattutto di ascoltare i miei collaboratori che mi metteranno al corrente
dei diversi dossiers che sono sul tavolo, ma, per il momento, pensando al futuro,
io vorrei favorire un lavoro di concertazione, per esempio tra il Pontificio consiglio,
la seconda sezione della Segreteria di Stato, la Congregazione per le Chiese Orientali,
la Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli e il Pontificio Istituto per gli
studi arabi, in modo che tutti possiamo avere una visione completa della problematica
di questo dialogo tra le religioni.
D. - Per finire
si può dire che il dialogo interreligioso oggi è irrinunciabile anche riguardo alla
situazione in Medio Oriente…
R. - Certamente. Infatti,
mi ricordo che il Papa, recentemente, a Bologna, ha detto che il dialogo con i musulmani,
per esempio, non è una cosa passeggera ma appartiene all’azione della Chiesa, perché
la Chiesa è essenzialmente dialogo nella misura in cui Cristo è la Parola di Dio e
dunque la Chiesa è parola e conversazione e dialogo per essenza.