Sulle orme di San Francesco il Papa pellegrino ad Assisi, nell’ottavo centenario della
sua conversione, rilancia dalla città della pace un pressante appello a deporre le
armi in tutto il mondo, a partire dal Medio Oriente
Per rivivere oggi la conversione di San Francesco, quale grande atto d’amore, Benedetto
XVI è giunto oggi pellegrino ad Assisi, ripercorrendo dopo 8 secoli quei luoghi dell’anima
che videro il giovane Francesco ripartire da Cristo, per andare al cuore del messaggio
cristiano e giungere alle radici dell’esistenza umana. Arrivato stamane in elicottero
nel campo sportivo di Rivotorto, il Papa è stato accolto dal presidente del Consiglio
italiano Romano Prodi e dal nunzio apostolico in Italia mons. Giuseppe Bertello, insieme
alle autorità locali civili ed ecclesiali. Prima tappa della visita il Santuario di
Santa Maria di Rivotorto, quindi il Santo Padre ha raggiunto la Basilica di Santa
Chiara dove ha sostato in preghiera davanti il Crocefisso di San Damiano ed ha incontrato
nel Convento le Suore clarisse. Tra i rintocchi festosi delle campane di tutta Assisi
Benedetto XVI ha poi fatto ingresso alla guida di un corteo sacerdotale nella piazza
della Basilica Inferiore, dove ha celebrato alle 10 la Santa Messa, davanti migliaia
di fedeli, radunati nel cortile e raccolti nelle vie circostanti, che hanno seguito
il Rito attraverso i maxischermi. Ha richiamato il Papa nell’omelia l’incontro di
preghiera per la pace celebrato ad Assisi, nel 1986, per “intuizione profetica” di
Giovanni Paolo II e forte di quello spirito che continua a soffiare Benedetto XVI
ha lanciato all’Angelus un nuovo accorato appello per la pace nel mondo, in particolare
per il Medio Oriente. Infine la preghiera particolare sulla tomba di San Francesco.
Su questa mattinata intensa di avvenimenti ci riferisce il nostro inviato Stefano
Leszczynski:
Con la
recita dell’Angelus si è conclusa la prima parte della visita pastorale di Benedetto
XVI nella città di San Francesco e Santa Chiara. Di fronte al premier italiano Romano
Prodi, alle molte autorità civili e religiose, e a migliaia di fedeli, Benedetto XVI
ha lanciato “un pressante ed accorato appello affinché cessino tutti i conflitti armati
che insanguinano la terra”. Rammentando la vocazione di Assisi ad essere città della
pace, e la Giornata Mondiale di Preghiera per la Pace voluta nel 1986 da Giovanni
Paolo II, il Pontefice ha rivolto il proprio pensiero in particolare alla gravissima
crisi che oggi sconvolge il Medio Oriente.
Sentiamo
spiritualmente qui presenti tutti coloro che piangono, soffrono e muoiono a causa
della guerra e delle sue tragiche conseguenze, in qualunque parte del mondo. Il nostro
pensiero va particolarmente alla Terra Santa, tanto amata da San Francesco, all’Iraq,
al Libano, all’intero Medio Oriente. Le popolazioni di quei Paesi conoscono, ormai
da troppo tempo, gli orrori dei combattimenti, del terrorismo, della cieca violenza,
l’illusione che la forza possa risolvere i conflitti, il rifiuto di ascoltare le ragioni
dell’altro e di rendergli giustizia. Nel corso dell’omelia
svoltasi sul Piazzale della Basilica di San Francesco, inondato dal sole, Benedetto
XVI ha fatto più volte riferimento allo “Spirito di Assisi”, che da quell’evento di
preghiera tra i rappresentanti delle confessioni cristiane e delle diverse religioni
continua a diffondersi nel mondo, opponendosi “allo spirito di violenza e all’abuso
della religione come pretesto per la violenza”. “Assisi - spiega il Papa richiamandosi
all’insegnamento di Francesco – ci dice che la fedeltà alla propria convinzione religiosa
si esprime nel sincero rispetto dell’altro, nel dialogo, nell’impegno per la pace
e la riconciliazione. La vita e il messaggio di Francesco – dice Benedetto XVI – “poggiano
così visibilmente sulla scelta di Cristo, da respingere a priori qualunque tentazione
di indifferentismo religioso, che nulla avrebbe a che vedere con l’autentico dialogo
interreligioso”.
