2007-06-23 10:56:21

I vescovi spagnoli intervengono a difesa della libertà di educazione


I vescovi spagnoli, riuniti dal 19 al 21 giugno a Madrid nella Commissione episcopale permanente (CEE), si sono nuovamente pronunciati riguardo alla Legge organica sull’educazione (LOE), perché “la gravità della situazione non permette posizioni passive, né cedevoli”. Come riferisce l’agenzia SIR, già il 28 febbraio scorso i presuli si erano pronunciati sulla questione, spiegando che “questa nuova legislazione non regola l'insegnamento della religione in modo che siano salvaguardati i diritti di tutti”. I vescovi criticano il reale decreto del primo giugno 2007, che regola il rapporto di lavoro dei professori di religione, perché non risponde all’“Accordo sull’insegnamento tra lo Stato spagnolo e la Santa Sede”, che “per i cattolici traduce concretamente in questo campo il diritto di libertà religiosa, riconosciuto in modo generico dalla Costituzione spagnola”. Altra questione affrontata dai presuli è quella della nuova materia obbligatoria, “Educazione alla cittadinanza,” il cui obiettivo è la formazione della coscienza morale degli alunni. Per i vescovi, si tratta di “una lesione grave del diritto originario e inalienabile dei genitori e della scuola, in collaborazione con loro, a scegliere la formazione morale che desiderano per i propri figli”. Con l'introduzione della materia – denunciano i presuli spagnoli – “lo Stato si arroga il ruolo di educatore morale, che non è proprio di uno Stato democratico di diritto”. Secondo i presuli, “i centri educativi dello Stato, perdendo la loro obbligata neutralità ideologica, imporranno a quanti hanno optato per la religione e la morale cattolica un’altra formazione morale, non scelta da loro”. In questo modo, “tutti gli alunni, cattolici o no, restano lesi nei loro diritti, poiché a nessuno può essere imposta una formazione morale non scelta da lui o dai suoi genitori”. Di fronte a tale situazione, si può “ricorrere a tutti i mezzi legittimi per difendere la libertà di coscienza e di insegnamento, che è quello che è in gioco”. Infatti – concludono –“quando si tratta di un diritto tanto fondamentale, come quello della libertà di coscienza e di insegnamento, tutti (e i cattolici, in particolare) devono mostrarsi uniti nella sua difesa”. (R.M.)







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