Domenica 17 giugno il Papa si reca ad Assisi: intervista con il vescovo mons. Domenico
Sorrentino
Domenica prossima, 17 giugno, il Santo Padre Benedetto XVI compirà una visita pastorale
ad Assisi nell’VIII centenario della conversione di San Francesco. Ad accogliere il
Pontefice sarà, tra gli altri, mons. Domenico Sorrentino, arcivescovo di Assisi, Nocera
Umbra e Gualdo Tadino. Eccolo ai nostri microfoni:
D. - Eccellenza, motivazione
della visita è l’VIII centenario della Conversione di San Francesco: cosa vuol dire
esattamente questa ricorrenza?
R. – Ottocento anni fa, San Francesco era un
giovane di questa città alla ricerca di gioia, alla ricerca di gloria, alla ricerca
di successi mondani. Nel suo animo c’era tanta tristezza nonostante tutto. Passò la
grazia ed egli si sentì portato a rivedere la sua vita. Incontrò Gesù Cristo e da
quel momento Gesù Cristo fu tutto per lui e diventò San Francesco. La sua vita cambiò
e cambiò la vita di questa città. Noi ad Assisi ci sentiamo continuamente interpellati
dalla sua figura, dal suo messaggio. La ricorrenza del centenario ci ha dato certamente
una spinta in più, per rivedere anche noi stessi. E’ nato l’Anno della Conversione
come commemorazione della conversione di Francesco, ma soprattutto impegno per noi.
Ed è proprio nel quadro di questo anno che arriva qui il Santo Padre.
D. –
Dopo otto secoli Francesco è più attuale che mai: in cosa è consistita la sua profezia?
R.
– Francesco, come è noto oggi, viene accolto da tanti e perfino da non cristiani e
da tutti coloro che hanno a cuore le sorti del mondo, le sorti dell’uomo, le sorti
della storia e questo perché ha messaggi che vanno in tante direzioni. Il cuore del
suo messaggio, che lo rende tanto attuale, è il fatto che egli ha saputo vivere il
Vangelo in una maniera tale che è realmente espressione di un Vangelo che è verità
dell’uomo e che è capace di dare senso alla vita, al punto tale da poter essere realizzato,
applicato, senza sconti e con la pienezza della vita interiore ed anche dell’espressione
esteriore della vita. Francesco fece una vita di povertà e attraverso questa vita
di povertà, tutta dedita al Signore, scoprì anche il senso del cosmo, la letizia,
il canto, la lode. Oggi siamo in un realtà storica che ha tanti valori, tante cose
belle, tante possibilità anche sotto il profilo economico, tecnico, ma c’è anche tanta
tristezza, c’è anche tanto vuoto, c’è anche tanto bisogno di senso. La profezia di
Francesco va proprio in questa direzione: ci dice che è possibile trovare in Gesù
e nel suo Vangelo il senso della vita.
D. – Lei, eccellenza, da oltre un anno
è il pastore della città del Serafico, come è denominata Assisi: vuole descriverci
la realtà pastorale di questa terra? Vive ancora lo spirito di Francesco?
R.
– Direi di sì. Assisi e Francesco fanno corpo: non si capirebbe Francesco senza Assisi
ed ora non si capirebbe nemmeno Assisi senza Francesco. E’ stato un cammino interiore,
quello di Francesco, che ha avuto in gran parte le sue tappe, quelle fondamentali,
proprio in questa città. Non a caso egli ha voluto anche morire in questa città. Si
potrebbe dire che tutto parla di lui in questa città. C’è uno spirito francescano
che si sente, che si sente nei figli di Francesco che qui abitano, ma anche nel calore
con cui tutta questa Chiesa avverte il senso di questo suo grande figlio e si sente
privilegiata a poterne seguire il messaggio. Naturalmente siamo anche fragili ed anche
noi abbiamo i nostri limiti e le nostre distanze dall’ideale e misurarci quindi con
Francesco, che ci riporta il Vangelo nella sua verità più profonda, ci fa sempre sentire
anche tanto limitati e bisognosi di conversione. Ecco perché ce la stiamo mettendo
tutta, anche come Chiesa, per una conversione che non sia soltanto spirituale, ma
anche pastorale e che ci metta cioè in grado di dare risposte vive alle tante urgenze
pastorali del nostro tempo.
D. – Quali saranno le tappe del Pontefice ad Assisi
e secondo quali criteri sono state fissate?
R. – Alcune tappe sono quelle che
evocano in maniera specifica la conversione di Francesco: il Papa comincerà da Rivo
Torto, dove atterrerà e farà una brevissima visita al Santuario. Passerà poi davanti
ad una piccola chiesa che era quella dell’antico lebbrosario di Assisi: ciò perché
nella vita di Francesco l’incontro con i lebbrosi ed il servizio ai lebbrosi rappresentò
un primo momento della sua conversione. E’ il Santo stesso che lo dice nel suo Testamento.
Benedetto XVI si recherà poi a San Damiano, che è il luogo dove il Crocifisso parlò
a Francesco, dandogli la sua missione: “Va Francesco, ripara la mia casa”. Il Papa
passerà poi per Santa Chiara, dove è conservato proprio il Crocifisso originario di
San Damiano. Queste tappe evocano tutte la prima conversione. Successivamente ci sarà
l’incontro alla Basilica di San Francesco, che sarà il luogo della concelebrazione
eucaristica: come tutti sanno qui sono conservate le spoglie mortali di San Francesco.
Nel pomeriggio andrà poi a San Ruffino, la cattedrale dove è conservato il battistero
in cui Francesco ricevette il Battesimo e qui il Papa incontrerà, oltre ai sacerdoti,
i religiosi e le religiose. La cattedrale è il luogo dell’unità, è il luogo della
comunione. In questo momento il Papa ha voluto che Assisi fosse particolarmente unificata.
Sono note le vicende del ‘motu proprio’, con cui il Santo Padre ha unificato la pastorale
assisana, anche quella delle grandi basiliche, intorno al vescovo di Assisi e nell’ambito
della Chiesa assisana. Il Papa sarà, infine, a Santa Maria degli Angeli, alla Porziuncola,
avrà il grande incontro con i giovani e sarà – direi – una consegna o meglio una riconsegna
di Francesco ai giovani. Francesco è un santo che rimase giovane, con la santità e
con la giovinezza il Papa lo riconsegnerà come messaggio e come figura ai giovani.
D.
– Di recente lei ha fatto dono al Papa di un suo libro: vuole parlarcene?
R.
– E’ un libro intitolato “L’esperienza di Dio”. E’ un libro che mette a fuoco le dinamiche
dell’esperienza spirituale cristiana. Era da tempo che lo avevo in cantiere, ma la
Provvidenza ha voluto che fosse pubblicato proprio qui ad Assisi e nel contesto di
questa visita, al punto che l’ho dedicato a Benedetto XVI in visita ad Assisi. E perché
questo legame particolare? Le dinamiche della vita cristiana sono dinamiche universali
che si possono riscontrare in tutte quante le figure dei santi. Ma indubbiamente Francesco
è un santo che presenta un vissuto speciale, particolarmente toccante, che riesce
ad illustrare in modo straordinario, cosa sia realmente la vita cristiana quando viene
vissuta in profondità. In questo libro c’è un particolare tocco francescano che aiuta
a capire che cosa è l’incontro di ciascuno di noi con il Signore. Io spero che anche
questo, nell’ambito della visita pastorale, nell’ambito di questo momento speciale
che la nostra comunità cristiana di Assisi sta vivendo, possa contribuire a portare
frutti di santità.