Starebbe bene padre Giancarlo Bossi, rapito nelle Filippine il 10 giugno
“Sta bene, ma sembra molto stanco”: lo ha detto l'esponente del Fronte Islamico di
Liberazione Moro (MILF), Mohammed Nassif, in riferimento alle condizioni di salute
di padre Giancarlo Bossi, il missionario italiano rapito il 10 giugno scorso, nel
sud est asiatico. Anche padre Gianni Sandalo, superiore regionale del Pontificio Istituto
Missioni Estere (PIME) dichiara all’agenzia Asianews, di aver avuto i primi “contatti
verbali, da parte di un gruppo anonimo”. Alcune fonti affermano che in mattinata i
sequestratori abbiano chiesto per la liberazione del sacerdote un riscatto di diversi
milioni di pesos filippini, ossia decine di migliaia di dollari. Altre fonti, tra
cui il ministero italiano degli Esteri, sostengono invece non sia stata avanzata ancora
alcuna richiesta precisa. Intanto una zona dell’arcipelago filippino è stata isolata
dai militari del MILF, che hanno condannato il rapimento e si sono offerti come mediatori.
Grazie alle loro informazioni, è stato localizzato il luogo in cui si trova padre
Bossi: nella regione montagnosa di Mamagun, nella provincia meridionale di Zamboanga
Sibugay, lontano dal luogo del rapimento. Secondo l’esercito, il sacerdote, sarebbe
stato rapito da una quindicina di dissidenti del MILF, con a capo Abdulsalam Akiddin,
già responsabile di altri rapimenti a scopo di lucro. Molta solidarietà arriva dai
fedeli di ogni confessione: a Payao, dove lavorava padre Bossi, tutti i luoghi di
culto sono affollati di credenti che pregano per l’immediata liberazione del sacerdote.
Ieri a Ipil, capoluogo della penisola della Zamboanga Sibugay, la Veglia di preghiera
è durata tutta la notte. Oggi decine di gruppi di preghiera si sono riuniti nella
città di Zamboanga, capitale provinciale dell’arcipelago meridionale di Mindanao.
(B.B.)