A Roma, la seconda Conferenza internazionale Africa for life,
promossa dalla Comunità di Sant’Egidio
Abolizione della pena di morte in Africa, oggi in primo piano al Campidoglio a Roma,
per la II Conferenza internazionale "Africa for Life". L’evento, con la partecipazione
di ministri della Giustizia e operatori umanitari dei Paesi africani, è promosso dalla
Comunità di Sant’Egidio. Il servizio di Giada Aquilino:
“L’Africa
per la vita. Senza la pena di morte”. Con questo slogan si è riunita a Roma la Conferenza
promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, a due anni dal Convegno "Africa for Life",
che nel 2005 già vide a confronto nella capitale italiana numerosi ministri della
Giustizia di quel continente. Proprio l’Africa, pur provata da conflitti e povertà,
si distingue - sottolineano gli operatori di Sant’Egidio - per una tendenza positiva
sia nella diminuzione costante del numero di esecuzioni, sia nell’aumento dei Paesi
abolizionisti o che attuano una moratoria della pena capitale. Ascoltiamo il portavoce
della Comunità, Mario Marazziti:
"L’Europa
è il primo continente ad essere senza pena di morte. Ma il continente che più rapidamente
sta facendo passi avanti è l’Africa: da soltanto quattro Paesi, siamo ormai arrivati
a 14 Stati che hanno abolito la pena capitale: abbiamo 24 Paesi che non la utilizzano
da più di 10 anni, con una moratoria di fatto o con una moratoria per legge, e 15
Paesi che ancora la usano. L’Africa è il continente che può fare la differenza. La
Comunità di Sant’Egidio sta accompagnando alcuni Stati in questo percorso legislativo,
per trovare una forma di giustizia che sempre rispetti la vita. Questo può fare la
differenza anche dal punto di vista di una risoluzione dell’assemblea generale delle
Nazioni Unite.
Nell’affiancare l’Africa in questo
suo percorso verso l’abolizione della pena di morte è l’Unione Europea, in prima linea
- con l’Italia - per una moratoria all’Assemblea generale dell’ONU. Proprio oggi i
ministri degli Esteri dell'UE hanno raggiunto un accordo per la risoluzione
sulla moratoria da presentare nella sessione autunnale dell’Assemblea. Sugli
obiettivi europei, ascoltiamo il vicepresidente della Commissione UE, Franco
Frattini:
R. - In primo luogo, lavorare
per diffondere il valore della vita fuori dall’Unione Europea; impegnarsi poi per
ribadire che nell’Unione Europea il diritto alla vita e il rifiuto della pena di morte
sono principi non solo consolidati, ma su cui si fondano i Trattati dell’Unione stessa;
infine, aiutare i Paesi di quei Continenti - in particolare dell’Africa - che hanno
ancora dubbi, o che magari di fatto non eseguono condanne ma le cui leggi prevedono
la pena di morte, a fare il passo avanti necessario: prima sottoscrivendo la moratoria
universale, poi abolendo definitivamente la pena di morte.
D.
- Quali sono i dati sulla pena di morte oggi?
R.
- Sono dati tragici: 1.500 esecuzioni capitali solo nello scorso anno e 4 mila condanne
a morte che non sono state fortunatamente eseguite, ma ci sono e pesano. L’Unione
Europea vuole dare un contributo concreto. Ho proposto una “Giornata europea contro
la pena di morte” che domani sarà adottata dalla Commissione Europea come iniziativa
ufficiale.
Tra i Paesi africani che hanno fattivamente
cancellato la pena di morte dal loro ordinamento giuridico, c’è il Rwanda, il cui
parlamento si è espresso l’8 giugno scorso, a più di 10 anni dal genocidio. In Burundi
invece le esecuzioni capitali sono ancora ammesse. Ma il movimento per la loro abolizione
e per il diritto alla vita è sempre più esteso. Ce ne parla Margherite Barankitse,
cristiana, che con la sua ONG Maison Shalom dagli anni ‘90 si occupa dei bambini vittime
della guerra civile in Burundi:
R. - Le chrétien
sait qu’il appartient à une famille plus noble, la famille... Il cristiano
sa di appartenere alla famiglia dei figli di Dio, dalla quale neppure i malfattori
sono esclusi. Il valore più importante è il perdono. Vorrei ricordare la storia di
Glorieuse, che dimostra quanto l’amore possa andare oltre la legge. Fu violentata
durante il conflitto tra hutu e tutsi. Portò in grembo il figlio del suo violentatore.
La legge, ad esempio, avrebbe dato la possibilità a questa ragazzina di abortire e
di uccidere il proprio bimbo, perché figlio dei criminali che l’avevano violentata
e avevano ucciso i suoi genitori. Ma Glorieuse ha partorito quel piccolo e ci ha dato
una lezione su quell’amore che va oltre la legge, annunciando la meraviglia dell’amore
di Dio. Noi siamo stati salvati, il Venerdì Santo, affinché potessimo proclamare lo
splendore della Risurrezione.
A soffermarsi sull’impegno
del mondo di oggi contro la pena di morte è il cardinale Renato Raffaele
Martino, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace:
La
società moderna ha tutti i mezzi per rendere inoffensiva una persona che ha commesso
un delitto e quindi non c’è assolutamente bisogno della pena di morte. Mi auguro che
finalmente si abbia non solo una moratoria, ma l’abolizione completa della pena di
morte. Essa non serve a riformare, a rieducare il colpevole: la pena per un crimine,
invece, deve mirare al reinserimento del colpevole nella società.