Nuove e vecchie povertà al centro del Convegno delle Caritas diocesane
“Al di sopra di tutto. ‘Un cuore che vede’ per animare alla carità”: questo il titolo
del XXXI Convegno nazionale delle Caritas diocesane italiane, in programma a Montecatini
da oggi fino al 28 giugno. Ad aprire i lavori, nel tardo pomeriggio, la relazione
del presidente della CEI, mons. Angelo Bagnasco. Tra i temi in esame: le nuove politiche
sociali per le famiglie e per i poveri, e la coniugazione di economia e carità a vantaggio
dello sviluppo. Ma quali sono, attualmente, le emergenze della società italiana? Al
microfono di Isabella Piro, risponde don Vittorio Nozza, direttore della
Caritas Italiana:
R.
- Sono soprattutto le attenzioni, non sempre ben considerate, legate alle politiche
sociali riguardanti sia le povertà in tutte le loro espressioni e, in particolare,
il cammino faticoso delle famiglie che con sempre maggior fatica vivono i loro situarsi
positivamente all’interno dei nostri contesti. Ci sta poi tutto quanto riguarda il
problema delle politiche penali, delle prospettive legate soprattutto alle regioni
del Sud - col rischio di un’Italia dimezzata, da una parte centro-nord dall’altra
centro-sud - e poi tutto quanto concerne i territori legati alle aree metropolitane.
D.
- A questo proposito, quali soluzioni chiede e quali soluzioni propone la Caritas?
R.
- Chiediamo innanzitutto che siano rafforzate le politiche sociali, siano garantiti
i servizi minimi alle persone, aiutando quanti italiani e provenienti da altri mondi
cercano nient’altro che lavoro proprio per poter dare un futuro più significativo
alla propria esperienza di vita. Dall’altra parte, incrementando da parte delle Caritas
l’attenzione maggiore nei confronti delle famiglie perché stiamo scoprendo come ultimamente
queste fatichino soprattutto a raggiungere la fine del mese in maniera dignitosa.
D.
- Tra le sessioni di lavoro in programma, una riflessione sui giovani e sul servizio
civile: si punta quindi concretamente al coinvolgimento dei ragazzi…
R.
- E’ un’azione nostra perché si ritiene che ai giovani debbano essere offerte occasioni;
una di queste è quella dettata dalla legge 64 del 2001 che permette al giovane, alla
ragazza, di fare scelta volontaria di servizio civile. Ricorre anche il 30.mo della
firma tra Caritas italiana e il Ministero per quanto riguarda la valorizzazione dei
giovani, prima a partire dall’obiezione di coscienza alle armi, quindi il servizio
civile alternativo, e ora invece dettato da questa nuova legge che permette ai giovani
di scegliere liberamente di fare servizio civile.
D.
- Il convegno di Montecatini è a livello nazionale ma da qui partono nuove sfide anche
per la Caritas Internationalis…
R. - Sì proprio per
intercettare nel 40.mo della Populorum progressio un po’ tutte le tematiche legate
alla globalizzazione della solidarietà e alla coniugazione del buon utilizzo dell’economia
a servizio della solidarietà. A livello internazionale, siamo ancora fortemente impegnati
nella zona dell’emergenza tsunami, soprattutto della Thailandia, dell’Indonesia, dell’India,
dello Sri Lanka, delle Maldive, dove con una presenza di circa una ventina di operatori
e operatrici stiamo realizzando in maniera abbondante molteplici progetti di sviluppo,
di attenzione, soprattutto alla sanità, alla vita sociale, alla promozione della donna,
all’attenzione nei confronti dei minori.
D. - In
conclusione, don Vittorio Nozza, per riprendere il titolo del Convegno: qual è “il
cuore che vede per animare alla carità”?
R. - Come
dice Benedetto XVI nell’Enciclica Deus caritas est, il cuore che vede è quello del
samaritano, che a partire dalla parola, dall’Eucaristia, diventa capace di attenzioni
di ascolto, di osservazioni delle varie marginalità che stanno dentro i nostri territori
per divenire capaci di farci essere altri dentro questa storia di prossimità. Quindi
c’è un giocarsi in prima persona perché altri entrino in questa storia ricca di amore.
Quindi un cuore che vede è capace di uno sguardo globale sull’umanità bisognosa dell’amore
di Dio.