2007-06-21 13:42:38

Da domenica 24 giugno a Gdynia, in Polonia, il Congresso mondiale dell'Apostolato del Mare: intervista con l'arcivescovo Agostino Marchetto


Il prossimo 24 giugno avrà inizio a Gdynia, in Polonia, il XXII Congresso Mondiale dell’Apostolato del Mare. È con noi l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che organizza questo importante avvenimento:

D. - Eccellenza, ci può presentare in poche parole l’Apostolato del Mare e darci qualche cifra?

R. - L’Apostolato del Mare è un’Opera ecclesiale, un’organizzazione di apostolato con oltre 110 centri per marittimi e cappellanie presenti in quasi tutti i grandi porti del mondo. Si stima, per la sola marina mercantile, che i marittimi siano oltre 1.2 milioni, la maggior parte dei quali sono cattolici e provengono da Paesi meno favoriti. Per quanto riguarda la pesca, il numero di persone che lavorano in questo settore è valutato in 41 milioni. Bisogna anche ricordare che il 90% del commercio mondiale si effettua via mare. Si tratta, pertanto, di un settore vastissimo, ma anche di una delle professioni più pericolose al mondo, tanto che non c’è giorno in cui non si senta parlare di catastrofi e di perdita di vite umane. Non bisogna dimenticare, poi, le crociere, attualmente in pieno sviluppo, con navi che arrivano ad ospitare 3500 passeggeri e 1500 membri d’equipaggio. Anche il piccolo cabotaggio e le competizioni veliche sono in piena espansione. Solo per la Francia, ad esempio, si stima che le imbarcazioni da diporto siano all’incirca un milione.

D. - Perché un Congresso dell’Apostolato del Mare?

R. - Il coordinamento e l’animazione internazionale dell’AM sono assicurati dal settore marittimo del nostro Dicastero. In questa Opera, siamo aiutati da otto Coordinatori Regionali per tutti i continenti e oceani; assicurare la coesione del movimento è una sfida, quindi è molto importante che, ad intervalli regolari, quanti operano in questo Apostolato si incontrino per fare il punto della situazione e riflettere sul loro impegno apostolico, delineando insieme una visione comune per l’avvenire. Questi Congressi, di regola, hanno luogo ogni 5 anni; l’ultimo si è svolto a Rio de Janeiro nel 2002, mentre questo sarà fatto a Gdynia (Polonia) dal 24 al 29 giugno. Si tratta di una riunione importante, frutto di lunga preparazione, e preceduta da numerosi incontri a livello nazionale e regionale. Aspettiamo la partecipazione di oltre 270 delegati da tutto il mondo, tra cui una trentina di Vescovi, che sono, generalmente, Promotori dell’AM nei loro Paesi.

D. - Quale è il tema del Congresso?

R. - Il tema è In solidarietà con la Gente del Mare, testimoni di speranza con la Parola di Dio, la Liturgia e la Diaconia. Come si vede, si tratta di un tema eminentemente pastorale, che permetterà un approfondimento della nostra vocazione e del nostro impegno pastorale a favore della gente di mare. Il termine “pastorale” qui va considerato in senso lato, in quanto nella nostra riflessione non vorremmo tralasciare nulla di ciò che fa parte della vita di quanti lavorano in mare. Ci auguriamo che il Congresso di Gdynia offra all’AM l’occasione per riflettere e prendere coscienza della sua spiritualità e specificità nel servizio cattolico del mondo del mare. Durante le giornate, passeremo in rassegna anche il nostro impegno pastorale per vedere se risponde fedelmente alle necessità dell’ambiente che ci è stato affidato e per prendere atto di nuove situazioni e nuove sfide che si profilano all’orizzonte.


D. - Quali sono queste nuove sfide?

R. - Solo per citarne alcune, in una prospettiva “umana”, inizio col dirvi che, di recente, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha approvato un’importantissima Convenzione sul lavoro marittimo (MLC 2006). La priorità per il benessere della gente di mare è che questa Convenzione sia ratificata e messa in atto dal maggiore numero possibile di Paesi. Inoltre, in questi giorni ci colpisce particolarmente la grave situazione di migliaia di immigrati provenienti dall’Africa e da altri Paesi, che occupa la prima pagina dei giornali. Si stima che siano oltre 8.000 questi nuovi “boat-people” che, a partire dal 1988, hanno perso la vita nella sola traversata del Mediterraneo, molto pericolosa. La loro sorte non può lasciarci indifferenti e noi abbiamo il dovere di impegnarci attivamente affinché tutte le persone e le autorità locali prendano coscienza di questa situazione, e ciascuno si assuma le proprie responsabilità e agisca in coscienza tenendo presenti le norme internazionali.
Pensiamo anche al concetto di commercio equo che si fa sempre più spazio nell’ambito del commercio internazionale. Non è forse giunto il tempo che venga esteso anche alle condizioni di lavoro della professione marittima, che costituisce un anello essenziale del commercio internazionale? Inoltre la situazione della pesca, l’impoverimento dei relativi stocks, la pauperizzazione della professione, il tratto ingiusto riservato ai pescatori, sono altre questioni urgenti che interpellano le nostre coscienze. Non dobbiamo tralasciare, poi, la questione sanitaria, poiché la gente di mare, proprio per la situazione in cui vive, è considerata popolazione a rischio.

D. - Una parola per concludere.

R: Affrontiamo questo Congresso con molta speranza, poiché esso rappresenta una grande possibilità per l’AM di crescere da un punto di vista pastorale e rispondere meglio alla vocazione di testimoniare la speranza in Gesù Cristo e la solidarietà con le comunità della gente di mare. Contiamo sulla preghiera di tutti affinché sappiamo fare nostre le parole di San Pietro “Siate sempre pronti a rendere conto della vostra speranza”, articolando Proclamazione della Parola, Liturgia e Diaconia.

NB. L’intervista è disponibile sul netia, sotto user Peduto, anche il francese, inglese, tedesco, spagnolo e portoghese.








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