L'educazione cristiana è formazione all'autentica libertà nella scoperta del vero
senso della vita: così il Papa al Convegno ecclesiale della Diocesi di Roma
Nella società di oggi che fa del relativismo il proprio credo e dove la formazione
della persona è influenzata da messaggi che si ispirano al consumismo e alla profanazione
del corpo e della sessualità, i cristiani possono offrire il modello educativo del
Dio che è amore e dà senso all’esistenza. Lo ha detto il Papa ieri sera, aprendo nella
Basilica di San Giovanni in Laterano il Convegno ecclesiale della diocesi di Roma
sul tema: “Gesù è il Signore. Educare alla fede, alla sequela, alla testimonianza”.
A rivolgere il saluto al Papa il cardinale vicario Camillo Ruini. Il servizio di Tiziana
Campisi:
Per “far
uscire la società in cui viviamo dalla crisi educativa che la affligge, mettendo un
argine alla sfiducia e a quello strano ‘odio di sé’” che la caratterizza, la Chiesa
può offrire il proprio contributo avvicinando “a Cristo e al Padre la nuova generazione
che vive in un mondo per gran parte lontano da Dio”. Questo ha sottolineato Benedetto
XVI, che ha descritto così la realtà di oggi:
“In una società e in
una cultura che troppo spesso fanno del relativismo il proprio credo, viene a mancare
la luce della verità, anzi si considera pericoloso parlare di verità e si finisce
per dubitare della bontà della vita e della validità dei rapporti e degli impegni
che la costituiscono”.
E non soddisfa, ha proseguito il Papa, il
tentativo di “appagare il desiderio di felicità delle nuove generazioni colmandole
di oggetti di consumo e di gratificazioni effimere”, perché così si “lascia da parte
lo scopo essenziale dell’educazione, che è la formazione della persona per renderla
capace di vivere in pienezza e di dare il proprio contributo al bene della comunità”:
“Oggi
più che nel passato l’educazione e la formazione della persona sono influenzate da
quei messaggi e da quel clima diffuso che vengono veicolati dai grandi mezzi di comunicazione
e che si ispirano ad una mentalità e cultura caratterizzate dal relativismo, dal consumismo
e da una falsa e distruttiva esaltazione, o meglio profanazione, del corpo e della
sessualità”.
“Per l’educazione e formazione cristiana – ha detto
poi il Santo Padre – è decisiva anzitutto la preghiera e la nostra amicizia personale
con Gesù”, perchè “solo chi conosce e ama Gesù Cristo può introdurre i fratelli in
un rapporto vitale con Lui”. E necessaria è anche la consapevolezza che non può essere
solo opera delle forze umane “condurre i fanciulli, gli adolescenti e i giovani ad
incontrare Gesù Cristo e a stabilire con Lui un rapporto duraturo e profondo”:
“Sono
necessarie la luce e la grazia che vengono da Dio e agiscono nell’intimo dei cuori
e delle coscienze”. E “l’educazione
cristiana, l’educazione cioè a plasmare la propria vita secondo il modello del Dio
che è amore”, ha specificato Benedetto XVI, “ha bisogno di quella vicinanza che è
propria dell’amore”. Decisivo, dunque, è “l’accompagnamento personale, che dà a chi
cresce la certezza di essere amato, compreso ed accolto”, “soprattutto oggi, quando
l’isolamento e la solitudine sono una condizione diffusa, alla quale non pongono un
reale rimedio il rumore e il conformismo di gruppo”:
“In concreto,
questo accompagnamento deve far toccare con mano che la nostra fede non è qualcosa
del passato, che essa può essere vissuta oggi e che vivendola troviamo realmente il
nostro bene. Così i ragazzi e i giovani possono essere aiutati a liberarsi da pregiudizi
diffusi e possono rendersi conto che il modo di vivere cristiano è realizzabile e
ragionevole, anzi, di gran lunga il più ragionevole”.
Ad educare
e a formare alla fede, Benedetto XVI ha chiamato anzitutto le famiglie. E di fronte
a quelle impreparate, a quelle che sembrano non interessate, “se non contrarie, all’educazione
cristiana dei propri figli”, e lì dove si fanno sentire “le conseguenze della crisi
di tanti matrimoni”, devono entrare in gioco “parrocchie, oratori, comunità giovanili”;
per sostenere e assistere le famiglie “nell’educazione dei figli, aiutandole così
a ritrovare il senso e lo scopo della vita di coppia”. Il Papa ha poi spiegato che
“il rapporto educativo è un incontro di libertà e che la stessa educazione cristiana
è formazione all’autentica libertà”:
“Non c’è infatti vera proposta
educativa che non stimoli a una decisione, per quanto rispettosamente e amorevolmente,
e proprio la proposta cristiana interpella a fondo la libertà, chiamandola alla fede
e alla conversione”.
Riguardo ai giovani il Papa ha evidenziato
che sollecitati e spesso confusi dalla molteplicità di informazioni e dal contrasto
delle idee e delle interpretazioni che vengono loro proposte, essi conservano tuttavia
dentro di sé un grande bisogno di verità e sono aperti dunque a Gesù Cristo:
“Aiuteremo
così i giovani ad allargare gli orizzonti della loro intelligenza, aprendosi al mistero
di Dio, nel quale si trova il senso e la direzione dell’esistenza, e superando i condizionamenti
di una razionalità che si fida soltanto di ciò che può essere oggetto di esperimento
e di calcolo”.
Essenziale in questo senso, ha proseguito Benedetto
XVI è la testimonianza: “Quando si tratta di educare
alla fede, è centrale la figura del testimone e il ruolo della testimonianza. Il testimone
di Cristo non trasmette semplicemente informazioni, ma è coinvolto personalmente con
la verità che propone e attraverso la coerenza della propria vita diventa attendibile
punto di riferimento. Egli non rimanda però a se stesso, ma a Qualcuno che è infinitamente
più grande di lui, di cui si è fidato ed ha sperimentato l’affidabile bontà. L’autentico
educatore cristiano è dunque un testimone che trova il proprio modello in Gesù Cristo,
il testimone del Padre che non diceva nulla da se stesso ma parlava così come il Padre
gli aveva insegnato”.
Il Papa ha ricordato anche l’importante compito
della scuola cattolica che nel suo progetto educativo “pone al centro il Vangelo”,
e che cerca “di promuovere quell’unità tra la fede, la cultura e la vita che è obiettivo
fondamentale dell’educazione cristiana”. Nel loro compito educativo, ha affermato
poi Benedetto XVI, pure le scuole statali, possono essere sostenute da insegnanti
credenti e da alunni cristianamente formati:
“La sana laicità della
scuola, come delle altre istituzioni dello Stato, non implica infatti una chiusura
alla Trascendenza e una falsa neutralità rispetto a quei valori morali che sono alla
base di un’autentica formazione della persona”.
Infine Benedetto
XVI ha esortato i fedeli a pregare per le vocazioni, che necessitano in particolare
dell’esempio di vita dei sacerdoti e delle anime consacrate. “In maniera sempre delicata
e rispettosa, ma anche chiara e coraggiosa – ha concluso il Santo Padre – dobbiamo
rivolgere un peculiare invito alla sequela di Gesù a quei giovani e a quelle giovani
che appaiono più attratti e affascinati dall’amicizia con Lui”.