Compromesso sulla riduzione dei gas serra al vertice del G8
Gli otto paesi membri del G8 (Usa, Germania, Gran Bretagna, Francia, Italia, Canada,
Giappone e Russia) hanno raggiunto un compromesso sul clima in cui si afferma la necessità
di tagliare "in modo sostanziale" le emissioni di gas ad effetto serra. Lo rilevano
fonti concordanti Ue, riferendo che il testo messo a punto dagli sherpa degli Otto
sarà sottoposto ai leader oggi pomeriggio. Secondo il compromesso raggiunto, gli otto
si impegnano a lavorare per una riduzione sostanziale dei gas ad effetto serra, senza
però fissare obiettivi vincolanti e target di riduzione. L'obiettivo vincolante e
definito è però contenuto nel documento in quanto si afferma che gli Otto devono prendere
"in seria considerazione" la decisione di Germania, Francia, Italia, Canada e Giappone
di ridurre del 50% i gas nocivi entro il 2050 rispetto ai livelli odierni. Ciò significa
che Usa e Russia pur non accettando di sottoscrivere questo tetto hanno accettato
di prendere "seriamente in considerazione" la decisione dei loro partner. Un altro
elemento contenuto nel documento, che è di grande soddisfazione per gli europei, è
il riconoscimento della cornice Onu, sotto la quale deve essere condotta la lotta
al cambiamento climatico. Il cancelliere Angela Merkel, che presiede il vertice del
G8, ha parlato di "grande successo".
Ai vertici internazionali, un particolare
ruolo è rivestito dai movimenti della società civile, che cercano di monitorare gli
effetti dello sviluppo con particolare attenzione ai Paesi più poveri. Spesso però
tali organizzazioni vengono confuse con quegli elementi al centro della cronaca per
motivi di disturbo all’ordine pubblico e violente proteste di piazza, entrati peraltro
in azione anche in queste ore al summit in corso in Germania. Sul ruolo e sulle richieste
della società civile ai leader del G8, Giada Aquilino ha intervistato l’economista
Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e Solidarietà della Conferenza
episcopale italiana:
R. – La
grande mobilitazione delle reti delle società occidentali chiede che la globalizzazione
venga governata, a beneficio dei più poveri. Si invoca il rispetto e il mantenimento
di quelli che si chiamano “obiettivi del millennio”, lanciati l’anno giubilare: dopo
l’enfasi delle campagne del 2000 per la cancellazione del debito, in seno alle Nazioni
Unite è stata siglata un’intesa per raggiungere otto grandi obiettivi che puntano
a dimezzare la povertà nel Pianeta. In particolare, ai componenti del G8 si chiede
di “fare la parte” dei Paesi che hanno il più forte ruolo economico, per indurre il
contesto multilaterale a non mancare questi impegni ed assumere iniziative efficaci
in tema di aiuto allo sviluppo. Ma non solo: c’è infatti la questione della cancellazione
del debito, che dovrebbe essere allargata ad un maggior numero di Paesi rispetto a
quanto avviene oggi, ma c'è anche il tema della regolamentazione del commercio internazionale,
che non è in modo adeguato uno strumento per finanziare lo sviluppo nei Paesi del
sud del mondo. Ci sono altri impegni precisi: l’accesso universale almeno all’istruzione
primaria, un impegno serio in termini sia di cambiamenti climatici sia di accesso
universale alle cure sanitarie, con un’attenzione particolare ai malati di AIDS e
alle pandemie.
D. – Dopo le esperienze, spesso drammatiche, di Seattle, Goteborg,
Genova, la presenza della società civile a questi vertici si è confusa purtroppo con
le manifestazioni violente scoppiate in tali occasioni. Perché le mobilitazioni sfociano
poi in atti così deprecabili?
R. – C’è una grande articolazione di gruppi e
di Organizzazioni non governative, che riflettono consapevolmente sulle esigenze del
Pianeta e su come poter governare la globalizzazione: in sostanza fanno politica e
dialogano con la politica. Esiste poi una componente, significativamente minoritaria,
che ritiene di esprimere il proprio malcontento per le disuguaglianze che ci sono
nel Pianeta soltanto in termini violenti. Da non dimenticare poi, secondo me, anche
i fenomeni di infiltrazione.