Liberato in Iraq padre Hani, dopo 12 giorni di prigionia
In Iraq le forze della coalizione hanno ucciso, nelle ultime ore, almeno 20 insorti.
I raid - hanno indicato in un comunicato fonti militari americane – sono stati condotti
contro miliziani coinvolti in contrabbando di armi dall’Iran. A Baghdad, intanto,
è stato rilasciato, dopo 12 giorni di prigionia, il sacerdote cattolico di rito caldeo
Hani Abdel Ahad. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Padre
Hani è finalmente libero. Il sacerdote caldeo, rapito lo scorso 6 giugno a Baghdad
insieme con 5 giovani cristiani subito liberati, è stato rilasciato ieri nella capitale
irachena. E’ in buone condizioni di salute e non ha subito maltrattamenti. Ma la situazione
dei cristiani in Iraq, spesso vittime di sequestri e persecuzioni, continua ad essere
drammatica. Il sequestro di padre Hani, avvenuto tre giorni dopo il barbaro assassinio
a Mossul di padre Ragheed Gani e di tre suoi subdiaconi, è solo l’ultimo di una tragica
serie di rapimenti. I sequestri di sacerdoti in Iraq sono legati soprattutto a questioni
economiche perché sono una fonte di guadagno ma sono anche un modo per seminare terrore
e indurre i cristiani alla fuga. Gli effetti di questa campagna sono purtroppo evidenti.
Nel quartiere di Dora a Baghdad, in passato abitato da molte famiglie cristiane, la
fuga è spesso una necessità. Anche l’area di Amiriya, roccaforte sunnita, sta diventando
una “zona minata” per i cristiani. Nella capitale irachena, ad eccezione di rari casi,
sono ormai rimasti solo quei cittadini cristiani che non sono riusciti a trasferirsi
in zone più sicure del Paese o all’estero. Le minacce di morte non risparmiano, poi,
neanche i musulmani che cercano di aiutare i cristiani.
Ma quali sono
adesso le speranze per i cristiani in iraq, dopo la liberazione di padre Hani? Amedeo
Lomonaco lo ha chiesto al procuratore apostolico per i caldei in Italia, mons.
Philip Najim:
R. -
Certamente siamo felici della liberazione di padre Hani dopo 12 giorni di prigionia.
Speriamo che i rapimenti non accadano più perché sono uomini che hanno dedicato la
loro vita a servire tutta la comunità irachena, senza distinzione tra musulmani e
cristiani.
D. – Il rapimento di padre Hani è avvenuto
tre giorni dopo il barbaro assassinio a Mossul di un sacerdote caldeo e di tre subdiaconi.
Quando finirà e come potrà finire questa barbarie?
R.
– Queste barbarie devono finire con l’intervento della comunità internazionale; come
ha sottolineato ieri il Santo Padre ad Assisi, la comunità internazionale deve intervenire
e porre fine a questa tragedia che riguarda tutto il Medio Oriente, specialmente l’Iraq.
Noi preghiamo sempre, continuiamo a pregare affinchè la comunità internazionale almeno
consideri questa situazione come una situazione umanitaria. Si deve porre fine a questa
tragedia e promuovere la pace in Iraq.
D. – Dunque
è necessario l’intervento della comunità internazionale; ma come reagisce in Iraq
la comunità musulmana a questi sequestri e alle persecuzioni contro i cristiani?
R.
– I musulmani sono amareggiati di quello che accade ai cristiani e di quello che accade
a loro perché queste azioni non fanno parte della storia del popolo iracheno. Queste
sono forze oscure che vengono dal di fuori del Paese per creare queste divisioni.
Il popolo iracheno è sempre stato unito e i fratelli musulmani soffrono e sono amareggiati;
non accettano quello che accade ai loro fratelli iracheni cristiani in Iraq.