Non potrebbe essere atteggiamento
evangelico, né francescano, il non riuscire a coniugare l’accoglienza, il dialogo
e il rispetto per tutti con la certezza di fede che ogni cristiano, al pari del Santo
di Assisi, è tenuto a coltivare, annunciando Cristo come via, verità e vita dell’uomo,
unico Salvatore del mondo. L’intensa lectio del Papa nel
corso dell’omelia ha avuto come tema centrale quello della conversione spiegata attraverso
la figura di tre personaggi: quella di Davide, riferita nell’Antico Testamento; quella
di Francesco e, infine, quella dell’apostolo Paolo nella Lettera ai Galati. Il cammino
della conversione – che lo stesso Benedetto XVI incontrando le monache Clarisse questa
mattina ha descritto come talvolta molto arduo – è un tema particolarmente caro al
Papa, a maggior ragione in quest’anno dedicato all’ottavo centenario della conversione
di San Francesco.
L’uomo è davvero grandezza
e miseria: è grandezza perché porta in sé l’immagine di Dio ed è oggetto del suo amore;
è miseria perché può fare cattivo uso della libertà che è il suo grande privilegio,
finendo per mettersi contro il suo Creatore. Lo stesso Francesco
ammette nel suo Testamento il tempo in cui “era nei peccati”. Peccati, che Benedetto
XVI descrive come “il suo concepire ed organizzarsi una vita tutta centrata su di
sé, inseguendo vani sogni di gloria terrena”. Fino al momento in cui, iniziato il
cammino di conversione illuminato dalla grazia e dall’amore di Dio, Francesco apprese
ed esercitò la misericordia nei confronti dei lebbrosi.
Fu
allora che l’amarezza si mutò in “dolcezza di anima e di corpo”. Sì, miei cari fratelli
e sorelle, convertirci all’amore è passare dall’amarezza alla “dolcezza”, dalla tristezza
alla gioia vera. L’uomo è veramente se stesso, e si realizza pienamente, nella misura
in cui vive con Dio e di Dio, riconoscendolo e amandolo nei fratelli.
Venendo
poi al cuore evangelico dell’odierna Parola di Dio Benedetto XVI, per spiegare il
dinamismo dell’autentica conversione, fa riferimento al Vangelo di Luca additando
ad esempio l’episodio della donna peccatrice riscattata dall’amore per Gesù. La misericordia
che Gesù riserva a questa donna, sfruttata da tanti e da tutti giudicata, tuttavia
non si esprime mettendo tra parentesi la legge morale.
A
scanso di equivoci, è da notare che la misericordia di Gesù non si esprime mettendo
tra parentesi la legge morale. Per Gesù, il bene è bene, il male è male. La misericordia
non cambia i connotati del peccato, ma lo brucia in un fuoco di amore. Questo effetto
purificante e sanante si realizza se c’è nell’uomo una corrispondenza di amore, che
implica il riconoscimento della legge di Dio, il pentimento sincero, il proposito
di una vita nuova.
E fu proprio una vita nuova,
condotta nella scelta di vivere il Vangelo in maniera quotidiana, quella che caratterizzò
il percorso di conversione di San Francesco, interamente teso a Cristo e al desiderio
di ‘trasformarsi’ in Lui. E’ questo l’esempio che il Papa esorta a seguire per affrontare,
nel pieno spirito d’Assisi, i grandi temi del nostro tempo, come la ricerca della
pace, la salvaguardia della natura, la promozione del dialogo tra tutti gli uomini.
