Il Papa alla ROACO: la pace in Medio Oriente sia liberata dalla malattia mortale della
discriminazione religiosa e culturale
La pace in Medio Oriente sia liberata dalla malattia mortale della discriminazione
religiosa, culturale, storica e geografica: è il grido accorato di Benedetto XVI che
stamani ha ricevuto i partecipanti all’Assemblea della ROACO, la Riunione delle Opere
in Aiuto alle Chiese Orientali. Il Papa ha sottolineato in particolare che la Chiesa
in Iraq sta subendo “un autentico martirio per il nome di Cristo”. Il servizio di
Sergio Centofanti. Il
Papa esprime la propria preoccupazione per quanto sta accadendo in Medio Oriente,
dove “la pace, tanto implorata e attesa, è purtroppo ancora largamente offesa” e indebolita
da “ingiustizie antiche e nuove”. Così – afferma il Pontefice – la pace “si spegne,
lasciando spazio alla violenza, che spesso degenera in guerra più o meno dichiarata
fino a costituire, come ai nostri giorni, un assillante problema internazionale”:
“Insieme
a ciascuno di voi, sentendomi in comunione con tutte le Chiese e comunità cristiane,
ma anche con coloro che venerano il nome di Dio e lo cercano in sincerità di coscienza,
e a tutti gli uomini di buona volontà desidero bussare nuovamente al cuore di Dio,
Creatore e Padre, per chiedere con immensa fiducia il dono della pace. Busso al cuore
di coloro che hanno specifiche responsabilità perché aderiscano al grave dovere di
garantire la pace a tutti, indistintamente, liberandola dalla malattia mortale della
discriminazione religiosa, culturale, storica o geografica”.
Benedetto
XVI assicura “ancora una volta che la Terra Santa, l’Iraq e il Libano sono presenti,
con l’urgenza e la costanza che meritano, nella preghiera e nell’azione della Sede
Apostolica e di tutta la Chiesa”. Chiede dunque alla Congregazione per le Chiese Orientali
e a ciascuna delle Opere ad essa collegate di “confermare la stessa premura al fine
di rendere più incisivi la vicinanza e l’intervento a favore” delle comunità cristiane
di questa regione perché sentano “il conforto della fraternità ecclesiale”. Un aiuto
che vada al di là di “una gestione individualistica” per garantire un “servizio più
ordinato ed equo”. Esprime poi il suo cordoglio “per la barbara uccisione di un inerme
sacerdote e di tre suddiaconi avvenuta al termine della Liturgia domenicale il 3 giugno
scorso in Iraq”:
“La Chiesa intera accompagna
con affetto e ammirazione tutti i suoi figli e le sue figlie e li sostiene in quest’ora
di autentico martirio per il nome di Cristo”.
Un
abbraccio che rivolge ugualmente ai fedeli in Terra Santa e Turchia. Il Papa ribadisce
poi ancora una volta la necessità del dialogo:
“Circa
l’irreversibilità della scelta ecumenica e l’inderogabilità di quella interreligiosa,
da me più volte ribadite, mi preme di sottolineare in questa occasione quanto esse
traggano alimento dal movimento della carità ecclesiale. Tali scelte altro non sono
che espressioni della stessa carità, la sola capace di stimolare i passi del dialogo
e di aprire orizzonti insperati”. Un dialogo, secondo il
Papa, che deve rifuggire “da ogni sorta di indifferentismo” non eludendo mai “nell’esercizio
della carità la missione della comunità cattolica locale”. Infine il Papa sottolinea
che l’azione caritativa deve svilupparsi sul “mistero dell’amore eucaristico” che
“dà garanzia di autenticità al nostro donare” come ha spiegato nell’Esortazione post-sinodale
Sacramentum caritatis: “Il cibo della verità ci spinge
a denunciare le situazioni indegne dell’uomo, in cui si muore per mancanza di cibo
a causa dell’ingiustizia e dello sfruttamento, e ci dona nuova forza e coraggio per
lavorare senza sosta all’edificazione della civiltà dell’amore. Ma proprio l’ispirazione
eucaristica del nostro agire interpellerà in profondità l’uomo, il quale non può vivere
di solo pane, per annunciargli il cibo della vita eterna, preparato da Dio nel Figlio
Gesù”.