2007-06-20 15:32:25

Situazione critica per migliaia di rifugiati in Ciad


Sempre critica la situazione nel Ciad orientale, dove oltre 150 mila persone sono fuggite dalle loro abitazioni a causa di ripetuti e mortali assalti delle formazioni ribelli al governo di N'Djamena e per violenze di altre formazioni armate. Raggruppati in campi dove la sicurezza non è mai garantita, gli sfollati interni al Ciad vivono in alloggi improvvisati, privi di cibo, acqua e accesso alle cure. La denuncia arriva da Medici Senza Frontiere, che segnala come tale emergenza si affianchi a quella dei 200mila rifugiati giunti in Ciad dal vicino Darfur. Ce ne parla Duccio Staderini, capo missione di Medici Senza Frontiere in Ciad, intervistato da Giada Aquilino: RealAudioMP3


R. – I profughi del Darfur sono presenti in Ciad ormai da quasi quattro anni. Si trovano in una situazione in cui sono assistiti, vivono in appositi campi in condizioni estreme, con un accesso all’acqua limitato. E anche se si riesce a mantenere un livello nutrizionale sotto controllo, non si può dire che la loro situazione sia invidiabile. Con il tempo, poi, specialmente a livello psicologico e di salute mentale, abbiamo registrato uno sviluppo di patologie generate da uno psico-trauma iniziale. E, proprio perché sono trascorsi degli anni, assistiamo all’emergere di nuove realtà: per esempio, cominciamo ad occuparci dei diabetici e di patologie croniche.

D. – Nei campi di sfollati interni, invece, la situazione qual è?

R. – Questa popolazione si è spostata recentemente, nell’ultimo anno e mezzo, in seguito a razzie lungo la frontiera, ma anche per dinamiche intra-ciadiane, che si vanno a mescolare alla ribellione contro il governo. Tali sfollati sono sparsi su territori più vasti, ai quali per noi è difficile accedere, anche per motivi di sicurezza.

D. – Una delle emergenze più grandi è costituita dalle epidemie…

R. – Il Ciad, che è tra i Paesi più poveri del mondo ed è tra i più colpiti dal fenomeno della corruzione, è nella cosiddetta “cintura della meningite”: si assiste ad epidemie cicliche annuali o biennali, che possono essere davvero micidiali. Poi è diffuso il colera, che è la malattia dei poveri o “delle mani sporche”. E c’è la malaria, che è anche la prima causa di mortalità del Paese.









All the contents on this site are copyrighted ©.