"Le anime degli amici di Dio riposano nella pace del suo cuore": così il Papa alle
esequie del cardinale Felici, celebrate in San Pietro
Con un rito solenne e commosso in San Pietro, Benedetto XVI ha presieduto ieri le
esequie del cardinale Angelo Felici, scomparso tre giorni fa a Roma, all’età di 87
anni. Nella sua omelia, il Papa ha ricordato la vita del porporato, a lungo al servizio
della Santa Sede, prima in veste di diplomatico, poi di prefetto della Congregazione
delle Cause dei Santi e quindi di presidente della Pontificia Commissione "Ecclesia
Dei". Il servizio di Isabella Piro.
(canto
‘Requiem aeternam’)
“Chi mangia la mia carne e beve
il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54):
è stato il Vangelo di Giovanni a tracciare le linee guida dell’omelia di Benedetto
XVI per lo scomparso cardinale Felici. Rendendogli l’ultimo saluto “con sentimenti
di affetto e di fervida riconoscenza” – ha detto il Papa – vogliamo confessare intensamente
la consapevolezza della Risurrezione:
“(…) la
consapevolezza che nell’Eucaristia siamo misteriosamente resi partecipi della morte
e risurrezione del Signore, credendo fermamente che Dio prepara per i suoi servi buoni
e fedeli il premio della vita che non avrà mai fine. E’ questa la fede che ha guidato
la lunga e feconda esistenza sacerdotale del cardinale Felici.” Il
Santo Padre ha quindi ripercorso la vita del porporato, divenuto sacerdote nel 1942,
non ancora ventitreenne. Servitore fedele della Sede Apostolica e stretto collaboratore
del Successore di Pietro, il cardinale Felici ricoprì molti incarichi, tra cui quello
di pro-nunzio apostolico nei Paesi Bassi e di rappresentante pontificio in Portogallo.
Gli ultimi anni della sua esistenza terrena, lo videro invece prefetto della Congregazione
delle Cause dei Santi, fino al ’95, e quindi, fino al 2000, presidente della Pontificia
Commissione "Ecclesia Dei". Per descrivere il suo operato, Benedetto XVI ha citato
le parole che Giovanni Paolo II scrisse al porporato in occasione del suo 50° anniversario
di sacerdozio e 25° di episcopato, ponendo in rilievo il suo scrupoloso senso del
dovere:
“Il suo ministero episcopale – affermava
il Papa – è stato tutto dedicato al bene dei fedeli, alla missione benefica dei Romani
Pontefici e della Sede Apostolica. Vogliamo ora rendere grazie al Signore per l’abbondante
messe di frutti apostolici che egli, con l’aiuto della grazia divina, ha potuto raccogliere
nei vari ambiti della sua illuminata e preziosa attività pastorale e diplomatica.” “Le
anime dei giusti sono nelle mani di Dio”, è scritto nel Libro della Sapienza, e Benedetto
XVI lo ha ricordato, invitando tutti i fedeli ad avere fiducia nel “Dio della Vita”:
“Sì, le anime degli amici di Dio riposano nella
pace del suo cuore. Questa certezza, che sempre dobbiamo alimentare, ci sia costante
ammonimento a restare vigili nell’orazione e a perseverare umilmente e fedelmente
nel lavoro a servizio della Chiesa.” Prima di affidare il
cardinale Felice a Maria, “Madre tenera e premurosa”, il Papa ha ricordato che, tra
le carte del porporato, è stata trovata un’immaginetta della Mater Salvatoris, recante,
sul retro, un’invocazione scritta dallo stesso cardinal Felici:
“'In
Te, o Signore, ho sperato, e nella tua Santissima Madre; che io non sia confuso in
eterno'. Quante volte egli avrà ripetuto le parole di questa preghiera scritta di
suo pugno in previsione dell’ultima partenza!” Parole che
possiamo considerare – ha concluso il Papa - come “il testamento spirituale che il
cardinale Felici ci lascia: parole che, meglio di ogni altra considerazione, quest’oggi
ci aiutano a riflettere e a pregare.”