Da domenica 24 giugno a Gdynia, in Polonia, il Congresso mondiale dell'Apostolato
del Mare: intervista con l'arcivescovo Agostino Marchetto
Il prossimo 24 giugno avrà inizio a Gdynia, in Polonia, il XXII Congresso Mondiale
dell’Apostolato del Mare. È con noi l’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del
Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, che organizza
questo importante avvenimento:
D. - Eccellenza, ci può presentare in poche
parole l’Apostolato del Mare e darci qualche cifra?
R. - L’Apostolato del Mare
è un’Opera ecclesiale, un’organizzazione di apostolato con oltre 110 centri per marittimi
e cappellanie presenti in quasi tutti i grandi porti del mondo. Si stima, per la sola
marina mercantile, che i marittimi siano oltre 1.2 milioni, la maggior parte dei quali
sono cattolici e provengono da Paesi meno favoriti. Per quanto riguarda la pesca,
il numero di persone che lavorano in questo settore è valutato in 41 milioni. Bisogna
anche ricordare che il 90% del commercio mondiale si effettua via mare. Si tratta,
pertanto, di un settore vastissimo, ma anche di una delle professioni più pericolose
al mondo, tanto che non c’è giorno in cui non si senta parlare di catastrofi e di
perdita di vite umane. Non bisogna dimenticare, poi, le crociere, attualmente in pieno
sviluppo, con navi che arrivano ad ospitare 3500 passeggeri e 1500 membri d’equipaggio.
Anche il piccolo cabotaggio e le competizioni veliche sono in piena espansione. Solo
per la Francia, ad esempio, si stima che le imbarcazioni da diporto siano all’incirca
un milione.
D. - Perché un Congresso dell’Apostolato del Mare?
R. -
Il coordinamento e l’animazione internazionale dell’AM sono assicurati dal settore
marittimo del nostro Dicastero. In questa Opera, siamo aiutati da otto Coordinatori
Regionali per tutti i continenti e oceani; assicurare la coesione del movimento è
una sfida, quindi è molto importante che, ad intervalli regolari, quanti operano in
questo Apostolato si incontrino per fare il punto della situazione e riflettere sul
loro impegno apostolico, delineando insieme una visione comune per l’avvenire. Questi
Congressi, di regola, hanno luogo ogni 5 anni; l’ultimo si è svolto a Rio de Janeiro
nel 2002, mentre questo sarà fatto a Gdynia (Polonia) dal 24 al 29 giugno. Si tratta
di una riunione importante, frutto di lunga preparazione, e preceduta da numerosi
incontri a livello nazionale e regionale. Aspettiamo la partecipazione di oltre 270
delegati da tutto il mondo, tra cui una trentina di Vescovi, che sono, generalmente,
Promotori dell’AM nei loro Paesi.
D. - Quale è il tema del Congresso?
R.
- Il tema è In solidarietà con la Gente del Mare, testimoni di speranza con la Parola
di Dio, la Liturgia e la Diaconia. Come si vede, si tratta di un tema eminentemente
pastorale, che permetterà un approfondimento della nostra vocazione e del nostro impegno
pastorale a favore della gente di mare. Il termine “pastorale” qui va considerato
in senso lato, in quanto nella nostra riflessione non vorremmo tralasciare nulla di
ciò che fa parte della vita di quanti lavorano in mare. Ci auguriamo che il Congresso
di Gdynia offra all’AM l’occasione per riflettere e prendere coscienza della sua spiritualità
e specificità nel servizio cattolico del mondo del mare. Durante le giornate, passeremo
in rassegna anche il nostro impegno pastorale per vedere se risponde fedelmente alle
necessità dell’ambiente che ci è stato affidato e per prendere atto di nuove situazioni
e nuove sfide che si profilano all’orizzonte.
D. - Quali sono queste nuove
sfide?
R. - Solo per citarne alcune, in una prospettiva “umana”, inizio col
dirvi che, di recente, l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (OIL) ha approvato
un’importantissima Convenzione sul lavoro marittimo (MLC 2006). La priorità per il
benessere della gente di mare è che questa Convenzione sia ratificata e messa in atto
dal maggiore numero possibile di Paesi. Inoltre, in questi giorni ci colpisce particolarmente
la grave situazione di migliaia di immigrati provenienti dall’Africa e da altri Paesi,
che occupa la prima pagina dei giornali. Si stima che siano oltre 8.000 questi nuovi
“boat-people” che, a partire dal 1988, hanno perso la vita nella sola traversata del
Mediterraneo, molto pericolosa. La loro sorte non può lasciarci indifferenti e noi
abbiamo il dovere di impegnarci attivamente affinché tutte le persone e le autorità
locali prendano coscienza di questa situazione, e ciascuno si assuma le proprie responsabilità
e agisca in coscienza tenendo presenti le norme internazionali. Pensiamo anche
al concetto di commercio equo che si fa sempre più spazio nell’ambito del commercio
internazionale. Non è forse giunto il tempo che venga esteso anche alle condizioni
di lavoro della professione marittima, che costituisce un anello essenziale del commercio
internazionale? Inoltre la situazione della pesca, l’impoverimento dei relativi stocks,
la pauperizzazione della professione, il tratto ingiusto riservato ai pescatori, sono
altre questioni urgenti che interpellano le nostre coscienze. Non dobbiamo tralasciare,
poi, la questione sanitaria, poiché la gente di mare, proprio per la situazione in
cui vive, è considerata popolazione a rischio.
D. - Una parola per concludere.
R:
Affrontiamo questo Congresso con molta speranza, poiché esso rappresenta una grande
possibilità per l’AM di crescere da un punto di vista pastorale e rispondere meglio
alla vocazione di testimoniare la speranza in Gesù Cristo e la solidarietà con le
comunità della gente di mare. Contiamo sulla preghiera di tutti affinché sappiamo
fare nostre le parole di San Pietro “Siate sempre pronti a rendere conto della vostra
speranza”, articolando Proclamazione della Parola, Liturgia e Diaconia.
NB.
L’intervista è disponibile sul netia, sotto user Peduto, anche il francese,
inglese, tedesco, spagnolo e portoghese.