La
visita di Benedetto XVI ad Assisi - dopo il pranzo con i vescovi dell’Umbria nel
Sacro Convento cui ha partecipato anche il capo del Governo italiano Prodi - proseguirà
nel pomeriggio nella Basilica Superiore di San Francesco dove riceverà il saluto del
Capitolo generale dei Frati Minori Conventuali e poi nella Cattedrale di San Rufino,
dove incontrerà il clero e i religiosi, per poi sostare nella Cappella della Porziuncola
di Santa Maria degli Angeli ed infine concedersi al grande abbraccio dei giovani che
lo attenderanno alle 18 nel piazzale antistante la Basilica patriarcale. Su quest’ultimo
evento ascoltiamo l’intervista a Fra Roberto, responsabile dei giovani volontari,
raccolta sempre da Stefano Leszczynski:
R. -
Credo che i giovani abbiano fatto l’esperienza, con Giovanni Paolo II, della vicinanza
del Papa alla loro vita, per cui Giovanni Paolo II ha aperto le porte a questa comunione
profonda con il Papa che i giovani continuano ad avere adesso con Benedetto XVI. Loro
indubbiamente si aspettano una parola di speranza, si aspettano in Benedetto XVI un
padre che li aiuti a perseverare in questo cammino per loro difficile di sequela del
Signore Gesù.
D. - Questo primo incontro con Benedetto
XVI anche impegnativo sul piano della conversione, punto centrale della visita del
Papa
R. – Sì, indubbiamente. L’Umbria è una terra
di santi ma ha bisogno comunque di convertirsi quindi ha bisogno di incontrare in
Benedetto XVI soprattutto un testimone.
D. – Assisi
è una città dedicata in gran parte ai giovani, alla loro spiritualità e alla loro
ricerca di Dio…
R. – Sì, senza dubbio. Qui vengono
giovani da tutta Italia soprattutto per la ricerca della loro vocazione, un po’ sulla
scia appunto delle parole del Crocifisso a San Francesco: “Và Francesco, ripara la
mia casa”. Anche qui tanti giovani durante l’anno, in varie modalità, con varie esperienze,
arrivano per chiedersi anche loro qual è il progetto che Dio ha per la loro vita.
Ed
ascoltiamo ancora uno dei tanti giovani, Samuele, in attesa di incontrare il
Papa questo pomeriggio:
R. –
Un luogo per noi, per me soprattutto, importante, perché quattro anni fa sono venuto
con motivazioni da turista, se così vogliamo dire, e poi sono tornato a casa come
pellegrino, come qualcuno che ha trovato qualcosa di importante. Come non sentirsi
attratti da questo luogo e dalla figura di Francesco. E’ qualcosa che ha rafforzato
anche quello che avevo ricevuto dall’educazione dei familiari. Quindi, se adesso continuo
a tornare è perché ho trovato qualcosa di importante, delle risposte importanti per
la mia vita.
D. – Nella tua esperienza e nell’esperienza
anche degli altri ragazzi, cos’è che lega i giovani ad Assisi?
R.
– Quattro anni fa mai avrei pensato che ci sarebbe stato questo sodalizio, questa
comunione con questa spiritualità francescana. Credo che come è stato possibile per
me, così anche per gli altri sia importante trovare dei giovani che hanno trovato
qualcosa qui, che hanno trovato delle risposte. Questo credo sia importante. Ognuno
poi torna nella propria città. Io, per esempio, torno a Firenze e lo racconto ad un
altro e l’altro vede in me la gioia, vede in me un comportamento diverso e questo
non perché io sia bravo, ma perché ho trovato qualcosa che ha illuminato il mio volto,
ha dato una risposta alla mia vita.
La nostra emittente seguirà l’incontro
con il clero e i religiosi nella Cattedrale di San Rufino, a partire dalle ore 16.40,
sull’onda media di 585 kHz e in modulazione di frequenza di 105 MHz; alle 17.50 avrà
inizio il collegamento in diretta, sulle stesse lunghezze d’onda, per l’Incontro con
i giovani presso la Basilica di Santa Maria degli Angeli. (A cura di Roberta Gisotti)