2007-06-13 14:33:13

Il Pontificio Consiglio della Cultura compie 25 anni. Il cardinale Poupard: rilanciare il dialogo tra fede e culture


Celebrati oggi in Vaticano i 25 anni del Pontificio Consiglio della Cultura, istituito da Giovanni Paolo II il 20 maggio 1982. L’anniversario è stato ricordato stamane in un incontro ospitato nella nuova sede del dicastero in Via della Conciliazione, cui hanno partecipato i cardinali Paul Poupard, Ivan Dias, Claudio Hummes, Francis Arinze ed il professor Vincenzo Cappelletti. Il servizio di Roberta Gisotti:RealAudioMP3  

 La volontà profetica di creare questo Dicastero - ha ricordato il suo presidente il cardinale Poupard - si deve a Giovanni Paolo II che “aveva fatto della persona umana, cuore pulsante della cultura, il centro della sua riflessione intellettuale”. “La cultura è ciò per cui l’uomo in quanto uomo diventa più uomo, ‘è’ di più, accede di più all’essere”, aveva dichiarato due anni prima, in un memorabile discorso all’UNESCO, a Parigi nel 1980. E che “il dialogo della Chiesa con le culture del nostro tempo fosse un campo vitale, nel quale è in gioco il destino del mondo” lo aveva messo nero su bianco nella Lettera autografa istitutiva del Dicastero. “Una fede che non diventa cultura – si legge - è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta”.

 
E stamane si è riflettuto sulla missione del Pontificio Consiglio nelle diverse realtà culturali dell’Asia, dell’America Latina e dell’Africa, in profonda trasformazione di cui hanno parlato i cardinali Dias, Hummes e Arinze, prefetti rispettivamente delle Congregazioni per l’Evangelizzazione dei Popoli, per il Clero e per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. In particolare il cardinale Dias ha puntato il dito contro “il relativismo religioso” attraverso cui si va diffondendo “una cultura plasmata da un’ideologia che afferma che non esiste nulla che abbia carattere di assolutezza e di immutabilità”.

 
Sulla sfida dell’annuncio e dell’inculturazione della fede si è soffermato poi padre Ardura, segretario del Dicastero della Cultura. Mentre a fare il punto storico sui rapporti tra Chiesa e cultura all’alba del terzo Millennio è stato il prof. Cappelletti, presidente della Società europea di cultura e delle Edizioni “Studium”.

 
Ora ci stiamo preparando - ha annunciato il cardinale Paul Poupard - alla prossima Assemblea, nella primavera del 2008, dedicata alla grande sfida della secolarizzazione, “tema ricorrente nelle parole e nella preoccupazioni” di Benedetto XVI. Così il porporato al microfono di Giovanni Peduto:

 
R. – Tanta gente vive “etsi Deus non daretur”, come se Dio non esistesse. E’ questa la sfida più grande, la secolarizzazione che diventa secolarismo e che erode, attacca la fede dei cristiani anche nella Chiesa. La gente vive in una cultura, credendo di vivere in modo naturale, e non si rende nemmeno conto del suo modo di pensare, di agire, di vivere l’amore e la sofferenza, la famiglia e la vita civile. E tutto questo avviene secondo modelli che si svuotano man mano del contenuto cristiano e oserei dire umano tout court.

 
D. - C’è poi un’altra emergenza nei tempi odierni cui fare fronte:

 
R. – Ci troviamo anche davanti ad una nuova sfida che dobbiamo affrontare, quello che chiamiamo il multiculturalismo. Dobbiamo imparare a vivere la nostra identità. Lì incontriamo l’ansia del Papa, che chiede, dunque, uno sforzo sovrumano di educazione, per fare in modo che soprattutto i giovani che sono immersi in questa cultura siano capaci già da ragazzi a non nascondersi come cristiani e ad essere fieri di esserlo e a dare ragione del perché sono cristiani.
 







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