Il Papa apre lunedì pomeriggio i lavori del Convegno diocesano di Roma: intervista
col cardinale Ruini
E’ in programma la prossima settimana il Convegno Ecclesiale della Diocesi di Roma
sul tema “Gesù è il Signore. Educare alla fede, alla sequela, alla testimonianza”.
Il Convegno si terrà nella Basilica di San Giovanni in Laterano, dove Il Santo Padre
lunedì, alle 19.30, presenzierà l’apertura dei lavori e rivolgerà un discorso ai partecipanti.
L’incontro vuole preparare l’anno pastorale 2007-2008, in cui l’attenzione sarà ancora
focalizzata sul tema dell’educazione e della trasmissione della fede - con particolare
sollecitudine verso le giovani generazioni e la famiglia – tema già introdotto l’anno
scorso. Con noi a parlarcene il cardinale vicario Camillo Ruini:
D. – Eminenza,
educazione e trasmissione della fede, con particolare attenzione alla famiglia: un
tema particolarmente attuale per la realtà italiana e dunque romana, dopo gli appuntamenti
che hanno visto di recente la famiglia protagonista della riflessione sociale …
R.
– Direi un tema attuale sia sul profilo della famiglia, sia sul profilo della gioventù,
della formazione della fede della gioventù, sia di quella che viene chiamata oggi
l’emergenza educativa che, purtroppo, preoccupa sia la scuola, sia la famiglia, sia
in generale la nostra società e la nostra cultura. E’, quindi, un tema che ha certo
una valenza ecclesiale – diciamo – proprio perché si tratta di formare alla fede e
al ruolo della famiglia cristiana in quanto tale, ma anche una più ampia valenza sociale
e culturale, perché si tratta di aiutare le famiglie a svolgere il loro fondamentale
compito educativo e si tratta – per quello che sarà possibile – anche di aiutare in
generale tutte le istituzioni, che hanno finalità formative e in primo luogo la scuola,
e di vedere come la comunità cristiana in quanto tale può svolgere al meglio questo
ruolo.
D. - Benedetto XVI, che aprirà il vostro Convegno, ha molto insistito
negli ultimi tempi sull’importanza che la famiglia cristiana riscopra la sua più autentica
vocazione: in che modo si sono preparate le comunità, e in particolare le famiglie,
della Diocesi di Roma a questo appuntamento?
R. – Direi che si tratta di una
preparazione di lungo periodo, perché abbiamo fatto tre anni pastorali dedicati principalmente
alla famiglia e nei quali si è cercato di far emergere la responsabilità sia ecclesiale,
sia sociale della famiglia stessa e quindi i riconoscimenti e le attenzioni che la
famiglia deve avere sia da parte della pastorale delle nostre parrocchie e della nostra
diocesi, sia anche da parte della società e dello Stato. Tutto questo ha potenziato
la consapevolezza nelle famiglie, almeno più vicine a noi, del proprio compito e del
proprio ruolo. Abbiamo poi spostato più specificatamente l’attenzione, già dallo scorso
anno, ma lo facciamo di nuovo quest’anno, sulla dimensione specificatamente educativa
in rapporto alla trasmissione della fede. Quest’anno parliamo di “Gesù è il Signore.
Educare alla fede, alla sequela, alla testimonianza”. Credo, quindi, che si possa
concludere dicendo che la preparazione, la preparazione di fondo, c’è e, tra l’altro,
nei mesi scorsi abbiamo parlato a più riprese dell’argomento ed abbiamo mandato delle
tracce di riflessione. Coloro che quindi parteciperanno al Convegno, circa una ventina
di persone provenienti da ogni parrocchia, sono o meglio dovrebbero essere ben preparate
sull’argomento.
D. - Nella sua lettera inviata alla Diocesi, Lei, Eminenza,
sollecita la “costruzione di una pastorale integrata, che crei sinergia tra le diverse
realtà impegnate nell’animazione pastorale della Diocesi”. Qual è l’obiettivo che
vi siete posti?
R. – Abbiamo parlato di pastorale integrata, certamente, a
livello anche nazionale e a livello di conferenza episcopale italiana, ma in particolare
a Roma questa sembra davvero una grande esigenza, perché la pastorale a Roma è fatta
certamente dalle parrocchie, ma è fatta anche dalle tante comunità religiose presenti
a Roma, istituti religiosi maschili e, ancor più numerosi, quelli femminili e fatta
da tante aggregazioni, movimenti, realtà ecclesiali, pensiamo anche al Cammino Neocatecumenale,
al Rinnovamento dello Spirito; pensiamo agli scouts e all’Azione Cattolica; ma ancora
a Comunione e Liberazione e ai Focolarini. Soltanto dalla sinergia, e collaborazione
stretta, di tutti, che pur nella diversità dei metodi e nella diversità della propria
collocazione ecclesiale, hanno lo stesso scopo
D. - In che modo il Convegno
Ecclesiale diocesano di Roma si inserisce nell’orizzonte ecclesiale italiano ridisegnato
dal Convegno di Verona?
R. – Penso che il discorso del Santo Padre al Convegno
di Verona sia anche per noi, anche per il nostro attuale Convegno ecclesiale romano,
un decisivo punto di riferimento. Inoltre da Verona è venuto un grande messaggio,
quello cioè della pastorale incentrata all’attenzione alla persona nella concretezza
dei suoi rapporti, dei suoi problemi e dei suoi interessi. Si è parlato, perciò, di
cinque particolari aree a cui fare specificatamente attenzione: la prima è quella
dell’affettività e della famiglie; e poi l’area del lavoro e della festa; un’altra
– come l’abbiamo chiamata - l’area della tradizione e quindi trasmissione dell’educazione
e della fede; ancora, l’area della fragilità umana e quindi la malattia, la povertà
e le varie forme di sofferenza; e, infine, l’area della cittadinanza e cioè tutto
ciò che riguarda le responsabilità civili, politiche ed economiche. Credo che una
pastorale attenta a queste dimensioni sia quella anche meglio in grado di aiutare
veramente le famiglie, che con queste dimensioni si confrontano ogni giorno e di aiutare
i giovani a capire che la fede non è qualcosa di esterno o di aggiunto dall’esterno
alla vita, ma deve essere il centro propulsore del nostro orientamento di tutti i
giorni, del nostro impegno quotidiano ed anche della nostra crescita come persone.