Il Pontificio Consiglio della Cultura compie 25 anni. Il cardinale Poupard: rilanciare
il dialogo tra fede e culture
Celebrati oggi in Vaticano i 25 anni del Pontificio Consiglio della Cultura, istituito
da Giovanni Paolo II il 20 maggio 1982. L’anniversario è stato ricordato stamane in
un incontro ospitato nella nuova sede del dicastero in Via della Conciliazione, cui
hanno partecipato i cardinali Paul Poupard, Ivan Dias, Claudio Hummes, Francis Arinze
ed il professor Vincenzo Cappelletti. Il servizio di Roberta Gisotti:
La
volontà profetica di creare questo Dicastero - ha ricordato il suo presidente il cardinale
Poupard - si deve a Giovanni Paolo II che “aveva fatto della persona umana, cuore
pulsante della cultura, il centro della sua riflessione intellettuale”. “La cultura
è ciò per cui l’uomo in quanto uomo diventa più uomo, ‘è’ di più, accede di più all’essere”,
aveva dichiarato due anni prima, in un memorabile discorso all’UNESCO, a Parigi nel
1980. E che “il dialogo della Chiesa con le culture del nostro tempo fosse un campo
vitale, nel quale è in gioco il destino del mondo” lo aveva messo nero su bianco nella
Lettera autografa istitutiva del Dicastero. “Una fede che non diventa cultura – si
legge - è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente
vissuta”.
E stamane si è riflettuto sulla missione
del Pontificio Consiglio nelle diverse realtà culturali dell’Asia, dell’America Latina
e dell’Africa, in profonda trasformazione di cui hanno parlato i cardinali Dias, Hummes
e Arinze, prefetti rispettivamente delle Congregazioni per l’Evangelizzazione dei
Popoli, per il Clero e per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. In particolare
il cardinale Dias ha puntato il dito contro “il relativismo religioso” attraverso
cui si va diffondendo “una cultura plasmata da un’ideologia che afferma che non esiste
nulla che abbia carattere di assolutezza e di immutabilità”.
Sulla
sfida dell’annuncio e dell’inculturazione della fede si è soffermato poi padre Ardura,
segretario del Dicastero della Cultura. Mentre a fare il punto storico sui rapporti
tra Chiesa e cultura all’alba del terzo Millennio è stato il prof. Cappelletti, presidente
della Società europea di cultura e delle Edizioni “Studium”.
Ora
ci stiamo preparando - ha annunciato il cardinale Paul Poupard
- alla prossima Assemblea, nella primavera del 2008, dedicata alla grande sfida della
secolarizzazione, “tema ricorrente nelle parole e nella preoccupazioni” di Benedetto
XVI. Così il porporato al microfono di Giovanni Peduto:
R.
– Tanta gente vive “etsi Deus non daretur”, come se Dio non esistesse. E’ questa la
sfida più grande, la secolarizzazione che diventa secolarismo e che erode, attacca
la fede dei cristiani anche nella Chiesa. La gente vive in una cultura, credendo di
vivere in modo naturale, e non si rende nemmeno conto del suo modo di pensare, di
agire, di vivere l’amore e la sofferenza, la famiglia e la vita civile. E tutto questo
avviene secondo modelli che si svuotano man mano del contenuto cristiano e oserei
dire umano tout court.
D. - C’è poi un’altra emergenza
nei tempi odierni cui fare fronte:
R. – Ci troviamo
anche davanti ad una nuova sfida che dobbiamo affrontare, quello che chiamiamo il
multiculturalismo. Dobbiamo imparare a vivere la nostra identità. Lì incontriamo l’ansia
del Papa, che chiede, dunque, uno sforzo sovrumano di educazione, per fare in modo
che soprattutto i giovani che sono immersi in questa cultura siano capaci già da ragazzi
a non nascondersi come cristiani e ad essere fieri di esserlo e a dare ragione del
perché sono cristiani.