Appello del Papa ai leader del G8: rispettate gli impegni sugli aiuti allo sviluppo
dei Paesi poveri e in particolare dell'Africa. Il commento di mons. Biguzzi
Stamani il Papa, durante l’udienza generale in Piazza San Pietro dedicata al vescovo
di Cartagine Cipriano del 3° secolo, ha lanciato un nuovo accorato appello ai leader
del G8 riuniti nel Vertice di Heiligendamm, in Germania, perché non dimentichino gli
impegni presi in favore dei Paesi poveri. Il servizio di Sergio Centofanti.
Benedetto
XVI ha ricordato la lettera che ha inviato, nel dicembre scorso, al cancelliere tedesco
Angela Merkel, per ringraziarla, “a nome della Chiesa cattolica, per la decisione
di conservare all’ordine del giorno del G-8 il tema della povertà nel mondo, con particolare
attenzione all’Africa”. Nella sua lettera di risposta, la signora Merkel assicurava
il Papa circa l’impegno del G-8 nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo del
millennio: Benedetto XVI chiedeva per i Paesi poveri la cancellazione immediata e
incondizionata del debito estero, l’accesso ampio e senza riserve ai mercati, la lotta
alle pandemie, come l’AIDS, la tubercolosi e la malaria, e poi ancora la riduzione
del commercio delle armi, la lotta alla corruzione e al riciclaggio del denaro sporco:
traguardi – affermava - legati “indissolubilmente alla pace e alla sicurezza nel mondo”: “Vorrei
ora rivolgere un nuovo appello ai leader riuniti a Heiligendamm, affinché non vengano
meno alle promesse di aumentare sostanzialmente l’aiuto allo sviluppo, in favore delle
popolazioni più bisognose, soprattutto quelle del Continente Africano. In tale senso,
speciale attenzione merita il secondo grande obiettivo del millennio: il raggiungimento
dell’educazione primaria per tutti; l’assicurazione che ogni ragazzo e ragazza completi
l’intero corso della scuola primaria entro il 2015”. Quest’obiettivo
– ha detto il Papa – “è parte integrale del raggiungimento di tutti gli altri obiettivi
del millennio; è garanzia del consolidamento degli obiettivi raggiunti; è punto di
partenza dei processi autonomi e sostenibili di sviluppo”. Quindi ha ricordato l’impegno
della Chiesa: “Non si deve dimenticare
che la Chiesa cattolica è stata sempre in prima linea nel campo dell’educazione, arrivando,
particolarmente nei Paesi più poveri, là dove le strutture statali spesso non riescono
ad arrivare”.
“Altre Chiese cristiane, gruppi
religiosi e organizzazioni della società civile – ha proseguito - condividono tale
impegno educativo. E’ una realtà che, in applicazione del principio di sussidiarietà,
i Governi e le Organizzazioni internazionali sono chiamati a riconoscere, a valorizzare
e a sostenere, anche mediante l’erogazione di adeguati contributi finanziari”. La
solidarietà verso i Paesi poveri – ha scritto il Papa nella lettera ad Angela Merkel
– non è una concessione ma è “un dovere morale grave e incondizionato, basato sulla
comune appartenenza alla famiglia umana”.
E sull’appello
rivolto da Papa al vertice dei G8 affinché vengano mantenute le promesse per la cooperazione
allo sviluppo, in particolare per l’Africa, abbiamo raccolto il commento di mons.
Giorgio Biguzzi, vescovo di Makeni in Sierra Leone. L’intervista è di Stefano
Leszczynski:
R.
– E’ importantissimo, perché la voce del Papa viene ascoltata in tutto il mondo e
quindi raggiungerà certamente anche i membri del G8. Noi ci auguriamo che il G8 innanzitutto
prenda in considerazione quelle promesse già fatte altre volte, ma alle quali sembra
che i fatti non siano seguiti.
D. – Una delle priorità
che è stata segnalata dal Papa è proprio quella dell’educazione primaria…
R.
– Senz’altro, noi qui la viviamo ogni giorno questa situazione, in Sierra Leone, in
Africa occidentale, dove ancora il 70 per cento della popolazione è analfabeta. Certamente
questo è uno dei punti numero uno. Purtroppo qui ci dicono che il Fondo Monetario
e la Banca Mondiale hanno detto che la nazione deve limitare il numero degli insegnanti
e questo succede un po’ in tutte le nazioni dell’Africa subsahariana.
D.
– Uno dei grandi problemi dell’Africa è quello della pace e della sicurezza che non
si riesce a trovare…
R. – E’ proprio legato al sottosviluppo,
è legato alla povertà, è legato alla mancanza di giustizia, alla corruzione anche.
Alle volte, però, fa molto comodo anche ai governi dell’Occidente...
D.
– Di fronte a questa situazione l’Africa che atteggiamento ha oggi: è disillusa o
nutre ancora una forte speranza verso i Paesi più avanzati economicamente?
R.
– A dire il vero c’è una mistura delle due cose: da una parte c’è amarezza che alle
grandi premesse non seguano i fatti e, dall’altra parte, l’Africa è il continente
della speranza che non muore.