Il cardinale Achille Silvestrini ricorda il prof. Giuseppe Alberigo , insigne storico
del cristianesimo, scomparso giovedì scorso a Bologna
Un uomo che unì la creatività intellettuale ad una profonda passione per la storia
della Chiesa, talvolta analizzata e scritta nel suo stesso divenire, come accadde
all’inizio degli anni Sessanta con lo svolgersi del Concilio Vaticano II. Furono queste
alcune delle qualità che hanno reso celebre il lavoro del prof. Giuseppe Alberigo,
insigne storico del cristianesimo, scomparso due giorni fa a Bologna all’età di 81
anni. Il suo nome è legato non solo alla stagione conciliare, ma anche a colui che
del Concilio fu promotore, il Beato Papa Giovanni XXIII, oltre che al Centro studi
di Giuseppe Dossetti. Le esequie del prof. Alberigo saranno celebrate a Bologna lunedì
prossimo, alle 15, nella Chiesa di San Bartolomeo. Alessandro De Carolis ha
chiesto ad un amico del docente scomparso, il cardinale Achille Silvestrini,
di tracciarne un ricordo:
R. -
E’ stato una persona straordinariamente cordiale, accogliente. Ogni volta che ci incontravamo
era reciprocamente un’occasione di gioia, di festa. L’ultima volta, l’ho visto a Bologna
per la Messa di suffragio di Beniamino Andreatta. Lui è venuto a salutarmi e a ringraziarmi
per aver partecipato alla celebrazione. Poi, soprattutto, bisogna esprimere grande
ammirazione per il prof. Alberigo: è stato uno studioso di grande livello e non solo
per la tradizione da cui veniva - i suoi maestri sono stati Giuseppe Dossetti, mons.
Hubert Jedin e il professor Delio Cantimori. La convinzione che aveva era che la storia
del cristianesimo richiedesse uno studio accurato per poter indicare agli studiosi,
al mondo della cultura, alla gente cosa avesse rappresentato il cristianesimo nella
storia del mondo e particolarmente dell’Italia. La sua stagione ecclesiale viene da
Giovanni XXIII, dal cardinale Lercaro: Alberigo ha seguito il Concilio Vaticano II
con grandissima partecipazione e con grande convinzione ed energia ha voluto trattare
fin da subito una storia del Concilio. In modo analogo, Alberigo aveva raccolto le
testimonianze che sono servite per la Causa di beatificazione di Giovanni XXIII. Quindi,
Giovanni XXIII e il Vaticano II sono state un po’ le tematiche più importanti alle
quali lui si è dedicato.
D. - Negli ultimi tempi,
è stato celebrato in diverse occasioni il quarantennale del Concilio Vaticano II:
dove risiede, in particolare, l’eredità del professor Alberigo?
R.
- Anzitutto, nella sua Storia del Concilio Vaticano II: quei cinque volumi sono unici.
Ed è interessante che il Santo Padre, Benedetto XVI, quando lo ricevette in udienza,
nel febbraio scorso, gli disse di voler lasciare a lui e all’archivio bolognese le
sue carte conciliari, un segno di grande stima. Ora, il suo progetto sarà portato
avanti dal Centro di studi da lui fondato insieme con Giuseppe Dossetti, che è un
grande Centro sia per una straordinaria, accuratissima biblioteca, sia proprio per
l’archivio che custodisce.
D. - Dunque, all’inizio
del terzo millennio cristiano, quel è, eminenza, l’importanza dell’“officina bolognese”?
R.
- Sta anzitutto nel proseguire con lo stesso slancio la ricerca storica, perché abbiamo
bisogno di ricerca storica, ma seria, com’era quella che il prof. Alberigo aveva condotto
per il Concilio e per Giovanni XXIII. Perché allora si è davvero sicuri che si può
conoscere e parlare di questo tempo, e quindi anche ricavarne indicazioni per il futuro
della storia cristiana.
D. - Un aspetto questo, che
Benedetto XVI sottolinea sempre...
R. - Sì, sì: sempre.
Non si può ignorare quello che è accaduto, perché questo ci aiuta a capire e anche
a sperare, a operare per quello che sarà il futuro della Chiesa.